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CLARA MOSCHINI

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Dop e Igp emiliane valgono 3,5 mld euro

Lo ha affermato l'assessore regionale all'Agricoltura Mammi

Le strategie a difesa dei prodotti d'origine al centro di un incontro a Bologna, con la partecipazione del commissario europeo Wojciechowski.

L’Aceto balsamico, o meglio la sua versione riveduta, che arriva da Cipro oltre che dalla Slovenia, il Parmigiano Reggiano sempre al centro di imitazioni e versioni fantasiose, il Prosciutto di Parma venduto senza l’indicazione dell’origine. Si moltiplicano le rincorse dell’agropirateria ai capisaldi della grande tradizione gastronomica emiliano-romagnola, mettendo sotto pressione le filiere delle indicazioni geografiche.

Delle prospettive Ue per i marchi di qualità e della revisione del regolamento comunitario sui prodotti a Indicazione geografica si è discusso alla conferenza Arepo, l’associazione delle Regioni europee per i prodotti d’origine, a Bruxelles. Incontro aperto dall’assessora Garcia Bernal della Regione spagnola dell’Estremadura e presidente di Arepo e dall’europarlamentare Paolo De Castro, relatore della posizione del Parlamento Europeo sulla proposta di revisione del regolamento sui prodotti a denominazione di origine. Le conclusioni sono state tratte dal commissario all’Agricoltura Janusz Wojciechowski.

“Le Regioni, Emilia-Romagna in testa - afferma l’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi, intervenuto ai lavori- sono in prima linea nella difesa di prodotti testimoni di identità territoriali ben specifiche, in un confronto che travalica i confini regionali e riguarda tutte le Dop e Igp italiane. Le Denominazioni d’origine e le Indicazioni geografiche, che in Emilia-Romagna valgono 3,5 miliardi di euro, non rappresentano soltanto un comparto economicamente rilevante, ma testimoniano la qualità, la reputazione e la cultura del cibo, oltre alla tracciabilità e al rispetto di precisi disciplinari di produzione”.

Sul caso della mistificazione dei tre aceti a denominazione d’origine provenienti da zone diverse da quelle registrate, secondo Mammi “ci troviamo di fronte a situazioni che sfruttando la popolarità di queste etichette, compromettono il lavoro di qualificazione e di promozione dei produttori. Anche per questi motivi va rafforzato il ruolo dei Consorzi nella tutela del marchio a sostegno ai produttori, che deve essere sempre più riconosciuto anche nella legislazione europea”.

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EFA News - European Food Agency
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