La Coop non lascia Roma
54 negozi passano a Tigre ma "la cessione non mette in discussione la presenza dell'insegna nella capitale"
La Coop lascia Roma, anzi no. Il marchio storico della grande distribuzione emette un comunicato per chiarire la posizione dopo le notizie dei giorni scorsi che parlano della cessione dei 54 punti vendita da Distribuzione Roma, società indipendente che fa parte della galassia di Coop Alleanza 3.0, al Gruppo marchigiano Gabrielli proprietario del marchio Tigre.
"Coop smentisce quanto erroneamente riportato da alcuni organi di stampa -sottolinea una nota-. La cessione in atto di Distribuzione Roma non mette in discussione la presenza dell'insegna nella capitale. Presenza che data a Roma dagli anni Settanta ed è frutto di una strategia di insediamento di Unicoop Tirreno, una delle grandi cooperative di consumatori del mondo Coop. Attualmente l’insegna copre con i suoi sette punti vendita, di cui 2 strutture di grandi dimensioni (Euroma2 e Roma Casilino) e una rete di circa 100.000 soci, alcune zone della capitale (in particolare nel quadrante Est e Sud della città)".
"Altre due cooperative di consumatori -dice ancora Coop nel comunicato- presidiano la città di Roma con le insegne Doc (affiliata di Unicoop Firenze) con i suoi 14 supermercati posizionati in quartieri centrali e SuperConti del Gruppo Coop Centro Italia a cui fanno capo altri 5 punti vendita. Sempre su Roma rimane anche il servizio di consegna on line EasyCoop di Coop Alleanza 3.0".
In ogni modo, e come ammette comunque anche la società nel suo comunicato, la cessione dei 54 punti vendita da parte di Distribuzione Roma alla Magazzini Gabrielli di Ascoli Piceno, proprietaria del logo Tigre, c'è stata: la notizia, d'altra parte, circola dal 22 marzo scorso quando Distribuzione Roma l'ha comunicata ai sindacati. Il passaggio di consegne si concretizzerà a metà aprile: a partire dalla fine del mese i negozi assumeranno l'insegna e il format di Tigre, la firma dei Gabrielli per il format supermercati e superstore. A determinare la vendita pare siano state le perdite per oltre 21 milioni di Euro registrate da Coop nel 2021, a fronte di un fatturato annuale di quasi 181 milioni di Euro.
I sindacati sono preoccupati per la sorte dei circa 800 dipendenti coinvolti dall’operazione. "Ci accerteremo che il datore mantenga le stesse condizioni garantite dal suo predecessore -sottolinea Fabio Fois della Filcams Cgil-. Chiederemo assunzioni dirette per tutta la manodopera. In questi casi, infatti, non è raro che si appalti a terzi la gestione delle attività e del capitale umano attraverso strumenti come il franchising. Chi subentra ha la facoltà di ridurre salari e diritti. Inoltre ad alcuni potrebbe essere imposto il trasferimento che, se troppo lontano da casa, si tramuterebbe in dimissioni volontarie".
Sul tavolo c'è anche il nodo del contratto nazionale. "Tigre applicherà quello della distribuzione moderna organizzata, diverso dall’attuale che copre le assenze per malattia con il pagamento del 100% dello stipendio per qualsiasi disturbo -aggiunge Carlo Bravi, della Fisascat Cisl-. Il nuovo contratto invece concede molte meno tutele in cambio di appena 20 Euro in più al mese in busta paga per gli inquadrati di quarto livello".
EFA News - European Food Agency