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CLARA MOSCHINI

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Il consiglio dei ministri approva il Decreto siccità

Contiene specifiche misure volte ad "aumentare la resilienza dei sistemi idrici"

Il consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge che introduce disposizioni urgenti per la prevenzione e il contrasto della siccità e per il potenziamento e l’adeguamento delle infrastrutture idriche. Quello che è già stato denominato "Decreto siccità" è scattato su proposta del premier Giorgia Meloni e dei ministri delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini, dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, della Protezione civile e le politiche del mare Nello Musumeci, del ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto e del ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida oltre al numero uno del dicastero degli Affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli.

Con il nuovo decreto, scrive un comunicato della presidenza del Cdm, "si introducono specifiche misure volte ad aumentare la resilienza dei sistemi idrici ai cambiamenti climatici e a ridurre dispersioni di risorse idriche". Si prevedono, tra l’altro: 

  • un regime semplificato per le procedure di progettazione e realizzazione delle infrastrutture idriche che rinvia al modello Pnrr; 
  • l'aumento dei volumi utili degli invasi; la possibilità di realizzare liberamente vasche di raccolta di acque meteoriche per uso agricolo entro un volume massimo stabilito; 
  • il riutilizzo delle acque reflue depurate per uso irriguo; 
  • l'introduzione di notevoli semplificazioni nella realizzazione degli impianti di desalinizzazione. 

In sostanza, il decreto composto da 16 articoli, che punta a liberare gli 8 miliardi di Euro già stanziati, soprattutto dal Pnrr, per mettere mano alla rete idrica nazionale e costruire migliaia di mini-invasi multifunzionali. In particolare, la bozza del decreto acqua prevede procedure accelerate e tempi certi per gli interventi di miglioramento dell'efficienza delle infrastrutture idriche e di dragaggio degli invasi, e un fondo specifico per questi ultimi. Tra le misure previste, sono introdotte multe fino a 50 mila Euro per chi estrae e utilizza acqua pubblica senza autorizzazione. Lo prevede l'articolo 13: 

Tali misure, sottolinea la nota, "troveranno immediata attuazione anche grazie al sistema di governance delineato", che prevede:

  1. l’istituzione della Cabina di regia, con il compito di effettuare entro 30 giorni una ricognizione delle opere e degli interventi di urgente realizzazione per far fronte, nel breve termine, alla crisi idrica e, tra queste, quelle suscettibili di essere realizzate da parte del Commissario straordinario nazionale;
  2. la nomina di un Commissario straordinario nazionale per la scarsità idrica, che resterà in carica fino al 31 dicembre 2023 e potrà essere prorogato fino al 31 dicembre 2024. Il Commissario, sottolinea la nota del Cdm, "realizzerà, in via d'urgenza, gli interventi indicati dalla Cabina di regia e svolgerà ulteriori funzioni, tra le quali la regolazione dei volumi e delle portate degli invasi, la verifica e il coordinamento dell'adozione, da parte delle regioni, delle misure previste per razionalizzare i consumi ed eliminare gli sprechi, la verifica e il monitoraggio dell'iter autorizzativo dei progetti di gestione degli invasi finalizzati alle operazioni di sghiaiamento e sfangamento". 

"Affrontiamo il problema in modo strutturale prima che diventi emergenza -ha dichiarato il premier Giorgia Meloni ai microfoni del Tg2-. Da circa 20 anni l'Italia è vittima di un problema ciclico legato alla siccità: nessun Governo ha scelto di affrontarlo in modo strutturale fino ad ora, noi scegliamo di farlo prima che diventi una emergenza. Lo facciamo mettendo in rete in una cabina di regia tutti i vari livelli istituzionali che si occupano di questa materia, semplificando le procedure per alcune opere che sono importanti subito, dal tema della capienza degli invasi fino al riutilizzo delle acque reflue". 

Entro il 30 settembre 2023, le Regioni potranno intervenire per mettere in efficienza gli invasi esistenti, in particolare attraverso le attività di manutenzione da fanghi e sedimenti.

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