Accordi di filiera contro le speculazioni sulla pasta
Coldiretti: lavorare per garantire prezzi giusti e salute ai consumatori senza pratiche sleali
“Occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole e industriali per garantire prezzi giusti e una più equa distribuzione del valore a tutela dei consumatori degli agricoltori contro le pratiche sleali". Lo afferma Coldiretti in occasione della riunione della Commissione di allerta rapida sul caro pasta convocata dal ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso
L'organizzazione ribadisce l’esigenza di “sostenere nel Piano nazionale di ripresa e resilienza l’agroalimentare dove sono stati presentati progetti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura con più di 50 proposte e migliaia di agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione, università e centri di ricerca coinvolti”.
Un impegno, sottolinea Coldiretti, che anche per la pasta sarebbe una garanzia di stabilità ed equità dei prezzi lungo la filiera, ma che assicurerebbe anche una maggiore sicurezza alimentare ai consumatori. A gennaio 2023, rispetto allo stesso periodo del 2022, sono aumentate di sei volte le importazioni in Italia di grano duro dal Canada dove si utilizza il glifosato in preraccolta come disseccante secondo modalità vietate in Italia.
"Una concorrenza sleale nei confronti dei nostri agricoltori -spiega l'organizzazione in un comunicato-ma anche una preoccupazione per la salute da cui i cittadini posso difendersi scegliendo le confezioni con prodotto 100% italiano, grazie alla battaglia sull’obbligo dell’indicazione di origine in etichetta. È strategico far ripartire la Cun, la Commissione unica nazionale per il prezzo indicativo in Italia del grano duro come sostenuto anche dal ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida".
"Il caro prezzi -continua la Coldiretti nella nota- ha tagliato del 4,7% le quantità di prodotti alimentari acquistate dagli italiani nel 2023 che sono però costretti però a spendere comunque il 7,7% in più a causa dei rincari determinati dalla crisi energetica, nel primo trimestre del 2023. Le difficoltà si estendono dalle tavole alle campagne dove, secondo il Crea, oltre un terzo delle aziende agricole, pari al 34%, si trova costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo mentre il 13% è addirittura in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività evidenziando forti aumenti dei costi di produzione".
"Il grano duro per la pasta viene pagato in Italia circa 36 centesimi al chilo -aggiunge la nota- a un valore che non copre i costi di produzione ed è inferiore di oltre il 30% rispetto allo stesso periodo scorso anno mentre il prezzo della pasta è aumentato il doppio dell’inflazione. Un'anomalia di mercato sulla quale -conclude Coldiretti- è bene intervenire chiarezza anche sulla base della nuova normativa sulle pratiche sleali a tutela delle 200 mila imprese agricole che coltivano grano e dei consumatori che portano in tavola in media 23 chili all’anno di pasta".
EFA News - European Food Agency