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CLARA MOSCHINI

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Alluvione, a rischio 50 mila posti di lavoro

Con la cementificazione l’Italia ha perso il 30% dei terreni agricoli nell’ultimo mezzo secolo

Prosegue la triste conta dei danni dopo l'alluvione in Emilia Romagna su cui, nell’arco di soli due giorni, si sono abbattute ben 30 bombe d’acqua che hanno martoriato un territorio reso fragile dalla prolungata siccità a causa della caduta al nord del 40% di precipitazioni in meno nel primo quadrimestre dell’anno. 

Il monitoraggio di Coldiretti sui dati dell’Eswd, l'European severe weather database e di Isac Cnr, dopo verificato la messa in ginocchio di oltre 5 mila azienda agricole (vedi EFA News), adesso attesta ulteriori danni. "La furia del maltempo -sottolinea Coldiretti- si è scatenata su terreni secchi che non sono riusciti ad assorbire l’acqua che è caduta violentemente provocando allagamenti, frane e smottamenti nelle aree rurali dove molte aziende agricole risultano irraggiungibili con problemi per la consegna del latte munto ma anche per garantire acqua e alimentazione agli animali allevati".

Sono oltre 5mila, dicevamo, le aziende agricole colpite dal maltempo per frane o allagamenti: questo, sottolinea l'organizzazione degli agricoltori in un comunicato, "mette a rischio nell’intera filiera almeno 50 mila posti di lavoro tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle campagne, nelle industrie e nelle cooperative di lavorazione e trasformazione, con danni al momento incalcolabili in attesa del deflusso delle acque e del fango". 

"A causa della cementificazione e dell’abbandono -aggiunge la nota- l’Italia ha perso quasi un terzo, pari al 30% dei terreni agricoli nell’ultimo mezzo secolo con la superficie agricola utilizzabile in Italia che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari" determinando effetti a catena sulla tenuta idrogeologica del territorio e sul deficit produttivo del Paese e causando, di fatto, la dipendenza agroalimentare dall’estero. 

"Il risultato -sottolinea Coldiretti- è che in Italia oltre 9 comuni su 10 in Italia pari al 93,9% del totale secondo l’Ispra hanno parte del territorio in aree a rischio idrogeologico per frane ed alluvioni: ma la percentuale arriva al 100% in molte regioni come l’Emilia Romagna. Per effetto delle coperture artificiali il suolo non riesce a garantire l’infiltrazione di acqua piovana che scorre in superficie aumentando la pericolosità idraulica del territorio nazionale secondo l’Ispra".

"Per questo -aggiunge Coldiretti nella nota- l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne. Ma serve anche approvare la legge contro il consumo di suolo che giace in Parlamento da oltre 10 anni". 

"Siamo, infatti, di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia -prosegue il comunicato- dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne che già lo scorso anno hanno raggiunto i 6 miliardi di Euro".

"Serve garantire l’arrivo degli aiuti nel minor tempo possibile e dare a queste zone martoriate la possibilità di riparare i danni e ripartire con la nomina di un Commissario alla ricostruzione come fatto ai tempi del terremoto -ribadisce il presidente Ettore Prandini-. Ma è anche necessario investire nei bacini di accumulo che diventano quindi fondamentali per la sicurezza di tutto il nostro Paese, conservando l’acqua in eccesso per ridistribuirla quando serve utilizzando al meglio le risorse del Pnrr, dei fondi di coesione e del REpowerEU".

"A fronte di questa situazione climatica -conclude Prandini- è strategico intervenire con progetti di lungo respiro che vadano oltre l’emergenza come il piano elaborato dalla Coldiretti con Anbi che punta ad aumentare la raccolta di acqua piovana, oggi ferma all’11%, attraverso la realizzazione di invasi che garantiscano acqua per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia pulita idroelettrica, aiutando anche la regimazione delle piogge in eccesso nei momenti di maggiori precipitazioni come quello attuale".

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EFA News - European Food Agency
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