Bolzano. Erste+Neue, la freschezza dei vini di montagna
Tutte le novità della cantina illustrate dall'enologo Thomas Scarizuola
Wines for your peakmoments, vini per i tuoi momenti top. Il claim la dice lunga sulla filosofia aziendale: perché Erste+Neue, cantina altoatesina sul lago di Caldaro (Kalterer See in tedesco), 216 metri di altitudine a 20 km da Bolzano, punta sempre più in alto. Visto che vinificare un buon vino è come scalare la vetta di una montagna.
Ma arrivati in cima e poi degustarlo è motivo di grande soddisfazione, da condividere con tutti wine lovers in attimi di relax. Con 600mila bottiglie prodotte l’anno, 60 ettari di proprietà, vigneti che si arrampicano, lungo pendii terrazzati dai 300 ai 650 metri di altezza, Erste+Neue è una storica realtà del territorio, frutto nel 1986 della fusione tra Erste Kellerei, classe 1900, prima cantina sociale di Caldaro, con Neue Kellerei, altra cantina sociale di poco più giovane, battezzata nel 1925. Nel 2016 un ulteriore passaggio e cioè quello di confluire nella grande Cantina sociale di Caldaro (4 milioni di bottiglie l’anno, quasi 1000 viticoltori) pur mantenendo il proprio brand.
Il motivo del susseguirsi di tante fusioni? “L’Alto Adige è l’unica regione al mondo ad avere così tante cooperative ben funzionanti, impegnate nella produzione di vino”, spiega Thomas Scarizuola, enologo di Erste+Neue, subentrato da pochissimo al Kellermeister Andrea Moser.
“La proprietà però è parcellizzata in vigneti di 0,7 ettari di estensione ed è giocoforza che contadini e agricoltori debbano cooperare insieme. E con tanti terreni di diversa composizione e altezza c’è un gran lavoro anche per l’enologo. Che deve consigliare le varietà giuste e le zone giuste per i nuovi impianti: la qualità infatti cresce nei vigneti”.
Con due linee di produzione, la classica e la Puntay (evocante ancora una volta la punta, la cima delle vette ma anche il massimo del risultato) la cantina realizza la sua mission principale: e quella cioè di realizzare vini autenticamente di montagna, freschi ed equilibrati. Perché è la geografia qui a giocare un ruolo fondamentale: le molte ore di luce a riscaldare i terreni (con il baluardo delle Alpi a tener lontani i venti freddi) e il grande sbalzo termico notturno conferiscono alle uve profilo aromatico, carattere e freschezza unici. Dando vita, neanche a dirlo, a vini alpini a tutto tondo, di cui per l’appunto la Puntay è il top di gamma, grazie ad un’accuratissima selezione delle uve e alla loro perfetta maturità al momento della raccolta.
“I nostri principali mercati? L’Italia per il 40%, soprattutto al nord”, precisa Scarizuola, “mentre esportiamo soprattutto in USA con un 25% di prodotto, seguiti a ruota da Germania con il 20% e poi Svizzera”.
Per adesso però "nemo profeta in patria": visto che la cantina inizierà a distribuire in Alto Adige solo dal 2024. Confrontatisi con il naso della maître parfumeur Paola Bottai nel corso di una recente degustazione sensoriale a Roma, presso il Glass Hostaria della chef Cristina Bowerman, i magnifici otto della Puntay sono il Pinot Bianco, il Sauvignon Blanc, il Pinot Nero Riserva, lo Chardonnay, il Lagrein Riserva, il Passito, Kalterersee e lo spumante Peak Nat Brut.
Ed è quest’ultimo il primo spumante di casa Erste+Neue, realizzato con uve di pinot bianco in purezza, provenienti dai vigneti più estremi sulla costa della Mendola: destinato con le sue bollicine fragranti e dinamiche ad un pubblico più giovane, specie in vista di happy hour estivi.
6000 bottiglie, etichetta verde con maestoso stambecco occhieggiante, mattatore all’ultimo Vinitaly, “Peak Nat non è uno spumante tradizionale”, spiega ancora Scarizuola. “Viene infatti prodotto con il metodo ancestrale, secondo una tradizione antica: la fermentazione del vino base viene interrotta per lasciare un adeguato residuo zuccherino nel vino. Che poi viene imbottigliato per riprendere a fermentare diventando spumante. E’ un prodotto originale, dalla bella beva e dal bel perlage”. Ideale per i peakmoments di millenial e dintorni anche il Kalterersee classico superiore, realizzato con uve di Schiava (in tedesco Vernatsch, domestico) ovvero il vitigno autoctono a bacca rossa per eccellenza dell’Alto Adige: al punto da rappresentare, in passato l'80 % delle uve prodotte.
“Ecco un vino di gran moda, dal basso grado alcolico, leggero, dai tannini delicati e dalla grande bevibilità, perfetto anche per l’estate in quanto ottimo vino da compagnia”, sottolinea ancora l’enologo. “Del resto, proseguendo nel percorso della qualità e dell’identità territoriale, è questo il nostro obiettivo: realizzare vini freschi, verticali, approcciabili, che non intimoriscano”. Soprattutto millenial e dintorni.
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