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CLARA MOSCHINI

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Electrolux, da operazione finanziaria a intrigo internazionale

Si complica la cessione dell'azienda svedese: i cinesi di Midea la comprano o no?

Quella che per alcuni è soltanto un'operazione finanziaria sta diventando ogni giorni che passa un intrigo internazionale. Parliamo della cessione di Electrolux, la multinazionale svedese con stabilimenti in Italia che, da febbraio scorso, è al centro delle voci di cessione. Il caso si è complicato almeno da quando sono entrati in gioco i cinesi di Midea, colosso dell’elettrodomestico con sede a Beijiao nel Guangdong, quotato nella borsa di Shenzhen.

Da più parti viene confermato che hanno formalizzato il proprio interesse nell’operazione di acquisizione della multinazionale svedese, aggiungendo anche che al momento, cioè a maggio, "non è stata ancora presa alcuna decisione". Da Stoccolma, invece, è arrivato il consueto “no comment”. Dove sta la verità? 

In questo momento la situazione è tale per cui la mancata smentita annuncia una sostanziale conferma. Perché, stante le regole per le società quotate in Svezia, come Electrolux, se i rumors sono privi di fondamento la società deve comunicarlo al mercato, cioè aòòa Borsa, fermando le speculazioni. Cosa che Electrolux non ha fatto mai, nemmeno quando pochi giorni fa il titolo è schizzato in alto sugli ennesimi rumors dell'interesse cinese (vedi EFA News). 

L'Italia non ha un ruolo marginale nella questione: qui la multinazionale ha il proprio quartier generale, a Porcia (Pordenone) con oltre 2 mila addetti tra produzione, direzione e centri di ricerca, ma qui ha anche cinque siti produttivi tra Susegana (Treviso), Porcia (Pordenone), Solaro (Milano), Forlì e Cerreto d'Esi (Ancona). In gioco, in Italia, ci sono 222 esuberi, cioè persone da licenziare se non si trovano alternative. Sia al tavolo con i sindacati che, pare, nelle interlocuzioni con esponenti del Governo, i vertici del gruppo avrebbero sempre smentito l'interesse di Midea. 

Anche qui da noi, però, nessuna nota ufficiale da parte dell'azienda. Il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso, più o meno una decina di giorni fa: Adolfo Urso, aveva rassicurato i lavoratori che, al Mimit seguono con attenzione, in contatto costante con la proprietà, e che sono "assolutamente fiduciosi" sul futuro degli stabilimenti in Italia. "Come abbiamo dimostrato nel recente caso di Whirlpool Emea -ha detto Urso- ove ci fossero operazioni di acquisizioni, delle quali al momento non abbiamo alcun riscontro, disponiamo di strumenti legislativi che ci consentono di tutelare tecnologia, produzione e occupazione". Due giorni fa il ministro per i Rapporti col parlamento, il pordenonese Luca Ciriani, ha rilanciato l’impegno del governo, spiegando che, a valle degli accertamenti fatti dal ministero, "non risulta alcuna richiesta formale da parte di aziende cinesi di acquistare Electrolux".

Tutto questo non basta ai sindacati. L'unica rassicurazione che serve è la convocazione del tavolo per "discutere i piani industriali e occupazionali di Electrolux e le implicazioni della vendita comunicata da Whirlpool", ribatte la segretaria nazionale della Fiom Cgil, Barbara Tibaldi. Preoccupa soprattutto la caduta dei volumi che impongono 6 giorni di cassa integrazione aggiuntivi e un orario di lavoro ridotto a 6 ore. "Il binomio micidiale dell'aumento dei costi di produzione e della riduzione della domanda, rischia di mettere fuori mercato l'industria italiana del bianco", ha dichiarato pochi giorni fa il segretario nazionale della Uilm, Gianluca Ficco.



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EFA News - European Food Agency
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