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CLARA MOSCHINI

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Le Donne del vino lanciano la sfida del vetro leggero

In un convegno, analizzati i vantaggi dell'utilizzo in cantina in termini di minore CO2

I vantaggi dell'utilizzo del vetro leggero in cantina, specie a livello di sostenibilità ambientale in termini di minore emissione di CO2, ma anche la necessità di una maggiore cultura e consapevolezza tra i consumatori per sfatare alcuni falsi miti affinché l'impiego di tale materiale non si traduca in uno svantaggio competitivo per le aziende vitivinicole, tanto da costringerle a non comunicare alcune delle proprie scelte "green". 

Si è parlato anche di questo, qualche giorno fa, alla Vetreria Etrusca di Montelupo Fiorentino (Firenze) per il convegno dal titolo “Vetro leggero, sfide e nuovi trend”. Ospiti le Donne del Vino Toscane, guidate dalla presidente Donatella Cinelli Colombini. Nel corso del convegno, spiega una nota, è stato presentato lo studio realizzato dalla direttrice operativa dell'Osservatorio sulla sostenibilità nei settori del vino e turismo del vino dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano Marta Galli.

Non a caso il convegno è stato organizzato in Toscana, Regione che, come ha messo in risalto l'assessore regionale all'Agroalimentare Stefania Saccardi "ha investito molto sulla coltivazione biologica, abbiamo raggiunto il 35% della superficie agricola a coltivazione biologica, lo stesso dato che emerge anche dalla ricerca delle Donne del Vino, dove l’utilizzo del vetro leggero spesso va di pari passo con l’utilizzo del biologico o comunque di coltivazioni sostenibili".

Il progetto è stato ideato dalla sommelier Paola Rastelli vice delegata regionale e realizzato da Marta Galli direttore operativo dell’Osservatorio sulla sostenibilità nei settori del vino e turismo del vino dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e discendente di una celebre dinastia di produttori di Amarone de Le Ragose.

"L’uso del vetro leggero è fondamentale per la sostenibilità del comparto enologico così determinante per l’economia delle Regione Toscana -sottolinea Cinelli Colombini delegata delle Donne del Vino toscane-. La produzione di ogni chilogrammo di vetro equivale all’emissione di 2,7 chilogrammi di CO2. Molti passi sono ancora da fare e soprattutto bisognerà dare delle linee guida precise”. 

L’analisi qualitativa 2023 conferma una sensibilità ambientale molto diffusa fra le produttrici italiane: dopo la presentazione a Montelupo Fiorentino verrà riproposta a Milano il 30 giugno. Dall'analisi emerge che la capacità di comunicare le proprie scelte ambientali è invece meno generalizzata ed è migliore nelle aziende grandi (sopra 50 milioni di Euro di fatturato), soprattutto nei mercati scandinavi e anglosassoni: in Italia, invece, diventa quasi irrilevante. 

Interessante l’esito dell’analisi sui “falsi miti” riguardanti il vetro leggero: lascia passare la luce e questo rovina la qualità. Il vino nelle bottiglie di vetro leggero ha una vita più breve. L’azienda ha voluto risparmiare nel packaging. Tutte fake news, ribadiscono le Donne del vino, che associano il peso del contenitore all’importanza del contenuto e spiegano la reazione negativa di molti operatori e consumatori italiani. 

Altro problema del vetro leggero riguarda il minor numero di formati, circostanza che talvolta costringe a modificare il look delle bottiglie. La ricerca mostra come per le cantine l’impegno sull’ambiente sia visto soprattutto come un dovere etico e non tanto come un’opportunità. Il contenimento del peso delle bottiglie, il riciclo del vetro e l’indicazione in etichetta del corretto processo di smaltimento, sono fra le proposte europee per ridurre l’impatto ambientale della produzione del vino: a questo, si sta affiancando il riuso delle bottiglie usate con un progetto che prevede, entro sette anni, una quota fra il 5 e il 10% di bottiglie riusate fra quelle immesse nel mercato europeo. La percentuale dovrebbe salire fino all'80% entro il 2040.

Rispetto a quest’ultimo progetto le opinioni delle produttrici sono molto caute e vengono evidenziate le grosse difficoltà soprattutto riguardo alla tappatura: infatti, è emerso dal convegno, "anche ammettendo un’omologazione dei vetri a pochi formati e l’allestimento di un circuito di recupero e sanificazione delle bottiglie usate, è difficile immaginare l’assenza di differenze fra i colli dei contenitori fatti da vetrerie diverse. Difformità che potrebbero creare seri problemi ai premium wine e ai vini da invecchiamento".

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