Assobibe: bibite di nuovo in sofferenza nei primi mesi del 2023
Il settore delle bevande continua a guardare al futuro con non poche incertezze
I costi delle materie prime elevati (si pensi all’impennata di zucchero, +50%); i mercati che dopo una ripresa nel 2022 soffrono lo scenario economico instabile con flessione di piazze importanti; le imprese che si trovano a fare i conti con un’inflazione mai così alta dagli anni ‘90 e che non è possibile prevedere come evolverà
Si è tenuta questa mattina a Milano l'Assemblea annuale di Assobibe, Associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche in Italia, dal titolo “Socialità, gusto e tradizione Made in Italy nel mondo: Il valore delle bevande analcoliche", che ha visto gli interventi del sottosegretario al Mef, Federico Freni, e del Ministro Masaf, Francesco Lollobrigida. Nel corso dell'evento sono stati presentati i dati della ricerca di Euromedia Research “Bevande analcoliche: immagine, valore, tradizione e significato” che fotografa il rapporto tra gli italiani e il comparto dei soft drink, presente con 100 stabilimenti sul territorio, per un totale di 84 mila addetti e 5 mld di euro di valore di mercato, pari allo 0,29% del Pil.
Secondo la ricerca condotta per Assobibe, 8 italiani su 10 considera le bibite analcoliche espressione della tradizione italiana, un simbolo del Made in Italy nel mondo. Per 9 italiani su 10 la presenza delle imprese produttrici sul territorio è garanzia di qualità ed è un elemento importante per lo sviluppo del settore e per l’economia del Paese ed è percepita come una importante fonte di occupazione e indotto. Ma quello delle bevande analcoliche è anche un settore che ha attraversato negli anni una “tempesta perfetta”, com’è stata definita, e che continua a guardare al futuro con non poche incertezze.
I costi delle materie prime elevati (si pensi solo all’impennata di zucchero, +50%); i mercati che, dopo una ripresa nel 2022, soffrono lo scenario economico instabile con flessione di piazze importanti; le imprese che si trovano a fare i conti con un’inflazione mai così alta dagli anni ‘90 e che non è possibile prevedere come evolverà. Tutto ciò si riflette inevitabilmente sui prezzi al consumo, anche se il comparto ha cercato di limitare gli aumenti, e sui volumi di vendita, come dimostra la frenata dei consumi registrata nella prima parte dell’anno (-7%). In questo contesto di incertezze, si allunga l’ombra della sugar tax, che se entrasse in vigore nel 2024 drenerebbe oltre il 10% del fatturato in nuove tasse.
“È raro trovare un mercato da 5 mld di euro all’anno che si impegna a ridurre una componente strutturale del suo prodotto, com’è lo zucchero per le bibite, del 40% in dieci anni - ha dichiarato il sottosegretario al Mef Federico Freni nel suo intervento -. Assobibe è un attore importantissimo della dinamica del nostro Paese e l’impegno per ridurre gli zuccheri ci fa dire con sincerità che ogni ipotesi di leva fiscale stabile rispetto a questo tema non è all’ordine del giorno. Il confronto virtuoso che c’è stato e continuare a esserci con gli interlocutori istituzionali al Ministero della Salute ha dato ottimi frutti. La fiscalità non è il giusto strumento per ottenere grandi risultati, soprattutto quando la filiera industriale, come in questo caso, è reattiva e operativa rispetto a sollecitazioni del legislatore e del mercato”.
Nel corso dell’Assemblea Assobibe si è parlato anche del Nuovo Regolamento Europeo su Imballaggi e Rifiuti da Imballaggi, che impatterebbe sul comparto in Europa imponendo un’omologazione a sistemi dei Paesi del Nord Europa molto distanti dall'Italia, andando a vanificare di fatto investimenti fatti per raggiungere risultati in termini di raccolta e riciclo che ci rendono un modello in Europa. A titolo di esempio, per rendere riutilizzabili le bottiglie in plastica, occorrerebbero 18,7 miliardi di euro (di cui 12,5 miliardi di euro di spese di capitale aggiuntive e 6,2 miliardi di euro di spese operative aggiuntive.
EFA News - European Food Agency