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CLARA MOSCHINI

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Zaini infetti, delivery sotto accusa

Secondo un'analisi del laboratorio SiLa, produzione e consumo vanno a scapito dell'igiene

Produrre, consegnare, pedalare, anche a scapito dell'igiene. Sembra essere questo in poche parole il risultato del’analisi effettuata dal laboratorio SiLa su richiesta de “Il Gambero Rosso” a carico dei rider che tutti i giorni consegnano cibo a casa. La rivista di enogastronomia ha chiesto al laboratorio SiLa di Roma di analizzare uno degli zaini termici che usano i rider e il risultato è stato spaventoso. 

"C’è un clamoroso buco nella filiera del delivery: riguarda la sicurezza alimentare e l’igiene dei contenitori dove viene riposto il cibo durante il trasporto -sottolinea la rivista sulla base dei risultati dell'analisi-. Le norme ci sono e anche stringenti, purtroppo però le aziende di fatto non le rispettano". Come dimostrano le analisi, che hanno rilevato in alcuni ziani colonie di 200 batteri. 

A occuparsi dei rilevamenti è stata Laura Panzironi, responsabile del Laboratorio romano specializzato in analisi microbiologiche alimentari. L’esperta ha esaminato quella che, tra le sacche utilizzate dall’azienda italiana Glovo, sembrava apparentemente la più pulita, sia alla vista che all’olfatto. In particolare la grande quantità di batteri è stata trovata sul fondo e sulle pareti di un box dell’azienda che, all’apparenza, sembrava pulito. E invece no. "Per avere un’idea di quanto fosse sporco -sottolineano gli esperti riportati da Quotidiano Nazionale- basta pensare che sono stati rilevati batteri pari al triplo di quelli che possono essere trovati sul pavimento di un ristorante quando, durante un controllo sanitario, verrebbe bocciato perché troppo sporco”. 

Per legge, i rider sono obbligati a seguire un corso di formazione su igiene e sicurezza alimentare, ma mancano i controlli. L’azienda in questione, come tante altre, prevede di organizzare un corso video sull’igiene. E raccomanda di pulire ogni giorno i contenitori con sapone e disinfettante. Ma questo non accade quasi mai anche se, conseguentemente all’espansione del servizio si è ampliata anche la gamma di regole sulla sicurezza dei cibi trattati. Queste ultime fanno parte dell’Hazard-analysis and critical control points, l’insieme di norme della food safety, ideato negli anni ‘60 dalla Nasa, che mira a prevenire i rischi per la salute correlati al consumo di prodotti alimentari. Il rispetto di tali standard di sicurezza alimentare toccherebbe, secondo quanto stabilisce l’art.2 del regolamento (CE) n.852/2004, anche agli operatori che si occupano del trasporto e della consegna del cibo. 

Dall’inchiesta emerge che la maggior parte dei moderni fattorini non presta attenzione al controllo igienico sanitario di ciò che trasporta. Da qui, un insieme di riflessioni su come cibi caldi e freddi dovrebbero essere trasportati nel modo corretto: se i cibi cotti da consumare caldi richiedono temperature comprese tra i 60 e i 65 gradi centigradi, quelli che è preferibile mangiare freddi devono viaggiare a una temperatura che non superi i 10 gradi e in contenitori approvati dall’Atp, l’Accord transport perissable. Quanto all’idoneità degli involucri degli alimenti, quelli in cartone sono i più rischio batteri, perché meno ermetici. 

Non è la prima volta che vengono analizzati gli zaini dei rider. Era successo già nel 2019 con un’inchiesta della procura di Torino, dove vennero ispezionati una quarantina di rider: in quell’occasione sono state trovate alcune confezioni di cibo sigillate male, e quindi a rischio contaminazione con i batteri. 

Molti rider, sollecitati sul problema, hanno confessato di dedicarsi poco alla pulizia degli zaini e hanno rivelato che l’azienda non si impegnerebbe particolarmente all’effettiva esecuzione dei corsi. Epopure basterebbe poco: per evitareche gli zaini dei rider diventino l’habitat perfetto per la proliferazione di germi e batteri basterebbe, infatti, solo disinfettarli quotidianamente a fine turno. 

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