“Carne” sintetica: il dilemma kosher e halal
Il dubbio nasce dalla provenienza delle cellule e dalla tipologia di macellazione degli animali
Il progressivo sdoganamento della carne coltivata in laboratorio da parte del governo statunitense rischia di sollevare più di un dilemma etico alle minoranze religiose. Ebrei, musulmani e anche induisti rappresentano una fetta non trascurabile della popolazione, che da un lato potrebbe essere felice per la possibilità di risparmiare la sofferenza ad alcune specie di animali domestici. Dall’altro lato, le problematicità sono enormi e il problema è più complesso e intricato di quanto si possa immaginare.
Quanto al recente nulla osta dell’amministrazione Biden a due marchi di carne coltivata in laboratorio (leggi notizia EFA News), l’interrogativo è: c’è sempre bisogno di una supervisione religiosa per definire quella tipologia di cibo come “halal” o “kosher”? Va premesso che la prima delle due aziende produttrici di carne sintetica, Upside Foods, ha affermato di non aver ancora richiesto la certificazione halal e kosher, sebbene chi mangia abitualmente quel tipo di carni rientri nel target di mercato. Da parte sua, l’altra azienda “sdoganata”, Good Meat, dichiara che i suoi prodotti sono potenzialmente kosher, pur non essendo stati certificati, e che sta valutando le opzioni per la certificazione halal.
I prodotti ottenuti in laboratorio sono da considerarsi “carne” in quanto ottenuti da cellule animali. Ciò, non esclude, tuttavia, che possa trattarsi di cellule provenienti da animali macellati. Mohammad Hussaini, vicepresidente degli affari Halal globali per l'American Halal Foundation, ha posto almeno paletti irrinunciabili: per essere halal, una carne deve essere stata prelevata da un animale macellato in modo specifico; è proibito nutrirsi di carne prelevata da un animale vivo; la carne di maiale – sia essa naturale o sintetica – rimane proibita; se le cellule da cui si sviluppa la carne coltivata provengono da biopsie animali, la carne risultante non sarebbe considerata halal. Una exit strategy potrebbe essere quella delle cellule prelevate da lana e piume, che, pur non essendo parti viventi, sono considerate halal dai musulmani.
Per quanto riguarda gli ebrei, la carne sintetica, per essere kosher, deve provenire da un animale macellato secondo i principi kosher. Anche nell’ambito sintetico, gli ebrei insistono nel vietare il consumo di prodotti di origine cellulare suina, così come di prodotti che mettono insieme carne e latticini (di natura in tutto o in parte sintetica).
Prodotti kosher o “pareve” (pesce, frutta, verdura), ancorché sintetici, possono essere consumati, a patto che siano etichettati come tali. E se il prodotto non proviene da carne animale ma ne ha tutto l’aspetto? C’è chi, come Aleph Farms, azienda israeliana di cibo sintetico, considera i propri prodotti come distinti sia dalla carne, sia da altri prodotti animali. Ciononostante, l’azienda sta lavorando per cercare di garantire la certificazione kosher e halal. Le interpretazioni, dunque, sono tutt’altro che univoche e il fatto che le varie autorità religiose non abbiano ancora emesso documenti dottrinali ufficiali contribuisce a rendere il quadro ancor più confuso.
EFA News - European Food Agency