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CLARA MOSCHINI

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Settore avicolo in difficoltà: produzione a -11,2% nel 2022

L'allarme da Antonio Forlini, presidente Unaitalia, nel corso dell'assemblea

Non mancano i risvolti positivi: le carni avicole continuano ad essere le più amate dagli italiani.

Nel 2022, il fatturato industriale del settore del pollame si è attestato complessivamente a quasi 7 miliardi e 350 milioni di euro, di cui 5 miliardi e 350 milioni per le carni avicole e 2 miliardi per le uova. Sono i primi dati mersi nel corso dell'assemblea di Unaitalia, l'associazione nazionale delle carni bianche, apertasi oggi a Roma.

Nel corso della mattinata, presso l'Acquario Romano, all'intervento del presidente di Unaitalia, Antonio Forlini, sono seguiti quelli di: Giuseppe Pulina, professore Ordinario di Etica e Sostenibilità (in videocollegamento); Carlo Alberto Buttarelli, presidente Federdistribuzione; Paolo De Castro, eurodeputato e relatore della proposta legislativa sulla Riforma Ig; Cristiano Fini, presidente Cia-Agricoltori Italiani e Coordinamento Agrinsieme; Ettore Prandini, presidente Coldiretti; Giovanni Bruno, presidente Fondazione Banco Alimentare Onlus; Gert-Jan Oplaat, presidente Avec, Associazione europea del settore delle carni avicole (in videocollegamento).

Il calo dei consumi pro-capite (-4,3% sul 2021), in prevalenza di tacchino, passati da 21,43 a 20,5 kg, non ha intaccato la passione degli italiani per le carni bianche, che continuano ad essere le più amate con il 35% degli acquisti domestici. Anche le uova hanno un indice di penetrazione tra i più alti (94%, dati Ismea), con un consumo pro-capite di 227 uova (+7,4%). E se il balzo prezzi del 2023 costringerà ad un ulteriore alleggerimento dei carrelli, le carni avicole saranno le uniche a mantenersi in terreno positivo con una produzione quest’anno ancora a -3,3% rispetto all’anno di riferimento 2021 (che si attestava a 1,36 milioni di tonnellate), ma in ripresa rispetto al 2022.

L’assemblea è stata l’occasione per ribadire alcuni passi fatti avanti dall’avicoltura italiana che rimane un modello produttivo virtuoso a livello internazionale: i dati Ema Evsac attestano un -90% di antibiotic dal 2011 al 2020 a fronte di una riduzione del 18% in medicina umana, mentre secondo la Fao la produzione avicola italiana emette circa il 50% in meno di Co2 rispetto alla media mondiale (Fonte: Faostat).

Il 62% della produzione avicola in Italia, inoltre, riporta informazioni volontarie aggiuntive in etichetta disponibili al consumatore. Di queste, il 52% riguarda l’uso di luce naturale e il 50% degli arricchimenti ambientali. La densità inferiore ai limiti di legge è indicata dal 30% degli aderenti al Disciplinare, mentre il 6% della produzione usa razze “a lento accrescimento” (dato triplicato tre anni). Il 28% dei prodotti che riportano informazioni aggiuntive in etichetta (uno su tre) risponde infine a standard di “maggiore benessere”, ovvero sono garantite contemporaneamente in allevamento densità ridotte, arricchimenti ambientali e/o disponibilità di luce naturale. Per le uova da consumo il passaggio a produzioni cage free sugli allevamenti delle filiere aderenti ad Unaitalia, inclusi quelli in soccida, supera l’80%. Per Unaitalia si rivela altresì fondamentale la ricerca e una formazione continua e rafforzata, su cui il settore intende continuare a dedicare risorse.

“L’avicoltura italiana si trova di fronte a uno scenario complesso - ha spiegato il presidente di Unatalia, Forlini durante l'assemblea -. In conseguenza del calo produttivo dell’11,2%, nel 2022, per la prima volta abbiamo rischiato di perdere la nostra storica autosufficienza a causa degli effetti dell’aviaria, che ha provocato danni al settore per 262 milioni di euro da ottobre 2021 a maggio 2022 e ci siamo trovati a perdere l’8% di tasso di approvvigionamento. A queste difficoltà si sommano ora i danni dell’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna, tra le regioni a più alta vocazione avicola, per più di 15 milioni di euro, il peso dell’inflazione (+7,6% a maggio dati Istat) che frena i consumi e quello dei costi produttivi (+23% nell’ultimo anno). I fatti recenti ci hanno insegnato che le conquiste del nostro settore non possono essere date più per scontate e che la gestione delle emergenze è la nuova normalità. Per questo non ci possiamo più permettere di compiere scelte sbagliate nella definizione delle politiche produttive future, soprattutto a livello europeo”.

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EFA News - European Food Agency
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