Green Deal. Divulga: "Senza reciprocità, è un boomerang"
Per il centro studi rischio crollo produzione agricola, prezzi su, più import e meno export
Senza impegni reciproci sull’ambiente dei partner commerciali tradizionali come Cina, Brasile o Stati d’Uniti, il Green Deal europeo rischia di trasformarsi in un boomerang per agricoltori e consumatori europei, tra drastiche diminuzioni delle produzioni, aumento di prezzi al consumo e dell’import di prodotti agricoli proprio dalle zone che più incidono sulle emissioni globali. È questo il risultato di un’analisi del Centro Studi Divulga sugli impatti della strategia europea per la transizione verde sul settore agricolo.
In base ai dati a disposizione, ad oggi, coltivare un ettaro di soia o produrre un chilo di carne in Europa è largamente più sostenibile che in altre parti del mondo.Cina, Brasile e Usa da soli coprono circa il 27% delle emissioni agricole globali, cresciute di circa il 15% tra il 1990 e il 2019. Nello stesso lasso di tempo, le emissioni agricole dell’Unione Europea risultano avere un saldo negativo (-18,5%), mentre le emissioni dell’agricoltura brasiliana sono cresciute del 47%, quelle dell’agricoltura cinese e statunitense rispettivamente del + 9,7% e del + 6,2%.
Tutte le analisi più autorevoli sull’impatto del Green Deal senza analoghi impegni degli altri Paesi del mondo, da quella dell’Università di Wageningen ad un report dell’Usda, hanno come comune denominatore la previsione di riduzione della produzione agricola, di aumento dei prezzi al consumo e di calo della redditività dei produttori agricoli europei.
Si stima, in particolare, una contrazione media della produzione agricola europea tra il -10% e il -20%, fino a toccare punte del -30% per alcune produzioni, come le mele, e un aumento dei prezzi dei prodotti agroalimentari come olive, uva e luppolo tra il +26% e il +42%.Per mais, colza, barbabietola da zucchero e frumento gli aumenti potrebbero attestarsi intorno al 7%.Le importazioni nette dell’Ue di mais, colza e agrumi, dovrebbero aumentare rispettivamente del 209%, del 98% e del 92%.
Molto marcate le ripercussioni per riso (+31% di importazioni e -82% di export), frumento (+18% di importazioni e -82% di export), semi oleosi (+7% di importazioni e -85% di export) e latte (+19% di importazioni e -157% di export).
Se viene a mancare il principio di reciprocità, c'è il serio rischio che si vada a "ridisegnare la geografia dei prodotti agricoli mondiali con l’effetto di delocalizzare produzione e inquinamento fuori dall’Ue, per poi reimportare tutto nel piatto dei consumatori europei", spiega Felice Adinolfi, direttore del Centro Studi Divulga. Il paradosso è che i consumatori europei vedano "aumentare la loro impronta ecologica" e si ritrovino "più esposti ai rischi associati alla presenza di residui chimici negli alimenti”.
In definitiva, "il tema della reciprocità degli impegni ambientali e sociali diventa oggi cruciale affinché l’iniziativa europea di lotta alla crisi climatica sia un successo e non si trasformi in un boomerang”, conclude Adinolfi.
EFA News - European Food Agency