La vendemmia rispetta i tempi ma non le quantità
Federazione vini di Confagricoltura: equilibrio nelle tempistiche ma raccolta in calo dal 20 al 50%
Dopo anni di vendemmie anticipate, il 2023 ristabilisce l’equilibrio dei tempi di raccolta, in alcuni casi anche in ritardo, ma lascia il segno sulla quantità, in quasi tutta Italia in diminuzione dal 20% al 50%. L’andamento climatico, però, ha inciso profondamente sulla maturazione delle uve e sui volumi prodotti, sia per le gelate primaverili e le pesanti grandinate estive principalmente al Nord, sia per la peronospora, che è ricomparsa con virulenza, soprattutto al Centro Sud, a causa dell’umidità persistente.
È quanto è emerso nell’ultima riunione della Federazione nazionale vino di Confagricoltura, a cui hanno partecipato i presidenti delle Sezioni regionali par fare il punto della situazione prima dell’inizio della vendemmia. La vendemmia, insomma, è attesa in tempo ma in ribasso a livello di quantità: Coldiretti parla di un -14% e, in alcune zone, del -50% (vedi EFA News).
Il calo, secondo la Federazione vino di Confagricoltura, si evidenzia in molte regioni: parte del Piemonte, Friuli Venezia Giulia, in parte della Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Umbria, Marche, Abruzzo, Campania, Molise, Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia. In controtendenza Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto, dove oggi si valuta circa il 5% in più dei quantitativi rispetto al 2022.
“In un contesto così complesso -spiega il presidente della Federazione Vino di Confagricoltura, Federico Castellucci- i viticoltori italiani hanno fatto tutto il possibile, ma sono stati messi a dura prova per contrastare le fitopatie acuite dal clima bizzarro. Per chi fa viticoltura biologica, in alcune zone si prospetta addirittura una vendemmia più che dimezzata in termini di quantità. Le prossime settimane saranno decisive per valorizzare al meglio la produzione”.
A favorire la diffusione della peronospora sono stati le abbondanti piogge di tarda primavera e inizio estate. L’Italia non è la sola ad affrontare questo problema: anche i viticoltori francesi sono alle prese con la malattia che attacca in particolare le varietà più sensibili. “Molte lavorazioni -aggiunge Castellucci- non hanno potuto essere effettuate perché le condizioni climatiche hanno impedito l’accesso ai terreni”.
L’emergenza peronospora si inquadra nella problematica sempre più ampia e grave legate alle fitopatie nel settore agricolo, per il quale Confagricoltura chiede la predisposizione di un “Piano straordinario di azione per la lotta alla diffusione delle fitopatie” che analizzi, sviluppi e sostenga specifiche misure che portino a potenziare e rendere più efficace la strategia nazionale di monitoraggio e contrasto delle malattie.
“Chi è riuscito a trattare i vigneti ha dovuto affrontare ulteriori costi per salvare il raccolto -prosegue Castellucci-. Costi almeno raddoppiati, in alcuni casi triplicati rispetto ad annate ordinarie, per la lotta fitosanitaria, tra carburanti, personale, antiparassitari, trattamenti necessariamente ripetuti e il gasolio, che incidono notevolmente sul conto economico finale e pesano sui bilanci delle aziende, già ridotti per la flessione dei consumi conseguente all’aumento dell’inflazione. La crescita del prezzo delle uve attesa in alcuni areali non sarà mai tale da compensare l’incremento dei costi sostenuto. A queste problematiche si aggiunge la continua presenza dei cinghiali che non risparmia le vigne di tutta Italia".
In vista della prossima vendemmia -conclude il presidente della Federazione vini- permangono infine le difficoltà a reperire manodopera, che, per il settore vitivinicolo, rappresenta il 20% del totale delle assunzioni in agricoltura. Le nuove misure sui flussi non sono fluide nella gestione burocratica e, nonostante le buone intenzioni e l’apertura del governo alle richieste del mondo agricolo, si arenano ancora sulle pratiche amministrative, troppo lente rispetto ai tempi dettati dalla natura e dalle esigenze delle aziende".
EFA News - European Food Agency