It does not receive public funding
Editor in chief:
CLARA MOSCHINI

Facebook Twitter Youtube Instagram LinkedIn

Neutralità carbonica. Tre esperti concordano: "Burocrazia ostacola agroenergie"

Per raggiungere l'obiettivo entro il 2050, basterebbe riconvertire il 5% dei terreni coltivati

Per raggiungere la neutralità carbonica prevista dalle norme europee entro il 2050, basterebbe destinare a fini energetici circa il 5% dei terreni attualmente coltivati e ciò non avrebbe alcun significativo impatto sulla produzione alimentare nazionale. La strada è quella, ormai spianata, dell'aumento della produzione di energia da fotovoltaico (e dal nascente agrivoltaico) e da biomasse. L’utilizzo delle agroenergie e del fotovoltaico potrebbero anche rendere conveniente agli agricoltori recuperare una parte degli oltre 3,5 milioni di ettari (su circa 16milioni totali) teoricamente coltivabili, ma che oggi sono incolti e abbandonati.

"Le tecnologie e le capacità finanziarie ci sono, ma serve una maggiore chiarezza e stabilità normativa e meno burocrazia. Oggi, infatti, gli incrementi produttivi delle energie verdi (compreso anche l’eolico) sono rallentati da norme poco chiare, incentivi altalenanti e scadenze dei bandi impossibili da rispettare a causa di una burocrazia e un percorso autorizzativo elefantiaci": è quanto hanno sostenuto Philip Turn Valsassina, presidente Fvg di Confagricoltura, Marco Tam, presidente del Gruppo Greenway, ed Eros Miani, fondatore e presidente di Fototherm, relatori del terzo incontro “Economia sotto l’ombrellone” 2023, svoltosi a Lignano Pineta e moderato dal giornalista e direttore editoriale Nord Est di Eo Ipso Carlo Tomaso Parmegiani, sul tema “Le agroenergie: occasioni, difficoltà e prospettive per le aziende agricole”.

Secondo Miani, presidente di Fototherm, azienda di Gonars (Ud) fra i maggiori produttori e installatori italiani di moduli fotovoltaici, allo stato attuale, il problema "non sono le tecnologie che sono ampiamente disponibili, con rese in continuo miglioramento e a prezzi calanti, ma l’incertezza normativa, le scadenze dei bandi troppo ravvicinate rispetto ai tempi di realizzazione medi degli impianti e una burocrazia ancora molto lenta e pesante, soprattutto nel nostro Paese".

Opinione simile quella di Tam, presidente di Greenway, azienda che possiede tre impianti a biomasse e diverse attività agricole e che punta molto sull’energia verde, secondo il quale, "il problema principale per tutte le produzioni energetiche rinnovabili non sono le tecnologie, ma le pastoie burocratiche e l’incertezza normativa. Un esempio viene dalle previsioni del 40% di finanziamenti a fondo perduto per gli impianti di biometano (che vuol dire associare a un impianto a biomasse una “mini raffineria” che consenta di estrarre il biometano) per i quali è stato previsto che gli impianti debbano essere completati entro il 2026, il che, considerato che un impianto richiede un investimento di almeno 3 milioni di euro (al netto del finanziamento) e tempi di partecipazione ai bandi, autorizzativi e costruttivi decisamente lunghi, è un’impresa quasi impossibile da portare a termine. Tutto ciò è un gran peccato, considerato che l’Italia sarebbe tranquillamente in grado di raggiungere con il biometano una produzione pari al 30% di tutto il gas utilizzato in Italia. Ciò sarebbe anche un passaggio fondamentale per la produzione di idrogeno verde che sarà, in realtà, la vera energia del futuro sia per la propulsione dei motori termici, sia per caricare le batterie fuellcell per la mobilità elettrica. Serve, quindi, urgentemente una revisioni delle tempistiche previste e una semplificazione delle procedure autorizzative".

Positiva la visione futura del mix fra energie rinnovabili e attività agricole da parte di Thurn Valsassina, presidente di Confagricoltura Fvg e grande imprenditore agricolo in prima persona: "La vera sfida, oggi, per poterci liberare completamente dalla produzione di energia da combustibili fossili – ha continuato – sta nel rendere stabili, o accumulabili, le produzioni delle energie rinnovabili che, a differenza di una centrale elettrica a gas, petrolio, carbone o nucleare, sono soggette ad andamenti della produzione altalenanti essendo legati a fonti instabili come il sole, il vento, la produzione agricola, l’acqua".

lml - 33798

EFA News - European Food Agency
Similar
◄ Previous page