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CLARA MOSCHINI

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Riso: gli italiani lo amano ma gli scaffali non li soddisfano

Se n'è discusso agli "stati generali" convocati dall'Ente Nazionale Risi

Nel settore le sperimentazioni Tea vanno avanti da dieci anni ma solo in laboratorio, non nei campi.

Il riso è un alimento che continua ad essere amato dagli italiani, ma lo scaffale del supermercato non soddisfa pienamente: ci si aspettano più suggerimenti per ricette facili e veloci, più attenzione alla comunicazione del benessere, oltre a maggiori informazioni sulle varietà meno note. Risotti e insalate di riso vanno per la maggiore, tra i ragazzi spopola il sushi. Un comparto solido che deve però rimanere al passo sia nel rapporto con il giovane consumatore, sia nelle opportunità offerte dalla ricerca scientifica e dalle Tecniche di Evoluzione Assistita (Tea).

Questi i risultati della ricerca voluta e sostenuta dall'Ente Nazionale Risi, insieme a Ente Fiera di Isola della Scala e Consorzio di Tutela della Igp Riso Nano Vialone Veronese, e presentata stamattina al Centro Ricerche sul Riso di Castello d’Agogna (Pv). Il talk degli Stati Generali del Consumo di Riso in Italia ha visto la partecipazione dell’intera filiera, da produttori, aziende a consumatori ed esperti che si sono confrontati sulle abitudini alimentari e sulle nuove frontiere di ricerca tecnologica con un focus specifico sulle Tea. Le conclusioni sono state affidate a Paolo Carrà, presidente Ente Nazionale Risi.

“La ricerca presentata mostra che il riso è un alimento amato dagli italiani – ha spiegato Cosimo Frinzi, direttore AstraRicerche –. Il 60% lo consuma almeno una volta alla settimana a casa, ma l’analisi sottolinea anche che ci sono spazi di crescita e alcuni rischi: se oggi il riso è soprattutto risotto e insalate di riso, gli italiani si mostrano interessati alla crescita del consumo di ripieni, sformati, di torte/dolci al riso, di piatti unici come la paella o come la tiella riso patate e cozze. Tra i giovani spopolano le preparazioni orientali, soprattutto sushi. I concittadini si aspettano un ‘di più’ da parte delle marche: non tanto una riduzione del prezzo o risi con tempi di cottura ridotti, bensì suggerimenti per ricette originali e la diffusione della conoscenza di varietà di riso meno note”.

Analizzando le tendenze di consumo, “i trend del benessere sono tutti in crescita, sia quelli del benessere psico-fisico delle persone sia in relazione al pianeta – ha sottolineato Patrizia Martello, sociologa dei consumi e docente di Ricerca Sociale all’Università̀ di Milano e Venezia -. Un ruolo decisivo che le marche del mondo alimentare possono e devono assumersi è informare di più e meglio, cioè con più accuratezza e trasparenza per stimolare il consumo consapevole, influenzando le scelte dei consumatori partendo dalla conoscenza, senza trascurare la dimensione del gusto. C’è uno spazio ‘educativo’ potenziale molto grande, soprattutto per il mondo del riso. L’informazione va ripensata, progettata e comunicata con maggiore incisività creativa. Dalle etichette climatiche con nuovi indicatori dell’impronta alimentare, a nuovi format di retail, alla tracciabilità alimentare digitale, fino alla nutraceutica funzionale alla longevità, il riso italiano può credibilmente costruire un proprio solido protagonismo nella scena del food con un posizionamento narrativo di promotore leader di una nuova cultura alimentare”.

La seconda parte del talk è stata dedicata alle Tea e alla relativa proposta legislativa della Commissione Europea, con gli interventi di Chiara Cattaneo, ricercatrice del Laboratorio di Biologia Molecolare del Centro Ricerche sul Riso, e di Vittoria Brambilla, ricercatrice in Botanica Generale al dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali all’Università̀ di Milano. "Da dieci anni gli scienziati producono piante di riso Tea, ma finora non ci sono state sperimentazioni in campo. Il quadro normativo potrebbe permetterne le prime nella stagione 2024”, ha sottolineato Brambilla.

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