Traforo Monte Bianco, cronaca di una vergogna annunciata
Confermato oggi lo stop al traffico dal 4 settembre. I lavori dureranno 4 mesi, ogni anno per 18 anni: a rischio il pil di tre regioni
Non bastano gli scontrini gonfiati dei commercianti italiani disonesti. E non basta l'invasione del granchi blu. E non bastano nemmeno i divorzi tra Francesco Totti e Ilary Blasi e tra il banchiere Massimo Segre e la Barbie-manager Cristina Srymandi. L'estate del Belpaese si interroga e rimane sconcertata, perché è in gioco il pil italiano. Non parliamo di inflazione. Peggio, molto peggio: parliamo della chiusura del traforo del Monte Bianco già definita da più d'uno "una vergogna (inter)nazionale". Perché si parla di uno stop a singhiozzo che durerà 18 anni. Uno stop alla circolazione dei mezzi nel traforo tra Italia e Francia che, secondo i primi conti, è destinato a produrre, stante così le cose, un calo del 5,4% del pil di Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria.
Partiamo dalla fine, cioè dall'inizio. Proprio oggi l presidente della Regione Val d'Aosta conferma la chiusura del traforo del Monte Bianco. "Dall'ultimo colloquio avuto questa mattina con i vertici del Geie Traforo del Monte Bianco è emerso che, al momento, non c'è una variazione della programmazione degli interventi manutentivi previsti", ribadisce Renzo Testolin.
Una volta partiti i lavcori avremo uno stop a singhiozzo che costerà 11 miliardi di Euro. A tanto ammonta l’impatto che avrà sul pil del Nord-Ovest la chiusura del Tunnel del Monte Bianco per più di tre mesi all’anno per 18 anni consecutivi. Il primo stop è già stato fissato per il 2023: dal 4 settembre prossimo fino al 18 dicembre. Serve per iniziare a rifare la volta in cemento armato dei dodici chilometri di galleria tra Italia e Francia. Altro stop, poi, nel 2024 e poi fino al 2040 per completare tutta l’opera.
Un intervento dilazionato che ha un costo di circa 500 milioni di Euro. certo, un intervento necessario: verrebbe da dire, uno dei tanti interventi necessari sulla rete stradale di questo disastgrato Paese. Vero è che per l’associazione delle imprese della Valle d’Aosta, del Piemonte e della Liguria gli effetti sono pesanti. A calcolare la riduzione del Pil è la stessa Confindustria: i 72 mesi di blocco della circolazione provocheranno un calo del pil del 9,8% in Valle d’Aosta, mentre il Nord-Ovest dovrà assorbire una flessione negativa del 5,4%. Quasi 11 miliardi in 18 anni.
“Penalizzare una zona cosi strategica per la produzione e per l’export vuol dire penalizzare l’Italia intera”, sottolinea il presidente di Confindustria Piemonte, Marco Gay. Sulla questione era intervenuto a suo tempo anche il numero uno di viale dell’Astronomia, Carlo Bonomi, facendo pressing sul governo. “Chi si deve occupare del traforo del Monte Bianco? È una questione della Valle d’Aosta o è un tema italiano?”. Al coro di chi solleva dubbi e proteste si è aggiunto anche il presidente degli industriali della Valle d’Aosta, Francesco Turcato. "Un incubo .-dice-, un buco nero, con chiusure inevitabili di aziende, perdita di posti di lavoro ed effetti anche sul comparto turistico”.
Vediamo qualche numero che fa capire la portata di questa "tragedia annunciata". Oggi, lungo il traforo, sono 4.600 i transiti al giorno, poco meno di 1,7 milioni l’anno. “Lo stop a rate ci darà il colpo di grazia -ribadisce Turcato-. Perché non realizzare la seconda canna, senza interrompere il traffico, e dopo intervenire su quella storica?”. Il progetto c’è. E anche i soldi, visto che a disposizione c'è 1 miliardo di Euro. Dopo l’incendio del 1999, che provocò 39 morti e la chiusura fino al 2002 per mettere in sicurezza la galleria, una quota del pedaggio è stata accantonata. La galleria sarebbe pronta in cinque anni. In questo caso, però, la Francia dice no.
“Mettiamo un tetto al transito”, rilancia Turcato. E Gay aggiunge: “Accantonare il progetto del secondo tunnel è irragionevole. Il governo deve intervenire”. Il viceministro ai Trasporti, Edoardo Rixi, a luglio aveva detto: “Cercheremo di convincere i francesi a fare la seconda canna”. E a fine settembre, in occasione della Conferenza Intergovernativa Italia-Francia sul Colle di Tenda, l’idea è di passare dalle parole ai fatti.
Lo stop del 2023 (e quello del 2024) servono alla Società Italiana del traforo Monte Bianco per calibrare gli interventi. Ed è in corso anche uno studio del centro Siscon del Politecnico di Torino. “Si potrebbero studiare lavori diversi, più puntuali, come i 'cerotti' sulle volte utilizzati da Autostrade nelle sue 900 gallerie”, sottolinea Bernardino Chiaia, docente al dipartimento di Ingegneria strutturale, edile e geotecnica del Politecnico: proprio lui considera la seconda canna la soluzione più sicura.
“La soluzione della seconda canna del Bianco, soprattutto in situazioni di interruzioni di altri tunnel alpini, emerge ancora più necessaria rispetto a quella che poteva essere una supposizione di alcuni mesi fa”, sottolinea anche il governatore della Valle d’Aosta, Renzo Testolin, che rilancia l'operazione raddoppio dopo la frana che a Modane in Francia ha provocato la chiusura del Frejus. Certo che fa paura pensare che, probabilmente, se venisse approvato, in 18 anni finirebbe prima il ponte sullo Stretto di Messina che quest'opera. E c'è anche chi ricorda che il ponte di Genova San Giorgio è stato realizzato in due anni, da zero.
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