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CLARA MOSCHINI

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La coltura idroponica fa bene a pianeta e ambiente

Ricerca dell'Università di Pisa: test riuscito su due colture tipiche della Toscana

Le colture idroponiche che utilizzano acque reflue derivate da colture ‘donatrici’ sono una risposta sostenibile di fronte alla sempre maggiore scarsità di acqua dolce. Lo dimostra una ricerca dell’Università di Pisa pubblicata recentemente sulla rivista “Agricultural Water Management”. La ricerca riguarda due piante spontanee tipiche del Mediterraneo che crescono anche in Toscana: l’aspraggine (Picris hieracioides) e la piantaggine (Plantago coronopus), specie impiegate nel settore alimentare e fitoterapico.

“Secondo i principi dell’economia circolare e dei sistemi produttivi integrati o a cascata -spiega Alberto Pardossi di orticoltura e floricoltura presso il dipartimento di scienze Agrarie, alimentari e agroambientali dell’Università di Pisa- abbiamo utilizzato l’acqua reflua proveniente da una coltura donatrice, in questo caso il pomodoro coltivato in serra. In questo modo abbiamo ridotto l’impatto ambientale della coltura a monte e i costi di produzione della coltura a valle, dato che non è necessario acquistare fertilizzanti”.

Le acque reflue delle colture in serra hanno spesso un elevato contenuto di sali e pertanto individuare le specie adatte è fondamentale: non a caso, l’aspraggine e la piantaggine sono piante “alofite”, il che significa che tollerano bene i terreni salini e l’irrigazione con acque salmastre.

“Le due specie studiate si sono adattate molto bene alla coltura idroponica in serra, oggi sempre più utilizzata per la produzione ortaggi crudi o minimamente trasformati di particolare interesse per la cucina gourmet -aggiunge Pardossi-. Questo metodo di coltivazione suscita, infatti, un interesse crescente perché consente di migliorare la qualità dei prodotti mediante un'adeguata gestione della soluzione nutritiva e facilita la lavorazione post-raccolta grazie alla pulizia del materiale vegetale”.

Alberto Pardossi, 35 anni di carriera accademica, professore ordinario di Orticoltura e floricoltura ed esperto di colture in serra e indoor, fa parte del gruppo di ricerca "Orticoltura e Floricoltura" dell’Ateneo pisano come gli altri autori dello studio. Insieme a lui hanno condotto gli esperimenti in serra e le analisi di laboratorio Luca Incrocci, professore associato di Orticoltura e floricoltura, esperto di colture in serra e di agricoltura di precisione; Martina Puccinelli, assegnista di ricerca, esperta di colture idroponiche e biofortificazione degli ortaggi, e Giulia Carmassi, responsabile del laboratorio chimico ed esperta di colture in serra.

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