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CLARA MOSCHINI

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E se arrivasse la rivoluzione (francese) dei prezzi?

La situazione di crisi in Francia si sta allargando a macchia d'olio in tutta Europa

Se continua così, quella dei prezzi potrebbe trasformarsi da battaglia per la sopravvivenza a vera e propria rivoluzione. Francese, forse, o meglio ancora europea. Secondo gli esperti del settore, infatti, le aziende produttrici di beni di consumo come Nestlé, Lindt e Unilever potrebbero subire maggiori pressioni in tutta Europa per ridurre i prezzi dopo essere state prese di mira dai rivenditori e dai politici francesi.

In vista delle trattative contrattuali che dovrebbero iniziare il mese prossimo, la catena di supermercati Carrefour ha, da tempo, lanciato avvertimenti sui prezzi dei prodotti per spingere i principali fornitori di beni di consumo, tra cui Nestlé, PepsiCo e Unilever, a ridurre l'inflazione (leggi EFA News).

Secondo la società di ricerca IBISWorld, la Francia è un Paese cruciale per le aziende produttrici di beni di consumo, avendo da tempo superato Germania, Italia, Spagna e altri per diventare di fatto il più grande mercato dell'Ue per i generi alimentari in base ai ricavi dei supermercati. Il governo francese, come abbiamo detto, sta valutando la possibilità di anticipare le trattative annuali sui prezzi tra produttori di generi alimentari e supermercati, con l'obiettivo di ottenere tagli ai prezzi entro la metà di gennaio (leggi EFA News).

Secondo gli esperti del settore, le sue azioni potrebbero incoraggiare altri Paesi dell'Ue a seguirne l'esempio. "Non si tratta solo dell'impatto sul mercato francese, ma del potenziale effetto a catena", spiega Laurent Thoumine, responsabile per l'Europa della divisione retail della società di consulenza Accenture. Thoumine prevede che le trattative sui prezzi in Francia saranno le più difficili che il settore abbia affrontato da un decennio a questa parte.

"Ci sono alcuni marchi che sono intoccabili: non è possibile rimuoverli dagli scaffali", aggiunge Thoumine, citando la Nutella di Ferrero, l'aperitivo Ricard di Pernod Ricard e le bibite di Coca-Cola come particolarmente forti. Ma se un prodotto non è "essenziale", i colloqui saranno difficili, aggiunge l'esperto, perché possono essere facilmente sostituiti con alternative a marchio privato.

Il distributore francese Systeme U e l'italiana Esselunga fanno entrambi parte di Epic Partners, uno dei numerosi gruppi d'acquisto internazionali europei. Anche la tedesca Edeka e la svizzera Migros farebbero parte dell'alleanza. Poiché questi supermercati si trovano in Paesi diversi e non sono in concorrenza tra loro, spesso uniscono le forze per negoziare con i produttori di beni di consumo.

Questo ha suscitato accuse di collusione, che i rivenditori negano. "Compriamo come gruppo, non per eludere le leggi, ma per avere un peso sufficiente nei confronti dei produttori", sottolinea Philippe Michaud, co-presidente del gruppo di supermercati E. Leclerc, parte di Eurelec, un'altra alleanza di acquisto.

"Le alleanze di vendita al dettaglio contribuiscono a creare un mercato unico europeo veramente aperto e a garantire i prezzi più equi possibili per i consumatori", aggiunge il gruppo olandese di supermercati Ahold Delhaize che fa parte del gruppo Coopernic. Colruyt, che fa parte dell'alleanza d'acquisto AgeCore, afferma che il mercato unico europeo "rischia di essere eroso se iniziamo a imporre regole in ogni Paese su come e quando negoziare".

Entrambe le aziende hanno fatto riferimento alla decisione della Commissione europea, presa a luglio, di chiudere un'indagine antitrust su AgeCore e Coopernic. All'epoca, la Commissione aveva affermato che i rivenditori esercitavano un maggiore potere contrattuale negoziando attraverso le alleanze di acquisto, consentendo loro di eguagliare o di sottoquotare i prezzi dei concorrenti.

Torniamo in Francia. A giugno, il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire ha esortato 75 aziende di consumo a ridurre i prezzi. Dopo un nuovo ciclo di incontri il mese scorso, Le Maire ha richiamato Unilever, Nestle e PepsiCo per non aver "collaborato" (leggi EFA News).

"Non credo che la situazione sia localizzata solo in Francia -spiega Richard Saldanha, gestore di portafoglio presso la britannica Aviva Investors-. C'è una pressione e credo che i governi stiano iniziando a considerare la questione più da vicino".

Parigi non è l'unica in Europa a voler abbassare i prezzi dei prodotti alimentari e di altri generi di prima necessità. Anche il governo italiano sta cercando di mediare un accordo con i supermercati e i produttori per controllare i prezzi dei beni di consumo essenziali in una misura che verrebbe attuata negli ultimi tre mesi di quest'anno (leggi EFA News).

Il governo greco ha dichiarato oggi che i grandi supermercati dovranno condividere con le autorità i loro listini prezzi per gli alimenti di base (leggi EFA News). 

Per oltre due anni i produttori di beni di consumo hanno dovuto far fronte all'aumento vertiginoso dei costi dei fattori produttivi, della catena di approvvigionamento e del lavoro, che hanno assorbito, subendo un impatto sui margini o trasferito ai rivenditori. Tuttavia, queste pressioni sui costi si stanno ora attenuando e gli investitori hanno espresso il timore che l'aumento dei prezzi possa allontanare gli acquirenti e colpire i volumi di vendita.

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EFA News - European Food Agency
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