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CLARA MOSCHINI

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L'Iit di Genova compie vent'anni, tra nanotech e agribusiness

L'Istituto italiano di tecnologia lavora sulla ricerca robotica anche in ambito agroalimentare

C'erano tutti, dal commissario al sagrestano con gli occhi rossi e il cappello in mano. Mai come in occasione dei vent'anni dell'Iit di Genova il ritornello di Bocca di Rosa, di Fabrizio De André risuona come un ammonimento alle celebrazioni, anche quelle in cui chi non c'era si getta con tutto il corpo sul carro del vincitore. L'evento è stato festaggiato ieri nella sede di Morego dell'Istituto italiano di tecnologia: a fare gli onori di casa il presidente Gabriele Galateri di Genola e il direttore scientifico Giorgio Metta, lo scienziato che ha preso il posto di Roberto Cingolani, anche lui presente alla manifestazione. Alla "festa" hanno partecipato, tra gli altri, il ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, il Commissario europeo per l’economia Paolo Gentiloni, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e il sindaco di Genova, Marco Bucci

Gli onoro di casa li ha fatti un robot, anzi "il" robot: ErgoCub. Alto 150 cm, pesa 55,7 kg. Il suo nome deriva dall’unione di “ergo”, per indicare il focus sull’ergonomia, e di “Cub”, che richiama il nome dell’umanoide bambino iCub, il quale è stato la piattaforma di riferimento per lo sviluppo del nuovo robot, oltre che simbolo dell’Istituto fino dalla sua nascita. Il nuovo robot è dotato di intelligenza artificiale ed è stato progettato per avere un sistema in grado di valutare, gestire, ridurre e prevenire il rischio fisico dei lavoratori.

Ecco, davanti a scoperte come questa tutti, soprattutto Toti e Bucci si sono, chi più chi meno, ascritti i meriti di avere creato un "gioiellino" come l'Iit, o almeno di averlo portato avanti fino a oggi, vent'anni dopo, direbbe Alexandre Dumas padre. Adesso però, è tempo che la ricerca produca anche business, non ha mancato di sottolineare proprio il sindaco Bucci

Eppure questa eccellenza tutta genovese un "affare" lo ha già fatto: rendere, cioè, una collina come quella degli Erzelli, occupata per decenni dai container di Aldo Spinelli ("qui era tutta campagna" direbbe il compianto Enzo Jannacci), un punto di riferimento per la ricerca scientifica ad alto contenuto tecnologico. Un punto di riferimento non solo per l'Italia, visto che oggi l'IIT può vantare 15 centri nel nostro Paese: 4 a Genova, 2 a Milano, 1 a Roma, Pisa, Pontedera, Venezia, Napoli, Lecce, Ferrara, Torino e Trento. Oltre a due centri negli Stati Uniti, a Boston.

Creato per volontà dei ministri Tremonti e Moratti nel secondo governo Berlusconi, l'Iit di Morego è ormai un luogo interdisciplinare dove la scienza diventa realtà con la ricerca basata su una costante contaminazione di conoscenze e tecnologie: attualmente lo staff complessivo di IIT conta oltre 2.000 persone, più della metà proveniente da oltre 60 paesi nel mondo. L’attività di ricerca, focalizzata su robotica, IA, nuovi materiali e tecnologie per la vita, ha portato a circa 18.000 pubblicazioni scientifiche, 1.294 titoli di brevetti attivi e 33 startup costituite. L’Istituto ha inoltre partecipato a 385 progetti europei, 43 progetti internazionali e 124 progetti nazionali e 177 con fondazioni. I suoi ricercatori e ricercatrici hanno vinto un totale di 61 finanziamenti per la ricerca d’avanguardia da parte del prestigioso ente europeo European Research Council (ERC), posizionandosi tra i primi in Italia

Questo non basta e come ha detto il sindaco di Genova, è ora che l'Iit cominci a produrre non più startup ma vere e proprie aziende che possano dare un contrtibuto forte all'economia genovese e Ligure, fatta sì di ricerca ma anche di ristoranti, pizzerire, pesto, focaccia e soprattutto appartamenti da vendere o dare in affitto. Di business, insomma.

Eppure di cose ne sono già state fatte parecchie. Per rimanere solo nel campo dell'agroalimentare i ricercatori dell'Università Milano-Bicocca e di IIT hanno recentemente scoperto l'impiego della curcumina, un antiossidante estratto dalla curcuma, per la protezione dei coralli contro lo sbiancamento causato dal riscaldamento degli oceani. 

Ma IIT ha sviluppato anche un circuito elettronico commestibile, realizzato con oro liquido e chitosano, un materiale derivato dalla corazza dei crostacei: un chip che, una volta ingerito, potrebbe fornire preziose informazioni sullo stato di salute, rilasciare farmaci o rilevare la reale qualità degli alimenti. Il prototipo, sviluppato dal team guidato da Mario Caironi, responsabile del laboratorio Printed and molecular electronics di IIT, è stato finanziato attraverso i fondi dell'European Research Council (ERC). Rappresenta un progresso nell'elettronica commestibile e mira a creare dispositivi sicuri per l'ingestione umana: dimostra per la prima volta la possibilità di realizzare circuiti con materiali commestibili e, derivato dalla corazza dei crostacei (compreso il temutissimo granchio blu) potrà diagnosticare malattie o monitorare la qualità dei cibi.

Non ultima, ecco il robot a forma di seme che ha la capacità di esplorare il suolo in base alle variazioni di umidità: costituito da materiale biodegradabile e in grado di muoversi nell’ambiente senza necessità di batterie o altre sorgenti esterne di energia è il primo I-Seed, il primo seme-robot artificiale realizzato nei laboratori di Bioinspired Soft Robotics dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) a Genova, coordinati da Barbara Mazzolai, in collaborazione con l’Università di Trento.

Proprio alla ricercatrice è stato decicato oggi, 22 setmreb, una parte del secondo giorno di celebrazioni: uno spazio dedicato alle ricerche condotte da Mazzolai, che ha vinto il finanziamento ERC nel 2020. Le celebrazioni, infatti, sono andate avanti anche oggi con il primo incontro in presenza dell’Associazione europea AERG (Association of ERC grantees) che raccoglie i ricercatori e le ricercatrici vincitori dei finanziamenti dell’ERC: l’incontro sarà dedicato al tema dell’eccellenza nella ricerca, alla sua valutazione e alle politiche per favorirla.

Intanto, mentre le autorità cittadine pensano alle "palanche" che il business potrebbe generare, l'attività scientrifica dell'Iit prosegue nel suo piano strategico che viene aggiornato ogni sei anni. L'ultimo, 2018-23, è organizzato in quattro domini di ricerca: 

  1. Computational Science, incentrato sulla simulazione di sistemi fisici basati sulla generazione e analisi di un vasto numero di dati; 
  2. Life Technologies, focalizzato sullo sviluppo di strumenti per la genetica molecolare avanzata, l'elettrofisiologia, l'analisi computazionale e per l'imaging allo scopo di analizzare nel dettaglio i processi neurali microscopici che determinano le funzioni cerebrali; 
  3. Nanomaterials, che ha come obiettivo la sintesi di nuovi materiali sostenibili e biodegradabili;
  4. Robotics, che contribuisce al progresso scientifico sviluppando nuove piattaforme robotiche in termini di hardware e software.

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EFA News - European Food Agency
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