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CLARA MOSCHINI

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Piemonte a due velocità: ottimi i premium, male il basso costo

Il calo potrebbe essere del 25%. Bene Nebiolo, Barolo, Barbaresco e gli spumanti: i consorzi lanciano l'allarme alla Regione

I vignaioli piemontesi lanciano l’allarme: la vendemmia in Piemonte va a due velocità. Tiene il vitigno autoctono per eccellenza, il Nebbiolo e tengono gli spumanti, mentre crolla la produttività di tutte le altre denominazioni con una media di un calo del 25% del raccolto: le prime stime erano ben più ottimistiche e parlavano di un -2%, qualcosa in mendo rispetto al -4% certificato nel 2022 dall’Istat. 

La contrazione nella produzione e nelle vendite che ha spinto Piemonte land of wine, il consorzio dei consorzi del vino, a lanciare l’allarme per chiedere il sostegno della Regione chiamando a raccolta tutti i consorzi di tutela, i Vignaioli piemontesi, le tre organizzazioni agricole, ossia Coldiretti, Cia e Confagricoltura, le Centrali cooperative Confcooperative e la sezione vitivinicola di Confindustria. 

"Quella appena conclusa è la terza vendemmia difficile consecutiva -sottolinea al Corsera il neopresidente di Piemonte Land of wine, Francesco Monchiero, già alla guida del consorzio di tutela del Roero docg e del Roero Arneis-. Tre anni di siccità e grandinate hanno portato rese molto basse, nell’ordine del -25% di quanto previsto dal disciplinare. Dobbiamo correre ai ripari perché il sistema Piemonte non è pronto ad affrontare la siccità, non abbiamo invasi e paradossalmente i vigneti autoctoni si stanno adattando prima rispetto agli altri. In alcune aree la produzione è stata azzerata dal maltempo", conclude Monchiero riferendosi alla grandine che ha imperversato per alcuni giorni. 

Per questo il tavolo ha chiesto alla Regione Piemonte di convocare gli stati generali del vino piemontese per valutare, oltre a un sostegno economico, iniziative strutturali in grado di contrastare la crisi climatica. "Anno dopo anno gli effetti della crisi climatica si fanno sentire sempre più -spiega, preoccupato, Davide Viglino, direttore dei Vignaioli Piemontesi-. Le ultime tre vendemmie sono state caratterizzate da scarsità di pioggia e grandinate violente, come quella del 6 luglio che ha colpito astigiano, torinese, alessandrino, Roero e poi Alba, Treiso e Cortemilia. Elementi che porteranno a un dato peggiorativo rispetto alle prime stime di Uiv e Assoenologi che pronosticavano un calo della produzione del -2%, a esclusione del vitigno Nebbiolo".

La situazione cambia radicalmente nella Langa dei grandi Nebbioli. "La prima sensazione -dice quasi sottovoce Andrea Ferrero, direttore del consorzio di tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani- è che nella zona del Barolo e del Barbaresco, a esclusione di alcune zone di Treiso colpite dalla grandine, quella appena conclusa sia stata una vendemmia fantastica, quasi miracolosa, con grandi quantità e qualità. Il Nebbiolo, vitigno piemontese per eccellenza, ha dimostrato capacità di adattamento al cambiamento climatico insospettabili".

Le difficoltà, insomma, attanagliano i mercati dei vini a basso costo: sono dovute, per i premium e per gli altri, all’alta inflazione e alla difficile situazione geopolitica che vede nel 2023 rallentare numerosi mercati. Si salvano i vini ricchi, diciamo così, dal momento che i vignaioli attendono, come dicevamo, una vendemmia di altissima qualità nelle zone del Barolo e del Barbaresco mentre arrancano i vini a basso costo o quellii storici come il Brachetto d’Acqui o i vini del casalese che, in crisi da tempo, non riescono a tenere quote di mercato. 

In tutto questo, tiene l'export visto che, sempre sui vini di alta gamma la richiesta rimane altissima: +1% di fascette vendute rispetto all'anno scorso. "Ci aiuta il fatto di avere numeri intorno ai 14 milioni di bottiglie prodotte per il Barolo e 5 milioni per il Barbaresco che vengono assimilati dal mercato senza problemi", sottolineano gli esperti. Tengono anche gli spumanti e in modo particolare l’Alta Langa, il Moscato e l’Asti docg.

Fc - 35335

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