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CLARA MOSCHINI

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Emissioni, in Ue quelle agro-zootecniche pesano solo il 4,6%

Nuovi dati presentati a Bruxelles smentiscono i luoghi comuni sull'inquinamento

L’agricoltura è l’unica attività umana che oltre ad emettere carbonio lo sequestra. I numeri nel volume “Meats And Cured Meats: The New Frontiers of Sustainability” presentato al Parlamento europeo.

Il settore zootecnico europeo rappresenta il 38,5% dell’intero comparto agricolo per un valore di 206 miliardi di euro con circa 4 milioni di addetti. Questa la fotografia scattata oggi al Parlamento Europeo durante l’evento di presentazione del libro “Meats And Cured Meats: The New Frontiers of Sustainability”, scritto da Elisabetta Bernardi, Ettore Capri e Giuseppe Pulina (Franco Angeli). L’evento è stato introdotto dall’eurodeputato Salvatore De Meo, presidente della Commissione Affari Costituzionali e membro della Commissione Agricoltura, e e ha visto l'intervento degli autori.

“Oggi il settore zootecnico europeo è al centro della sfida ambientale”, ha detto nel suo intervento l’onorevole De Meo, “ma la transizione va perseguita in maniera pragmatica, non impositiva e soprattutto non ideologica. La sostenibilità, che è l’obiettivo verso cui bisogna continuare a tendere, deve necessariamente essere coniugata con lo sviluppo economico e produttivo. Le imprese e i cittadini vanno aiutati e accompagnati sulla strada della transizione verde. L’auspicio è che la prossima legislatura si muova su questa strada, riconoscendo l’enorme valore che tutto il comparto agricolo europeo esprime anche nella lotta ai cambiamenti climatici e alla transizione verde”.

Sugli impatti ambientali del settore si è espresso Giuseppe Pulina, professore di Etica e Sostenibilità degli Allevamenti all’Università di Sassari e presidente di Carni Sostenibili. “L’intero comparto agricolo in Europa ha ridotto le proprie emissioni di oltre il 18% tra il 1990 e il 2021”, ha spiegato il docente. L’agricoltura è l’unica attività umana che, oltre ad emettere carbonio, contemporaneamente lo sequestra. Ecco perché, anche quando si parla di zootecnia, non si deve parlare di sole emissioni climalteranti, ma di bilancio fra queste e sequestro di carbonio da parte degli agroecosistemi. “Ma vi è di più”, aggiunge Pulina, “in questi anni la comunità scientifica e le istituzioni hanno evidenziato la necessità di sviluppare nuove metriche per calcolare le emissioni, capaci di tenere in considerazione la tipologia di gas climalteranti e della loro permanenza in atmosfera”.

Già nel 1990 l’Ipocc affermava che tutte le metriche fino ad allora utilizzate presentavano limitazioni e incertezze. E proprio per colmare questa incertezza una radicale revisione delle metriche è stata proposta dal team di fisici dell’atmosfera dell’Università di Oxford con diverse pubblicazioni su riviste scientifiche del gruppo Nature. “Così ricalcolate, le emissioni dell’intero settore agricolo europeo peserebbero non l’11,8% (o il 4,6% se compensate dai riassorbimenti), del totale, ma diventerebbero addirittura negative”. Come si spiega, però, una tale riduzione degli impatti, fino a renderli perfino negativi? “Lo studio dei ricercatori di Oxford prende in considerazione per la prima volta la differenza in termini di azione sul riscaldamento globale tra gli inquinanti climatici a vita breve, quale il metano, e gli inquinanti climatici a vita lunga, quale l'anidride carbonica”, spiega Pulina, sottolineando che “le nuove metriche tengono conto di questa differenza e in particolare di quanto un gas permane in atmosfera, una differenza sostanziale se consideriamo che il metano ha una emivita di circa 10 anni, mentre l’anidride carbonica permane in atmosfera per circa mille anni”.

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