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CLARA MOSCHINI

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Dealcolizzazione, Federvini dalla parte delle cantine

Intervista esclusiva con Ettore Nicoletto, presidente Gruppo vini

Le mosse del ministero per l'Agricoltura in tema di dealcolizzazione dei vini non appaiono chiare, nemmeno con l'intervento della bozza di decreto ministeriale che apre loro produzione anche in Italia (leggi EFA News). A destare interrogativi, è la novità secondo cui il processo di dealcolizzazione, è scritto nella bozza, "può avvenire esclusivamente presso stabilimenti dotati di licenza di deposito fiscale per la produzione di alcol”. 

In pratica, la dealcolizzazione può essere praticata solo presso le distillerie e sotto il controllo dell’Agenzia delle Dogane: alle cantine resterebbe il compito di imbottigliare il prodotto. Per capire meglio di cosa stiamo parlando, EFA News ha chiesto il parere di Federvini, la Federazione italiana industriali produttori, esportatori e importatori di vini, acquaviti, liquori, sciroppi, aceti ed affini, presieduta da Micaela Pallini.

"Dal processo di dealcolizzazione si ottiene un prodotto che la normativa europea ha chiamato vino dealcolizzato e una soluzione idroalcolica -spiega Ettore Nicoletto, presidente Gruppo vini di Federvini-. Nello schema di decreto che abbiamo avuto modo di visionare, la soluzione idroalcolica è definita come alcol etilico: da qui nasce il bivio davanti cui si trova il ministero di scegliere tra distillerie e cantine. Su questo, per parte nostra, abbiamo proposto alcune riflessioni, d’intesa con i colleghi delle altre associazioni di rappresentanza della filiera vitivinicola". 

"Innanzitutto -aggiunge Nicoletto-, difficilmente la soluzione idroalcolica per le sue caratteristiche potrà rientrare nella definizione di alcol etilico. Su questo abbiamo già chiesto a ministero e Agenzia delle dogane un primo approfondimento. In secondo luogo, siamo convinti che l’attenzione vada spostata dal (sotto) prodotto ottenuto, ovvero la soluzione idroalcolica, al processo impiegato per dealcolizzare i vini". 

"Non c’è dubbio, infatti -prosegue il presidente del Gruppo vini-, che a seconda della tecnica utilizzata, se distillazione sottovuoto o tecniche a membrana, cambiano le caratteristiche della soluzione idroalcolica. Ecco allora che la proposta di decreto potrebbe cambiare, consentendo, ad esempio, la dealcoliazzazione con tecniche a membrana negli stabilimenti enologici e lasciando alle distillerie la dealcolizzazione con distillazione a sottovuoto, laddove è comunque necessaria una colonna di distillazione".

In base alla bozza di decreto, come dicevamo, se rimane così, alle cantine rimarrebbe solo l'attività di imbottigliamento. "Su quella proposta di decreto è necessario ancora uno sforzo -sottolinea Nicoletto-. Al centro bisogna mettere la produzione di vino, in questo caso dealcolizzato, e non il sottoprodotto, in questo caso la soluzione idroalcolica". 

"Detto più semplicemente -conclude Nicoletto-, con le necessarie tutele, l’ottenimento di prodotti dealcolizzati, anche solo parzialmente, va consentita nelle cantine. E la distinzione tra processi produttivi potrebbe essere una pista da seguire. Di certo, occorre accelerare per mettere quanto prima le aziende italiane nelle condizioni di rispondere ad una domanda di mercato che esiste".

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EFA News - European Food Agency
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