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CLARA MOSCHINI

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Regione Piemonte a Bruxelles: é guerra per il gianduiotto

Il presidente Cirio sente il commissario per l'Agricoltura, Janusz Wojciechowski

C'è già chi, senza troppa fantasia diciamolo, l'ha definita la guerra del gianduiotto. Eppure qualcosa di vero c'è, visto che la disputa che vede opposti la svizzera Lindt e il cioccolatino tipicamente piemontese, è attiva sui tavoli di Bruxelles. È la Regione Piemonte, con un comunicato ufficiale, ad avere alzato gli scudi per proteggere nome e fattura (e qualità) di questo tipico prodotto della manifattura torinese. "Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio -si legge nel documento- ha portato all’attenzione del commissario europeo per l'Agricoltura, Janusz Wojciechowski, la questione del riconoscimento della denominazione del Gianduiotto Piemonte Igp. Con loro anche il maestro cioccolatiere Guido Castagna, coordinatore del Comitato promotore del riconoscimento del Gianduiotto Piemonte Igp, e l’avvocato Antonio Borra".

L’incontro, che si è svolto ieri in videocollegamento, era stato preannunciato a inizio settimana al termine di un confronto organizzato dal presidente Cirio con esponenti del Consiglio regionale, i rappresentanti del Comitato promotore del marchio gianduiotto Igp di Torino, guidato dal cioccolatiere Castagna e da Borra e da una rappresentanza di 40 aziende del territorio, dai big come Ferrero, Domori e Venchi fino agli artigiani, come Gobino e La Perla (leggi EFA News). 

"Il cioccolatino di cacao e nocciole è un marchio di proprietà di Torino e del Piemonte non di una singola azienda, italiana o svizzera che sia", aveva preannunciato il presidente della Regione avvertendo che avrebbe portato la sfida con gli svizzeri di Lindt a Roma e a Bruxelles. "Durante l’incontro -precisa la nota- sono state ripercorse le tappe dell’iter di riconoscimento della denominazione, iniziato a marzo del 2022, a cui la Regione ha dato parere positivo a settembre dello stesso anno. La pratica è ora all'esame del ministero dell'Agricoltura con l'opposizione di una multinazionale che rivendica la titolarità del marchio e obietta sulla titolarità del Comitato di proteggere la denominazione con la richiesta del riconoscimento Igp".

"Il commissario Wojciechowski -sottolinea ancora la nota- ha ringraziato la Regione per aver segnalato questa problematica e ha assicurato che nel rispetto delle regole europee in tema di tutela delle denominazioni, farà tutto ciò che è in suo potere per difendere il legame tra i marchi dei prodotti e la loro città o Regione d’origine. Alla luce delle verifiche effettuate, la Regione e il Comitato intendono proseguire nella richiesta inoltrata al ministero, certi oggi anche più di ieri della correttezza delle proprie istanze a tutela del proprio territorio".

“Il riconoscimento Igp -dichiara il presidente Cirio- non vuole essere un marchio commerciale, ma uno strumento per garantire questa eccellenza dolciaria come patrimonio comune di tutto il Piemonte e dei cioccolatieri che vorranno seguire la ricetta autentica”, .

Durante l’ultimo incontro sono state ripercorse le tappe dell’iter di riconoscimento della denominazione, iniziato a marzo del 2022, a cui la Regione ha dato parere positivo a settembre dello stesso anno. La pratica è ora all'esame del ministero dell'Agricoltura per l'opposizione di Caffarel (gruppo Lindt), l’azienda di Luserna San Giovanni a cui si deve la prima ricetta industriale del cioccolatino. È lei, o meglio la casa madre svizzera Lindt, ad avere bloccato l’approvazione del disciplinare ritenuto "incompatibile" con "l’autentico gianduiotto": secondo i contestatori svizzeri, infatti, prevede troppe nocciole (il 30,45%) e niente latte in polvere.

Come hanno messo in risalto parecchi esperti, quello che infastidisce è che di fatto, per motivi quasi incomprensibili, se si esclude qualche motivazione prettamente economica (quella del gianduiotto è una filiera che da sola vale oltre 200 milioni di Euro), Zurigo "vuole decidere come si fa il gianduiotto di Torino. Per questo la Lindt propone un disciplinare che preveda una percentuale di latte al 10%, anche se nel 1865 quando Caffarel industrializzò il prodotto, il latte in polvere non era ancora stato inventato. Non solo: gli svizzeri pretendono anche una quantità più bassa di nocciole, più o meno intorno al 26% rispetto all'attuale 35%". 



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EFA News - European Food Agency
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