Crisi Fiorucci: in ginocchio un intero indotto
Carla Ciocci (Ugl) spiega ad EFA News la posta in gioco della battaglia sindacale
I fondi di investimento che attualmente possiedono la storica azienda di salumi hanno promesso il rilancio ma, al momento, l'unica prospettiva è il licenziamento di 200 dipendenti.
Un copione - purtroppo - già visto, nel panorama agro-industriale italiano degli ultimi vent'anni. Un'azienda un tempo fiorente viene rilevata da gruppi stranieri, che promettono il rilancio senza mantenere le promesse. Anzi, quasi sempre a danno del personale. La Cesare Fiorucci Spa rischia di perdere 200 dipendenti dello stabilimento di Pomezia Santa Palomba, a seguito del piano di ristrutturazione disposto dalla tedesca Navigator Group e dall'irlandese White Park Capital, i due fondi di investimento che recentemente hanno rilevato il 100% dell'azienda.
I nuovi vertici di Fiorucci hanno annunciato un "piano di rilancio di lungo periodo volto a riportare lo storico marchio italiano del settore dei salumi al livello di reddittività adeguato al suo potenziale. Il primo passo di questo ambizioso percorso di crescita - si legge in una nota - sarà caratterizzato da un significativo cambiamento organizzativo della struttura aziendale, seguito da un sostanziale rinnovamento dei processi e un rimodernamento tecnologico degli impianti". Intanto si comincia dal tagliare metà della forza lavoro, poi si vedrà.
L'azienda sarebbe sull'orlo dell'abisso secondo la drammatica dichiraazione dell'amministratore delegato di Fiorucci Claudio Rustioni, che indica come "unico obiettivo" quello di “fare in modo che la storia del nostro gruppo prosegua, che gli stabilimenti restino in Italia e continuino a generare benessere nel loro territorio di riferimento. È fondamentale - sottolinea-,che l’azienda recuperi produttività e competitività per affrontare un mercato sempre più competitivo. Le azioni che abbiamo previsto sono indispensabili e non più rinviabili se vogliamo salvaguardare il futuro dell’azienda, la tutela dei lavoratori e la qualità dei prodotti”.
Di tutt'altro avviso i sindacati, preoccupati per le ricadute occupazionali e dell'impatto negativo sull'indotto. "I lavoratori sono sconcertati per questa cattiva gestione avuta nel corso degli ultimi mesi con questa nuova proprietà che non si discosta da quanto è stato fatto in passato. Si vuole agire sui costi mandando a casa il personale senza però avere la certezza di investimenti che garantiscano il futuro dello stabilimento", dichiara a EFA News Carla Ciocci, vicesegretario di Ugl Agroalimentare, che alla fine della scorsa settimana aveva annunciato l'agitazione sindacale (leggi notizia EFA News). Si ripropone, dunque, un copione già visto negli anni passati, fatto di "vaghe promesse di investimento", quando il sindacato aveva richiesto "un piano industriale che desse la certezza sulla prosecuzione dell’attività ma ad oggi non abbiamo alcun tipo di garanzia su quello che sarà il futuro dello stabilimento di Santa Palomba da qui ai prossimi dieci anni".
"Nel momento in cui, viene dimezzato il personale aziendale - prosegue Ciocci - mi chiedo come si possa continuare a produrre e ad aggredire il mercato, visto che si riducono notevolmente le dimensioni dello stabilimento e le capacità produttive". Nel giorno in cui arriva la lettera di apertura della procedura da parte dell’azienda, si definiranno i 45 giorni di confronto in sede sindacale, tuttavia già si guarda all'approdo successivo della vertenza con la Regione o con i ministeri. "Di certo non è una situazione facile, anche perché la popolazione aziendale non è giovanissima, abbiamo tanti lavoratori in quella fascia di mezz'età, difficile da ricollocare".
Non è tutto. Le conseguenze della ristrutturazione dello stabilimento di Pomezia Santa Palomba (Roma), rischiano di ricadere anche sull'indotto, in particolare sui "fornitori", spiega ancora Ciocci. "L’economia locale avrà ripercussioni a caduta, per esempio sulle attività di logistica, sui trasporti su gomma, e sui soggetti che si occupano di tutte le operazioni di carico e scarico. Abbiamo tutta una serie di aziende che adesso sono messe in pericolo. La procedura impatta anche sulla popolazione impiegatizia, che negli anni non era mai stata toccata e che ora si andrà a ridurre del 50%", conclude il vicesegretario di Ugl Agroalimentare.
EFA News - European Food Agency