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CLARA MOSCHINI

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Coca-Cola: dipendenti rischiano il posto in Spagna

Sindacati si oppongono agli 85 licenziamenti annunciati a Madrid e Barcellona

A monte della ristrutturazione vi sarebbe l'intenzione dell'azienda di delocalizzare in Bulgaria.

Acque agitate anche in casa Coca-Cola. Un focolaio di crisi sindacale si è aperto con Coca-Cola Europacific Partners, che ha confermato l'intenzione di avviare tagli drastici al personale dei suoi stabilimenti in Spagna. In questo Paese, le ristrutturazioni dovrebbero andare a ripercuotersi su 21 dipendenti a Madrid e su altri 64 a Barcellona (la maggior parte dei quali appartenenti al "servizio clienti"), sebbene i vertici aziendali abbiano dichiarato che si impegneranno a trattare con i sindacati coinvolti e a valutare tutte le possibili opzioni per ridurre al minimo l’impatto di questa decisione. L'azienda ha già informato il comitato aziendale europeo e i comitati locali di Madrid e Barcellona in merito alla proposta di ristrutturazione.

L’Union Central Sindical Independiente y de Funcionarios (Csif) ha espresso la sua contrarietà ai licenziamenti in tronco. Il sindacato sostiene, al contrario, le uscite volontarie e i prepensionamenti e si impegna a proporre soluzioni costruttive per ridurre l’impatto sociale di questa decisione. I sindacati denunciano che "l'unica causa di questi licenziamenti" è l'intenzione di delocalizzare le attività presso lo stabilimento di Sofia, in Bulgaria, e hanno sollecitato le azioni necessarie affinché "l'impatto sia il minore possibile" per ciò che riguarda i lavoratori. Le Confederación Sindical de Comisiones Obreras (Ccoo) sottolineano che, anche se non conoscono ancora la data di inizio delle consultazioni, vogliono rendere “chiara” la loro opposizione all'obbligatorietà dei licenziamenti e hanno sottolineato che faranno tutto il possibile per evitare la delocalizzazione dei posti di lavoro.

Secondo alcuni analisti, la necessità di ristrutturare avanzata da Coca-Cola risiederebbe nell'eccessivo aumento dei costi di produzione che avrebbero determinato un aumento dei prezzi dei prezzi dei prodotti pari al 10%, mentre il fatturato è cresciuto "soltanto" del 6%. 

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EFA News - European Food Agency
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