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CLARA MOSCHINI

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Nei guai Edenred e i suoi ticket restaurant

La procura di Roma ordina sequestro da 20 mln: ipotesi truffa aggravata, turbativa d'asta e illeciti amministrativi

Finisce nei guai Edenred Italia, società italo-francese specializzata in buoni pasto e ticket restaurant. La Guardia di Finanza, infatti, ha dato esecuzione su disposizione del gip di Roma, a un decreto di sequestro da 20 milioni di Euro nei confronti della società. Il pm Carlo Villani contesta a quattro manager e alla stessa azienda i reati di truffa aggravata, turbativa d'asta in concorso e illeciti amministrativi: tra gli indagati vi sono gli amministratori delegati che si sono succeduti alla guida di Edenred, Luca Albino Palermo e Stanislas De Bourgues. I fatti riguardano un periodo compreso tra il 2019 e il 2023: i fatti illeciti contestati a Edenred avrebbero danneggiato in una gara pubblica la società concorrente Repas Lunch Coupon.

"Il provvedimento -spiega una nota della Procura di Roma- è adottato per illeciti amministrativi dipendenti dai reati di truffa ai danni dello Stato e turbata libertà degli incanti perpetrati, a beneficio dell'ente, da 4 legali rappresentanti succedutisi nel tempo. Le indagini sono state svolte dal nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Roma e, aggiunge la nota, "hanno permesso di ricostruire condotte fraudolente, nella partecipazione a una gara per l'affidamento del servizio di buoni pasto per la pubblica amministrazione per un importo stimato a base di gara pari a 1.250.000 Euro, che avrebbero determinato a vantaggio della società l'illegittima aggiudicazione e la connessa esecuzione di 4 lotti per un valore complessivo di circa 580 milioni di Euro". 

Secondo l'impianto accusatorio "la società aggiudicataria ed emittente i ticket restaurant, in fase di presentazione dell'offerta avrebbe falsamente dichiarato l'equivalenza tra il ribasso (o 'sconto') praticato alla P. A. e la commissione (o 'sconto incondizionato') applicata agli esercizi convenzionati, presupposto stabilito a pena di inammissibilità dalla legge di gara. Con la stipula di accordi paralleli, invece, la società aggiudicataria avrebbe di fatto retrocesso agli esercizi convenzionati parte della prevista commissione, applicando così uno sconto maggiore rispetto a quello praticato alla pubblica amministrazione e, in tal modo, violando le regole imposte dal bando".

Gli indagati, secondo i magistrati, avrebbero indotto gli esercizi commerciali "a sottoscrivere, nella fase di aggiudicazione provvisoria, accordi paralleli rispetto a quelli previsti dalla gara, volti ad alterare il rapporto di equivalenza fra ribasso e commissione dichiarato in sede di offerta". 

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