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CLARA MOSCHINI

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Brexit, scattati da oggi i nuovi controlli sull'agroalimentare

Iniziata a mezzanotte la seconda fase delle nuove regole sulle merci f&b: imprese ortofrutticole preoccupate

Scatta oggi la nuova normativa Brexit sull'import in Gran Bretagna di merci agroalimentari provenienti dall'Ue. La seconda fase delle nuove regole alle frontiere è iniziata a mezzanotte: si tratta dei nuovi controlli fisici sui prodotti alimentari freschi importati dall'Unione Europea, circa tre anni dopo aver lasciato il mercato unico e otto anni dopo aver votato per l'uscita dall'UE.

Mentre i grandi supermercati britannici e le grandi aziende esportatrici dell'Ue dispongono di maggiori risorse per gestire le pratiche burocratiche e le nuove richieste, i piccoli rivenditori e i grossisti hanno da tempo messo in guardia da ritardi e disagi, avvertendo addirittura i consumatori che potrebbe esserci una minore varietà di prodotti di qualità: meno prodotti freschi, insomma, e prezzi più alti (vedi articolo EFA News). Questa nuova fase di controlli iniziata oggi introduce controlli fisici nei porti per i prodotti animali, vegetali e prodotti vegetali cosiddetti "a medio rischio", come carne, pesce, formaggio, uova, prodotti caseari e alcuni fiori recisi (vedi articolo EFA News). 

Nonostante siano state introdotte anche nuove tariffe, il governo britannico afferma che i nuovi controlli, che prevedono ispezioni visive e la lettura della temperatura delle merci, sono essenziali per aiutare a prevenire l'ingresso di malattie e parassiti in Gran Bretagna e per livellare le condizioni di concorrenza per gli esportatori britannici. "È essenziale introdurre questi controlli globali basati sul rischio per migliorare la biosicurezza del Regno Unito -spiega Lucy Neville-Rolfe, ministro del Cabinet Office-.Non possiamo continuare con misure temporanee che lasciano il Regno Unito esposto alle minacce delle malattie e potrebbero causare danni considerevoli ai nostri mezzi di sussistenza, alla nostra economia e alla nostra industria agricola".

La scorsa settimana i legislatori britannici hanno chiesto al governo di fare chiarezza sulla frequenza dei controlli, affermando che le imprese sono ancora all'oscuro. "Le aziende si trovano ad affrontare una crescente confusione e incertezza su come e quando i controlli alle frontiere e i costi saranno pienamente implementati", sottolinea William Bain, responsabile della politica commerciale della British Chambers of Commerce.

Nigel Jenney, amministratore delegato del Fresh Produce Consortium, che comprende oltre 700 membri esponenti delle filiere nazionali e globali dell'industria ortofrutticola e floricola, ha dichiarato che il governo ha "creato da solo il confine più inefficiente e costoso del mondo". Secondo Jenney l'industria è stata informata che il personale di ispezione non sarà disponibile ai punti di controllo di frontiera oltre le 19. "Una grave svista -sottolinea -, dato che il 95% di tutte le merci del nostro settore arriva oltre l'orario in cui i funzionari del governo britannico desiderano lavorare".

Il governo ha dichiarato che adotterà un "approccio pragmatico" ai controlli, dando priorità alle merci che presentano il maggior rischio di biosicurezza e mantenendo il flusso regolare delle merci importate. Secondo le stime, le nuove normative di frontiera aumenteranno i costi per gli importatori di 330 milioni di sterline (pari a oltre 385,8 milioni di Euro) all'anno e aumenteranno l'inflazione alimentare dello 0,2% in tre anni.

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EFA News - European Food Agency
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