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CLARA MOSCHINI

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La nuova frontiera del food designer

Scuola politecnica di design traccia la mappa del nuovo design applicato a cibi ed eventi

Il design conta, in Italia, 41.908 mila operatori, suddivisi tra 24.596 liberi professionisti e lavoratori autonomi e 17.312 imprese. Genera un valore aggiunto di 3,14 miliardi di Euro, con un totale di 63.485 mila occupati. Bastano questi pochi numeri che Deloitte Private e Fondazione Symbola hanno presentato in occasione della Milano Design Week, a dimostrare come questo settore traini ancora oggi la manifattura della nostra nazione. Quali sono, però le caratteristiche che un designer al giorno d’oggi deve avere per essere competitivo sul mercato, soddisfacendo le esigenze della contemporaneità? 

Secondo Spd, Scuola politecnica di design, la prima scuola per discipline del design in Italia del gruppo Plena Education, il designer contemporaneo è un "catalizzatore di discipline differenti", in grado di mettere in relazione nel lento e stratificato processo di "costruzione" del progetto. Caratteristica imprescindibile per un designer che si approcci alla professione in questo momento storico è, infatti, una solida preparazione umanistica che permetta di comprendere i cambiamenti epocali che stiamo vivendo e di proporre soluzioni da veicolare attraverso lo strumento del progetto, secondo le riflessioni di Francesco Faccin, direttore dell’area Design.

Tra le professioni più ricercate nel futuro di questo settore c'è quella del Food Designer. È una figura, sottolineano gli esperti, che padroneggia le metodologie del design per gestire tutto il processo della catena alimentare e far sì che l’oggetto commestibile sia un elemento di design. Il nuovo Food designer possiede, inoltre, competenze manageriali che gli permettono di entrare in dialogo con tutti gli stakeholders della catena alimentare (il cibo come risorsa, utensili e luoghi del cibo, comunicazione e marketing) per unificare tutti questi elementi all’interno di un progetto di design del cibo coerente e innovativo.

Altra figurta importante per il settore del gusto, del cibo e, dunque, dellhospitality a tutto tondo è quella dell'Exhibition/Event Designer, nuova figura professionale in grado di unificare le competenze del designer con elementi di management, marketing e comunicazione al fine di creare comunità. Il design thinking è il primo strumento che viene applicato per la progettazione congiunta di spazi fisici e digitali per determinare le relazioni nello spazio e temporali tra diversi gruppi di clienti e stakeholder di grandi eventi, poiché non può esserci network senza lo sviluppo di una piattaforma di relazioni. 

In quest'ottica si sviluppa in maniera nuova anche la figura dell'Interior Designer come "esploratore di spazi". Il designer d'interni deve saper esplorare lo spazio abitato, comprendendo come questo viene percepito: oltre ad apprendere conoscenze specifiche, come le caratteristiche tecniche dei materiali, degli elementi di arredo e di illuminazione, deve saper progettare “spazi relazionali” con una precisa identità, ambienti e luoghi che favoriscano relazioni umane positive e connessioni armoniche tra abitanti e oggetti. 

In tema agroalimentare parliamo sempre più spesso di intelligenza artificiale: ebbene, un'altra nuova figura che si fa largo è quella del Prompt designer: progetta e scrive prompt di qualità per dialogare con le IA e addestrarle a fornire gli output più efficaci e pertinenti, combinando competenze tecniche e umanistiche, in quanto deve avere una comprensione chiara del contesto in cui sta interagendo con l’IA, padroneggiare il linguaggio verbale per individuare le scelte lessicali migliori possibili, così da comprendere la ‘logica’ dello strumento per instaurare un dialogo proficuo.

Da non trascurare nemmeno, in materia, il Product Designer, il designer di prodotto contemporaneo. Una figura ibrida, con conoscenze in discipline differenti, che mette in relazione nelle diverse fasi del progetto. Estrattivismo, trasformazione delle filiere di produzione, legame con il territorio, esigenza di nuovi materiali, comprensione delle esigenze dei nuovi utenti sono temi urgenti che un designer calato nella contemporaneità deve essere in grado di analizzare e interpretare. Deve essere in grado di gestire piccole serie in auto-produzione ma anche progetti complessi e destinati alla produzione su larga scala. 

“Il cuore di Spd, Scuola Politecnica di Design è il progetto -spiega Amos Bianchi, capo della didattica di Spd-. La grande tradizione del design Italiano, in grado di fondare una cultura del design inclusiva di istanze sociali, economiche, politiche, psicologiche, ha costituito il fondamento su cui la Scuola si basa dall’anno della sua fondazione, il 1954. Questi valori sono tutt’ora validi e richiedono di essere declinati in una contemporaneità globale che sta proponendo nuove sfide al designer, prima fra tutte quella ambientale”.

Fc - 41029

EFA News - European Food Agency
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