In Italia scoppia un'altra guerra: quella del food
Filiera Italia a palle incatenate contro Confagricoltura e Mediterranea
Era una tranquilla domenica di fine maggio quella di ieri, almeno finché non è comparsa sulle colonne de Il Giornale l'intervista del vicedirettore Osvaldo De Paolini a Luigi Scordamaglia, presidente di Fliera Italia, la fondazione sostenuta da Coldiretti il cui scopo è la difesa del cibo italiano. Scordamaglia, nella lunga intervista si è scagliato contro Mediterranea, la neonata creatura nata da due genitori come Confagricoltura e Union Food. Più precisamente, il presidente di Filiera Italia se l'è presa soprattutto con Confagricoltura e le sue alleanze con le multinazionali del food che l'organizzazione va stringendo. Perché, sottolinea l'intervista, il rischio che corre un paese come il nostro, patria della dieta Mediterranea, è di arrivare ad avere meno fritta e verdura e più cibo omologato. Un paradosso, mentre il resto del mondo esalta la nostra dieta come modello salutare e sostenibile.
"L'industria alimentare -dice Scordamaglia nell'intervista- ha sempre svolto in Italia un ruolo insostituibile cone grandissimi campioni nazionali che sono il vero strumento della valorizzazione della produzione agricola: non bisognerebbe prestarsi a essere la foglia di fico di nessuno".
La bordata della "foglia di fico" è diretta proprio a Confagricoltura. "Faccio veramente fatica a capire -prosegue Scordamaglia- come sposare modelli omologanti di multinazionali globali porti valore agli agricoltori. In questo modo Confagricoltura si mette al rimorchio di questi potentati multinazionali facendone la foglia di fico. Dicono di voler promuovere la dieta mediterranea ma poi quelle multinazionali sostengono il Nutri-score, investono nei cibi prodotti in laboratorio, e a volte non rispettano le norme sulle pratiche commerciali sleali come testimoniato dalle sanzioni applicate a Lactalis. E questi sono fatti".
Da qui, dal Nutri-score, battaglia condotta dall'Italia al momento vincente (ma tutto è rimandato all'insediamento della nuova Commissione Ue) parte la (dura) reprimenda del manager verso il progetto di Confagricoltura, guidata dal presidente Massimiliano Giansanti, con azionista al 50% Union Food che rappresenta oltre 20 categorie merceologiche, più di 900 marchi, 550 aziende dislocate su tutto il territorio nazionale, oltre 100 mila occupati, ed è presieduta da Paolo Barilla.
"Associazioni come Union Food -sottolinea Scordamaglia nell'intervista- ormai hanno tra i loro soci aziende che producono integratori, multinazionali globali dell'alimentare, aziende farmaceutiche e accanto a loro imprese di un prodotto tipico come la pasta. È fuori dalla mia portata, e non solo mia, riuscire a capire come interessi così divergenti possano essere rappresentati in un unico contenitore".
"Dico semplicemente -aggiunge Scordamaglia per chiarire il concetto- che quando a Bruxelles attaccavamo, insieme alle organizzazioni degli altri Paesi, il commissario Timmermans spiegando che la transizione verde non poteva essere fatta contro gli agricoltori, alcune di queste multinazionali incontravano il gabinetto del Commissario per spingerlo ad andare avanti sulla sua linea ideologica, non aderendo alle richieste di una categoria vitale per l'Europa. È davvero difficile immaginare come si possano fare alleanze con aziende multinazionali che di fatto considerano i produttori agricoli come i mezzadri di una volta, incapaci di autodeterminare il loro futuro".
Confagricoltura, tra l'altro, sottolinea ancora nell'intervista il presidente di Filiera Italia, "fa parte di una realtà con sede a Bruxelles, l'European food forum, che accoglie non solo molte di queste multinazionali globali, ma addirittura l'associazione europea dei cibi a base cellulare fatti in laboratorio. Davvero qualcuno piò pensare che chi produce cibi sintetici come carne, latte, formaggi e ora anche ortofrutta ottenute in laboratorio possa allearsi con un'organizzazione agricola? Bisognerebbe uscire dall'ipocrisia di fare dichiarazioni contro il cibo sintetico in Italia e poi stare allo stesso tavolo a Bruxelles. Per noi la coerenza è un valore irrinunciabile".
EFA News - European Food Agency