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CLARA MOSCHINI

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L'industria alimentare protagonista della mostra "Opificio Italia"

Fino al 21 agosto a Roma il viaggio fotografico tra le aziende del made in Italy

I macinacaffè di Tre Spade arrivati sul mercato i primi anni del Novecento, insieme al caffè espresso. Le pentole in alluminio di Baldassare Agnelli già pensate e progettate per cuocere in maniera salubre, come nel caso della pentola a vapore “problem”, o per cuocere più pietanze insieme risparmiando gas come vuole la “pentola quadrifoglio”. Siamo a cavallo del decennio 1925-1935 ma ci sono ancora da citare i coltelli di Premana dell’azienda Montana forgiati dal 1925 e i Salumi Fratelli Storti, salumificio nato nel 1900 inizialmente specializzato in insaccati della tradizione mantovana.

È solo una parte della mostra fotografica “Opificio Italia” inaugurata nella sede nazionale (in via Tagliamento 25 a Roma) di Confimi Industria, la confederazione dell’Industria manifatturiera italiana e dell’impresa privata, che rappresenta circa 45 mila imprese per 650 mila dipendenti con un fatturato aggregato di quasi 85 miliardi di Euro. In mostra fino al 21 agosto, Giornata nazionale dell’imprenditore, le immagini tratte dagli album di famiglia e dagli archivi storici di oltre 50 aziende manifatturiere nate nel secolo scorso: un viaggio tra le immagini delle industrie manifatturiere che hanno contribuito alla storia dell’industria agroalimentare italiana ma anche della ristorazione e di quello che oggi è conosciuto come settore horeca. Sono le industrie che hanno creato prodotti che oggi sono il segno distintivo di un’eccellenza nel mondo, principalmente piccole aziende di famiglia nate attorno a un’idea prima che a un marchio. 

Parliamo di più di 150 scatti divisi per tappe. Si parte con Logos Opificio che racconta la trasformazione del marchio in un logo grafico, quando ancora il prodotto era più importante del brand.  In Interno Opificio le immagini entrano negli antichi magazzini, nelle officine, negli stabilimenti, nei ricoveri per i mezzi di trasporto, tra i grembiuli delle donne operaie e le tute da lavoro degli uomini. In Esterno Opificio è racchiuso il mostrarsi al mondo, farsi vetrina. I prodotti escono dai capannoni, diventano strumenti per conquistare il mercato. Sono le immagini delle pubblicità, tra bozzetti, claim, slogan e cartoline, gli stampi e i registri, i diplomi e i francobolli, le sponsorizzazioni sportive. In Memorabilia Opificio, una tappa dal sapore amarcord per le aziende che hanno lasciato il segno, conquistando un posto nei ricordi non soltanto di tutti gli italiani. Le imprese diventano prodotto. Restiamo in campo alimentare? Di Barzanò e Zanardo è il documento di registrazione del brevetto “L’uomo lavora, il pavesino ristora” della Pavesi.

Tra le tappe anche brevi citazioni, schermi e cataloghi, proiezioni di immagini che permettono di varcare soglie di antiche botteghe e di indagare i volti degli operai intenti a lavorare una passione, per calarsi nelle atmosfere di quei primi tentativi che il tempo ha mutato in maestria.   

C’è poi la storia di Elisa Antonini che ha trasformato la sua attività di apicoltrice in una vera e propria impresa. La prima a produrre biologicamente: miele, certo, ma anche marmellate e creme di cacao e nocciola. Capostipite della Rigoni di Asiago che nasce negli anni Venti del secolo scorso, su un altopiano ancor oggi complicato logisticamente per via dell’alta quota. Ci sono le aziende raccontate attraverso claim. “La guerra abbatte gli impianti ma non lo spirito”. Pietro e Luigi Marcati di ritorno dalla Grande Guerra rilevano la storica Farmacia di Veronella. Era il 1919. Partendo dai preparati galenici si specializzano in breve nell’arte della produzione di liquori. “Dal 1967 conserviamo passione”. È il caso di Fratelli Belotti conserve alimentari che lavorano affinché si possa trovare la tradizione in ogni barattolo: ortaggi, formaggi, funghi, salse e battuti.

Poi ci sono le storie di treni presi al volo. Primo Mazzari trasportava frutta, ma la produzione abbondante si scontra con i limiti dei magazzini locali. Era il 1958 quando ebbe l’idea di raccogliere la merce in esubero con l’intento di produrre sidro da vendere alle distillerie di zona. Nascono così le Distillerie Mazzari.

E ancora, era il 1970, l’impresa Seno&Seno era una piccola bottega di quartiere, le consegne si facevano in motorino. Poi l’intuizione, il noleggio di coltelli...


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