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CLARA MOSCHINI

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Coffee mixology: un connubio sempre più credibile

Secondo il Consorzio Promozione Caffè, il 91,3% degli italiani è favorevole a miscelare il prodotto con i drink

Per molto tempo ci sono state solo ed esclusivamente le tazzine in ceramica, poi sono arrivate quelle più moderne in vetro. E oggi? Ora il caffè ha conquistato anche i più eleganti bicchieri, calici e mug da cocktail grazie alla “coffee mixology”, dove diventa ingrediente di drink innovativi e dai sapori inaspettati. Una tendenza che, da passione di nicchia, è diventata una specialità sempre più nota anche in Italia, dove nascono ogni giorno nuovi cocktail in cui l’aroma del caffè si unisce alle note di distillati, succhi di frutta e bibite, nelle varianti alcoliche e non.

“Il caffè continua a stupirci per la sua capacità di rinnovarsi attraverso nuove modalità di consumo, capaci di attirare anche le nuove generazioni, senza però perdere un forte legame con il concetto di italianità”, dichiara Michele Monzini, presidente di Consorzio Promozione Caffè. “Come emerge dalla nostra ricerca 'Se è italiano… si sente! – Gli italiani e il caffè', per il 91,3% degli italiani il caffè è straordinario perché unisce la tradizione dei metodi più antichi all’innovazione di nuove modalità di prepararlo e gustarlo, come appunto i drink a base di caffè. Che sia la colazione o l’aperitivo, il caffè è sempre protagonista, capace di accendere la convivialità: non è un caso che il 92,4% pensi che questa bevanda, nelle sue più svariate forme, sia un momento di incontro e che il 91,2% lo consideri un gesto d’amore o di amicizia per le persone a cui lo offriamo”.

Ad aver messo le basi del successo della coffee mixology è la fama di cocktail internazionali come l’Irish Coffee e l’Espresso Martini, che hanno influenzato i bartender a utilizzare il caffè anche in versione drink. “Si tratta di un ingrediente che ha un impatto importante sul gusto e che per questo diventa protagonista del drink”, spiega Francesco Sanapo, pluripremiato campione barista e assaggiatore. “È quindi fondamentale utilizzarlo con criterio, conoscendo prima di tutto la materia prima: ogni caffè, infatti, è diverso dall’altro e può caratterizzare in modo differente il cocktail”.

I metodi di estrazione, in particolare, possono regalare un “twist” differente al cocktail, esaltando le note aromatiche dei distillati o della frutta a cui il caffè viene abbinato. L’espresso, per esempio, è perfetto in un drink in cui si vuole far emergere la forza e l’intensità del caffè in equilibrio con liquori di carattere, come la vodka, il whisky, la tequila e il triple sec, mentre il cold brew e la moka sono molto utilizzati nei “mocktail”, la variante analcolica dei cocktail, per creare un maggiore bilanciamento di gusto con ingredienti come succo d’arancia, acqua tonica o latte di mandorla.

E che il caffè sia protagonista di queste bevande alcol-free non stupisce: è proprio il cappuccino, che nasce dalla miscelazione tra caffè e latte, il primo esempio di mocktail nella storia. A favorire la diffusione dei cocktail al caffè sono soprattutto i giovani, che oltre ad essere più inclini alla sperimentazione e ad assaporare il caffè in modalità innovative, vivono l’esperienza della caffetteria in modo diverso rispetto alle altre generazioni. Se nonni e genitori, infatti, il più delle volte entrano in un bar per ordinare un espresso al banco che berranno in pochi sorsi, i figli scelgono delle bevande che li accompagnino in un tempo molto più dilatato, durante il quale studiare, lavorare e trascorrere del tempo con gli amici. I drink al caffè, in particolare nella loro variante senza alcol, grazie a un volume di liquidi più elevato rispetto alle proposte più tradizionali, sono la bevanda perfetta per accompagnarli in un’esperienza completa e totalizzante. Miscelato a un cocktail alcolico o a zero gradi, il caffè deve sempre mantenere un profilo equilibrato, evitando di coprire troppo gli altri sapori o di sbilanciarli verso note sgradevoli.

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