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CLARA MOSCHINI

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Libri. "Non me la bevo": il vino oltre ogni etichetta

Un saggio di Michele A. Fino approfondisce storia e pratica della viticoltura, al di là dei luoghi comuni

No, non è vero che il vino si è sempre fatto nello stesso modo dalla notte dei tempi. No, non è vero che il vino contadino è sempre meglio di quello industriale. Sì, fino a Louis Pasteur, la riuscita del vino era affidata a buone pratiche, ma spesso senza che se ne conoscesse il senso. E ancora no, non è per nulla scontato che il vino naturale sia più naturale del vino trattato.

Si prenda nota che i vigneti europei hanno al massimo duecento anni, non millenni, perché purtroppo, a causa del diffondersi di alcuni parassiti, vennero quasi tutti distrutti a fine Ottocento. Poi, il vino si comincia a degustare a partire dalla corretta lettura dell'etichetta. E infine sì, un buon bicchiere di vino fa bene all'umore e alle relazioni; non si può semplicemente dire che faccia bene alla salute.

"Non me la bevo" (Mondadori, 2024) è una coraggiosa azione di debunking delle mode e delle leggende che il marketing ha infilato con abilità nei calici che ogni giorno alziamo al cielo. Lo ha pensato e scritto Michele A. Fino, professore associato all'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, appassionato di tutto ciò che ruota intorno al vino: cantine, processi di vinificazione, storie dei vigneti, conoscenza dei terreni e dei climi, marketing, storytelling e studi scientifici.

Questo volume è un godibile vademecum per tutti coloro che amano bere del buon vino – e per fortuna sono tanti – ma non si raccapezzano più tra etichette, campagne di comunicazione, antiche leggende e mode improvvise. La scoperta di ciò che sta dietro molta narrazione aiuterà tutti noi ad amare ancora di più questa bevanda, che sempre regala sensazioni uniche e spesso sancisce il piacere dello stare insieme.

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EFA News - European Food Agency
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