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CLARA MOSCHINI

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Il mercato alimentare halal è pronto a conquistare nuovi territori

Il settore crescerà del 6,1% ogni anno da qui al 2027 raggiungendo 1,8 trilioni di dollari

Il mercato alimentare halal è pronto per la crescita. Anzi, sta già crescendo. Lo dice l'ultimo rapporto State of the Global Islamic Economy 2023/24 secondo cui la spesa dei consumatori musulmani per cibo e bevande è aumentata del 9,6% nel 2022, raggiungendo 1,4 miliardi di dollari, rispetto a 1,28 miliardi di dollari nel 2021. L'aumento delle partnership commerciali internazionali e della produzione in Medio Oriente e gli sviluppi nella tracciabilità e nelle normative sono destinati a promuovere la crescita del settore degli alimenti halal, tanto che si prevede che la spesa dei consumatori musulmani per cibi e bevande crescerà a un tasso annuo del 6,1% da qui al 2027 raggiungendo 1,89 trilioni di dollari.

Secondo gli esperti, l'Indonesia rimane il mercato più grande per la spesa dei consumatori, mentre l'Egitto è salito al secondo posto e il Bangladesh si colloca al terzo. In un contesto di persistenti preoccupazioni per la sicurezza alimentare e l'inflazione, sostengono gli esperti, si sono registrati sviluppi positivi che hanno stimolato il settore halal, in particolare nel Medio Oriente e nell'Asia sudorientale: tra questi, il rafforzamento dei partenariati strategici all'interno dell'Organizzazione della cooperazione islamica (OIC). 

Un esempio? Di recente, la società saudita Halal Products Development Company (HDPC), filiale del Fondo Pif, Piblic investment fund, il fondo sovrano dell'Arabia Saudita, e la Banca islamica per lo sviluppo (IsDB) hanno firmato un memorandum d'intesa per sviluppare un ecosistema di prodotti halal: collaboreranno all'analisi dei dati relativi ai modelli, ai mercati e alle soluzioni industriali efficaci per l'halal. L'Indonesia, altro esempio, ha stabilito una cooperazione con l'Iran in materia di garanzia dei prodotti halal. Cinque paesi che hanno firmato in precedenza MoU simili a quello siglato dall'Indonesia sono Cile, Argentina, Ungheria, Bielorussia e Turchia.

L'espansione dell'industria halal

Allo stesso tempo, l'aumento delle partnership tra le aziende alimentari globali, agenzie governative e paesi dell'Oic, Organization of the Islamic Cooperation, l'Organizzazione della cooperazione islamica, promette di espandere ulteriormente l'industria halal. La carne di Kobe, per esempio, uno dei prodotti alimentari più noti del Giappone, dovrebbe entrare in Arabia Saudita con certificazione halal. Altri grandi nomi che hanno fatto incursione nei mercati Oic includono l'irlandese Kerry, che ha aperto un impianto di 21.500 piedi quadrati a Jeddah, Arabia Saudita. Il gigante alimentare globale Kraft Heinz ha riaffermato il suo impegno nei confronti dell'Indonesia con l'aggiornamento delle strutture, mentre esplora le opportunità di sostituzione della carne.

Halal autoctono

Nel frattempo, si moltiplicano gli sforzi per migliorare l'autosufficienza da parte del Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG), dove si stanno facendo investimenti sostanziali per localizzare l'agricoltura, la produzione e la trasformazione degli alimenti. Negli ultimi 12 mesi, il gruppo Kezad (Khalifa Economic Zones Abu Dhabi) di Abu Dhabi, uno dei maggiori conglomerati finainziari del Golfo con interessi nel food processing, ha stipulato un accordo da 272 milioni di dollari con Al Ghurair Foods per tre mega progetti di trasformazione alimentare, mentre il fondo di sviluppo agricolo dell'Arabia Saudita ha firmato contratti di finanziamento del valore di 246,8 milioni di dollari nel settore dei mangimi, produzione animale e settore lattiero-caseario.

L'HPDC, Halal Products Development Company, sussidiaria del Fondo Pif e direttamente protagonista dello sviluppo del settore food autoctono, ha stretto una partnership con il produttore di prodotti alimentari e agricoli Tanmiah Food Company per promuovere la localizzazione dell'industria della produzione halal in Arabia Saudita e sostenere il suo sviluppo all'interno della regione e globalmente. Per promuovere la crescita dell'industria del latte di cammello nel paese, l'anno scortso il fondo sovrano dell'Arabia, Pif, ha lanciato una nuova azienda, Sawani Company e ha lanciato Al Madinah Heritage Company (MHC) per migliorare la produzione e la distribuzione di datteri Saudi Ajwa sia a livello locale che internazionale, oltre ad altre varietà di datteri, per soddisfare la crescente domanda. 

Efficienza e tracciabilità

Sono, inoltre, in corso iniziative per migliorare l'efficienza e la tracciabilità del settore alimentare halal. La Saudi Food and Drug Authority ha collaborato con la Digital Government Authority er effettuare un esperimento di proof-of-concept per l'uso della blockchain. Nel settore privato, OneAgrix con sede a Singapore, e otto partner hanno sviluppato una soluzione di tracciabilità end-to-end della catena di fornitura per dare ai consumatori informazioni sull'origine degli alimenti e la verifica dell'autenticità.

Normative halal fuori dall'Arabia

La crescente domanda di alimenti halal ha portato i paesi non Oic a introdurre normative halal. Tra questi, la Bielorussia ha ottenuto l'accreditamento per certificare i prodotti halal. Tutti i produttori e certificatori di alimenti kosher e halal negli Stati Uniti devono registrarsi presso il Dipartimento dell'Agricoltura e dei mercati dello Stato di New York in modo da consentire ai consumatori di cercare tali alimenti nel paese. L'India, dal canto suo, ha istituito un sistema di certificazione halal obbligatorio regolamentato dal governo in base al quale i prodotti a base di carne destinati all'esportazione halal devono provenire da impianti con certificati validi rilasciati da un organismo accreditato dal Quality Council of India (QCI).

Ancora. L'Australian Fatwa Council ha stabilito che il metodo di macellazione con stordimento atmosferico controllato non è adatto per il consumo halal secondo le leggi e i principi islamici. In vari altri paesi, tra cui Indonesia, Emirati arabi uniti, Egitto, Brasile e Thailandia, sono stati organizzati seminari e sessioni di formazione per aziende locali e agricoltori al fine di fornire informazioni sui requisiti di certificazione halal e sulla sua importanza per aumentare le esportazioni.

E l'Italia cosa fa?

Detto questo, dalla patria del made in Italy alimentare, sorge spontanea una domanda: l'Italia come si sta muovendo? Cosa sta facendo? Si sta preparando all'invasione o sta preparando l'invasione? O non fa niente di tutto questo?


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