Istat/2. Produttori carni fresche in ascesa
Nei formaggi, Grana Padano si conferma tra i primi nel comparto lattiero-caseario
Secondo il report dell'Istat (leggi notizia EFA News), per le carni fresche prosegue la crescita dei produttori, che chiudono il 2022 attestandosi a 9.458 unità (+3,7% rispetto al dato del 2021) e gestendo 9.531 allevamenti, mentre i trasformatori segnano una flessione del 7%.Gli allevatori (di bovini, suini e ovini ovvero capi utilizzati per la produzione di carne, distribuita come prodotto fresco dopo la lavorazione) si concentrano, oltre che in Sardegna, anche nel Lazio (11,3%). Seguono Toscana (6,5%) e Umbria (6,2%).Più variegata è la distribuzione territoriale dei trasformatori che si localizzano soprattutto in Campania (28,3%), in Toscana e nelle Marche. Si conferma al primo posto, per numero di produttori, l’Agnello di Sardegna seguito dal Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale. Diversamente dalle carni fresche, la preparazione di carni - settore caratterizzato dalla compresenza di produttori e trasformatori operanti in più specialità Dop e Igp - prosegue la sua flessione anche se a ritmi diversi rispetto a quanto evidenziato tra il 2020 e il 2021, dove la variazione dei produttori era del -6,6% e dei trasformatori del -1,8%. Tra il 2021 e il 2022 il calo dei produttori si attesta, infatti, al -4,1% a opera soprattutto delle regioni del Centro e del Nord, tra cui si evidenzia la flessione riportata dalla Lombardia (-4,1%) che, tuttavia, continua a ricoprire nel 2022 la maggior consistenza produttiva (40,9% del totale nazionale dei produttori del settore).Rispetto all’anno precedente, nel 2022 la flessione dei trasformatori è più consistente(-3,4%); in Emilia-Romagna la contrazione è del 2,7% ma la regione continua comunque a detenere il maggior numero di operatori pari, nel 2022, al 41,1% del totale del settore.
Nel settore dei Formaggi, tra il 2021 e il 2022, la flessione dei produttori prosegue allo stesso ritmo dell’anno precedente (tra il 2020 e il 2021 la flessione era dello 0,7%, tra il 2022 e il 2021 dello 0,6%). Nel 2022 il settore conta quasi 23.500 produttori. Ad incidere su questo calo sono le regioni settentrionali del Paese (-4,5%) mentre nelle zone del Centro si registra una crescita del 6,7%. Nel Mezzogiorno l’aumento è dell’1,9%, grazie alla crescita registrata nelle Isole (+2,4%) che compensa la parallela flessione del Sud. Il maggior numero di produttori e di allevamenti si localizza, oltre che in Sardegna, nel Nord (Lombardia e Emilia-Romagna) e nel Centro (soprattutto nel Lazio). I primi prodotti di qualità del settore lattiero-caseario per numero di produttori si confermano il Pecorino Romano, il Pecorino Sardo e il Grana Padano. Quasi il 75% dei trasformatori si localizza nel Nord del Paese e circa il 29,1% nella sola Emilia-Romagna.Tra il 2021 ed il 2022 i produttori del settore ortofrutticolo e cerealicolo continuano la loro crescita, ma a un ritmo inferiore a quello registrato l’anno precedente (+1,4% tra il 2021 e il 2022 rispetto al +5,9% tra il 2020 e il 2021). Ad essere interessate dalla crescita dei produttori sono soprattutto le aree meridionali del Paese (+3,6%) per effetto, soprattutto, della forte crescita nel Sud Italia (+6,4%). Nel 2022 la Sicilia e la Campania detengono rispettivamente l’11,4% e il 7,2% dei produttori del settore.Parallelamente, i trasformatori proseguono la loro flessione, che nell’ultimo anno interessa quasi tutte le regioni.Le filiere certificate del settore si estendono prevalentemente in alcune aree del Paese. Oltre al Trentino-Alto Adige, in cui la coltura più intensa è a melo (Mela Val di Non in provincia di Trento e Mela Alto Adige o Südtiroler Apfel a Bolzano) si segnalano, per numero di produttori, la Sicilia e il Piemonte.
Il settore olivicolo-oleario chiude il 2022 in una situazione di sostanziale stazionarietà rispetto al 2021: tra entrate e uscite dal mercato, i produttori segnano un +0,1% e i molitori e/o imbottigliatori un -0,1% La tradizione olivicola-olearia, oltre ad essere particolarmente presente in Toscana, contraddistingue anche alcune regioni del Mezzogiorno tra cui, in particolare, la Puglia e la Sicilia (il 32,7% dei produttori del settore si ripartisce tra queste due regioni). Le eccellenze del settore con il maggior numero di produttori sono, infatti, Toscano, Terra di Bari e Sicilia, da cui la forte connotazione territoriale che il settore assume in questi territori in termini di incidenza di olivicoltori. Meno variegata è l’articolazione territoriale dei trasformatori, la cui distribuzione si ripartisce quasi nella stessa misura tra il Centro (45,5%) e il Mezzogiorno (44,7%, di cui il 30% nel Sud).
Il comparto "Altri settori" (costituito dall’aggregazione di più settori: Altri prodotti di origine animale, Aceti diversi dagli aceti di vino, Prodotti di panetteria, Spezie, Olii essenziali, Prodotti ittici, Sale e Paste alimentari) prosegue la flessione dei produttori (costituti da una pluralità di figure che si possono configurare come coltivatori, allevatori o pescatori). Flessione già registrata tra il 2020 ed il 2021 ma ad un ritmo superiore rispetto a quanto registrato nel 2022 (tra il 2021 ed il 2022 la riduzione è del -0,5% diversamente dal -3,2% del 2020/2021). I trasformatori si muovono, invece, quasi allo stesso ritmo nei due periodi in esame (rispettivamente +0,5% e +0,3%).Quasi il 72% dei produttori si ripartisce tra la Campania (44,1%) e il Lazio (27,6%), mentre oltre il 60% dei trasformatori si divide tra l’Emilia-Romagna (49,9%) e l’Abruzzo (10,4%).
- Fine -
EFA News - European Food Agency