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CLARA MOSCHINI

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Etna Doc: vendite negli Usa stabili nel primo semestre

Oltreoceano la denominazione vale il 45% delle Doc siciliane a valore

Si mantengono su standard elevati e guadagnano quote di mercato i vini Etna Doc negli Stati Uniti. È l’istantanea di quanto riportato oggi agli Etna Days (fino al 14 settembre) dall’analisi dell’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv) su base SipSource nel primo semestre di quest’anno. Secondo le elaborazioni sulla piattaforma americana, che misura le vendite – e gli effettivi consumi nel breve termine – dei prodotti presenti nei tre quarti degli esercizi commerciali statunitensi, i vini etnei chiudono il periodo con un sostanziale pareggio (-0,2%) a fronte di un contestuale calo tendenziale complessivo di vendite del settore pari all’8,8%, con i vini made in Italy a -6,4%. 

Secondo Francesco Cambria, presidente del Consorzio Etna Doc che organizza l’evento iniziato oggi a Castiglione di Sicilia (CT): “Le premesse per un 2024 difficile c’erano tutte: una vendemmia a -42,5% con conseguente calo nel semestre del prodotto imbottigliato (-5%); un rallentamento globale dei consumi e in particolare negli Stati Uniti, nostro principale mercato di sbocco. Invece nel primo semestre la denominazione ha tenuto e si è consolidata. Merito della qualità raggiunta dai nostri produttori ma anche di un corretto posizionamento di mercato negli Usa, in particolare nei canali del fuori casa che continuano a crescere”.
 
Secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv, a fronte di un numero di bottiglie pari ad appena il 6% del totale delle Doc e Docg siciliane, la presenza dei vini dell’Etna sul mercato a stelle e strisce (60% di bianchi e 40 di rossi) vale il 28% in termini di volumi consumati. Una quota che a valore sale fino al 45%, per effetto di un prezzo della distribuzione che negli Usa si attesta sui 26 dollari al litro, quasi il triplo rispetto media delle Do dell’Isola.

Ed è proprio il prezzo, quindi l’alto posizionamento percepito, il tratto distintivo dei vini del vulcano negli Usa. “Non è un caso", ha detto il responsabile dell’Osservatorio Uiv Carlo Flamini, "che mentre i vini italiani vedono un forte sbilanciamento dei consumi sulla parte retail (Grande distribuzione, liquor store), con il 77% di quota sul totale, i vini etnei trovano come primo canale di consumo il cosiddetto “fuori casa” (on-premise, ovvero ristoranti, bar, alberghi), con una quota sul totale del 62%, di 10 punti superiore alla Doc Sicilia, anch’essa consumata prevalentemente nell’on-premise, e quasi tripla rispetto all’offerta tricolore”.

Il canale più ambito, quello dell’hotellerie e della ristorazione, ha trainato i consumi in questo primo semestre cumulando aumenti del 2,6% a fronte di riduzioni sia per i vini italiani (-4.5%), sia per la generalità del mercato (-9%). Migliore, pur nella negatività, anche il dato dell’off-premise, con l’Etna Doc che vede riduzioni del 4,5% contro il -7% dei vini italiani e il -9% del totale mercato. Il totale commercializzato (off + on-premise) ribadisce infine il posizionamento premium e ultrapremium del prodotto. Il 63% delle vendite si inserisce nella fascia 15-25 dollari/bottiglia, contro un’offerta nazionale - compresa per l’85% nel segmento precedente, sotto i 15 dollari – che si ferma al 13%. Una quota sostanziosa (34% – e in crescita dell’8% nelle vendite - è poi quella che va dai 25 ai 50 dollari a fronte di una media italiana che nel segmento non supera l’1% dei volumi venduti. Al 4% la fascia luxury (oltre i 50 dollari), in forte contrazione anche nell’on-premise al pari del trend nazionale.

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