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CLARA MOSCHINI

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Niente alcol, siamo inglesi

Vendite raddoppiate di birre a zero (o bassa) gradazione alcolica , complice la modifica delle accise



Le cose cambiano. Il titolo del film si Davide Mamet del 1988 calza a pennello al Regno Unito che, udite udite, è diventato uno dei mercati in più rapida crescita per le birre a basso contenuto di abv, l'alcohol by volume, ossia tecnicamente la quantità in volume di contenuto di etanolo presente nella birra, quella che volgarmente chiamiamo "gradazione alcolica". Gli inglesi, insomma, da popoli di bevitori incalliti e ad alto contenuto alcolico, modificano la loro immagine e si buttano sul no alcol? Sembra di sì, soprattutto dopo le modifiche dell'accisa sugli alcolici introdotta la scorsa estate. Secondo gli ultimi aggiornamenti di Iwsr, fornitore globale di dati e approfondimenti sulle bevande, le vendite di birra a basso contenuto alcolico sono raddoppiate, passando da 650.000 ettolitri nel 2023 a quasi 1,3 milioni lo scorso anno. La notizia si aggiunge a quella che riguarda la riforma della tassazione dell'agosto 2023, in cui le birre a 3,5% di ABV e inferiori sono state tassate meno delle birre con un ABV superiore e classificate come bevande a bassa gradazione.

In poche parole, il dato nel suo complesso attesta una crescita del settore doppia rispetto alla concorrenza più vicina a livello globale, che era quella dello Stato sudamericano del Venezuela, mentre la Romania e il Giappone si sono classificati insieme al terzo posto. Il Regno Unito, insomma, a furia di bere senza alcol è diventato l'8° mercato mondiale per la birra a basso contenuto alcolico: un passo in avanti non da poco rispetto al 13° posto del 2022. Un cambio di rotta talmente epocale che una serie di produttori di birra e di giganti delle bevande ha modificato le ricette per aggirare le nuove regole di tassazione: il risultato è che molte delle birre lager più popolari del Regno Unito sono state ridotte a meno del 3,5% di ABV. Carlsberg Marston's Brewing Company (CMBC), per esempio, ha ridotto la sua birra di punta dal 3,8% di gradazione al 3,4% e Heineken ha ridotto il suo marchio John Smith's Extra Smooth dal 3,6% al 3,4% ABV.S econdo un'analisi recente, addirittura, pare che Carlsberg pagherà 9,27 sterline per ogni litro di alcol per la sua Danish Pilsner, che rientra nella soglia di ABV inferiore a 3,5%, rispetto a 20,01 sterline al litro per le birre con ABV compreso tra 3,5% e 8,5%. Anche Dark Star, di proprietà di Asahi, ha recentemente ridotto la sua Hophead al 3,4% dal 3,8%. Altri produttori hanno lanciato nuovi prodotti al di sotto dei 3,5% ABV, come la Cold Beer di BrewDog, con un 3,4%.Quadruplicato

E non è tutto perché la British Beer and Pub Association ha dichiarato che la stragrande maggioranza dei pub (87%) serve almeno una birra a basso o nullo contenuto alcolico. Ancora: la maggior parte di queste sia ancora in bottiglia e in lattina, il numero di birre a basso o nullo contenuto alcolico servite alla spina è quadruplicato dal 2019. Di recente, Guinness ha investito molto nella variante analcolica 0.0 della sua birra di punta, espandendola dapprima in fusti nel settore horeca irlandese, prima di portarla nel Regno Unito attraverso una sperimentazione presso il pub The Devonshire di Soho e ora nel settore horeca in senso lato.

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