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CLARA MOSCHINI

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GdF Torino sequestra 8 ton di semi cinesi spacciati per italiani

Operazione Via dei semi: la merce ha un valore 4 milioni di euro

L’operazione è stata chiamata "Via dei semi" ed è stata svolta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria Torino sotto il coordinamento della Procura della Repubblica del capoluogo piemontese. I militari del comando provinciale della Guardia di Finanza l'hanno portata a termine al termine di un'attività investigativa in materia di contrasto al fenomeno delle frodi agroalimentari, a tutela del Made in Italy.

Le investigazioni hanno riguardato, in particolare, la commercializzazione sul territorio nazionale di sementi da orto, principalmente semi di pomodoro, peperone e peperoncino: le sementi, a un esame, sono risultate di origine prevalentemente cinese o comunque extra-Ue anche se venivano rappresentate in maniera fallace come di origine italiana: sulle confezioni, infatti, erano riportati segni, figure e immagini atti a indurre il consumatore a ritenere che il prodotto fosse di origine nazionale. 

Su disposizione della Procura della Repubblica di Torino sono state effettuate perquisizioni in seguito alle quali sono state sottoposte a sequestro circa 8,3 tonnellate di sementi da orto, già confezionate in quasi 218 mila buste. Il controvalore del prodotto finito di cui è stata inibita l’immissione in commercio viene stimato in circa 4 milioni di Euro. 

L'indagine è partita da alcuni punti vendita della grande distribuzione organizzata nella provincia di Torino: in seguito a questa attività d'investigazione i finanzieri hanno scoperto che i siti di confezionamento delle sementi si trovavano nelle province del cesenate. 

L’attività d’indagine ha consentito, inoltre, di ricostruire la filiera relativa all’importazione dall’estero dei prodotti: questi, venivano confezionati con imballi che riportavano la bandiera italiana e con indicazioni che richiamavano il territorio della penisola oltre a denominazioni di numerosi prodotti agroalimentari tradizionali italiani, quali, tra gli altri, il pomodoro costoluto fiorentino, il pomodoro San Marzano, il pomodoro padano, il peperone quadrato d’Asti, il peperoncino piccante calabro. 

Si è trattato nel complesso le oltre 190 specie di sementi da orto che, senza alcun sostanziale processo di trasformazione, venivano poi immesse in commercio ingannando i consumatori sulla loro reale provenienza che, a seconda dei casi, era in realtà cinese, indiana, statunitense, polacca, tanzanese, cilena e turca.

Al termine dell’operazione due sono le persone denunciate (ovvero i responsabili delle imprese risultate coinvolte), nei confronti dei quali viene ipotizzato il reato di commercializzazione di prodotti recanti fallaci indicazioni di origine, nonché di vendita di prodotti industriali con segni mendaci, fatta salva la presunzione di non colpevolezza che li accompagnerà per tutto il procedimento penale che li riguarda sino ad eventuale pronunciamento d’una sentenza irrevocabile di condanna.




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