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CLARA MOSCHINI

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Intesa Sanpaolo: Campania, Sicilia e Calabria valgono 37,1 mld euro

Export in crescita in tutte e tre le regioni, con agroalimentare tra i settori di punta

Nel 2023 i valori esportati dai territori della Direzione Regionale Campania, Calabria e Sicilia si sono assestati a quota 37,1 miliardi di euro, il 111% in più rispetto al 2016 (+120,3% la Campania, +97,5% la Sicilia e +112% la Calabria). Lo rileva l'analisi a cura del Research Department Intesa Sanpaolo diffusa in occasione della nuova tappa di "Imprese vincenti", che ha appena fatto tappa a Napoli, con la partecipazione - in ambito agroalimentare - della Fabbrica Della Pasta di Gragnano e dell'Ifis.

Un elevato contributo proviene dalla Campania (22,2 miliardi di euro di export nel 2023) dove il primo settore per vendite all’estero è la farmaceutica, seguito da agro-alimentare, automotive e sistema moda. Nel 2023 le esportazioni della Sicilia hanno superato i 14 miliardi di euro, con un peso importante del settore petrolifero, seguito da agro-alimentare, chimica, elettrotecnica ed elettronica. Più contenuti i valori esportati per la Calabria (879 milioni di euro) rappresentati soprattutto da agro-alimentare, chimica e sistema moda.

Nel primo semestre del 2024 le esportazioni delle tre regioni hanno mostrato un buon tasso di crescita rispetto allo stesso periodo del 2023, +6,4% (+8,8% la Campania, +1,8% la Sicilia e +18% la Calabria) in controtendenza rispetto alla media italiana (-1,1% tendenziale); in particolare, per la Campania il maggior contributo è venuto dal settore farmaceutico (+54,6% rispetto ai primi sei mesi del 2023), seguito da agro-alimentare (+3,5%) e aerospazio (+2,4%) che compensano i cali di automotive (-6,2%) e sistema moda. In lieve incremento i flussi della Sicilia nel primo semestre del 2024 (+1,8% tendenziale): i prodotti petroliferi raffinati, che totalizzano più del 60% del totale export regionale, crescono del 3%; andamenti positivi si registrano anche per agro-alimentare (+4,6%), chimica (+14,9%) ed elettrotecnica (+57,8%); in calo l’elettronica (-49,5%). In crescita anche i flussi della Calabria (+18% tendenziale) determinato dagli incrementi di agro-alimentare (+26,8%), chimica (+18,7%), sistema moda (+4,4%) e meccanica (+2,5%); in contrazione navi e imbarcazioni (-5,2%).

Alla buona dinamica dell’economia italiana ha contribuito anche la forte ripresa degli investimenti che tra il 2016 e il 2023 hanno registrato un aumento pari al 35,7% a prezzi costanti in Italia (+35,3% per la Campania, +38,3% per la Sicilia, +14,7% per la Calabria). Abbiamo fatto decisamente meglio rispetto ai nostri principali competitor: la Francia ha messo a segno un progresso del 19,2%, la Spagna ha mostrato una crescita del 14,3%, mentre la Germania si è fermata al +4,5%. Si tratta di un cambio di passo significativo rispetto al recente passato: basti pensare che tra il 2008 e il 2016 i nostri investimenti si erano ridotti del 22,4% (-28% per la Campania, -40,9% per la Calabria, -33,8 per la Sicilia), mentre quelli tedeschi erano saliti del 9,9%. Industria 4.0 (dal 2017) e Superbonus (dal 2021) spiegano questa performance, sintesi del balzo delle costruzioni (+47,1% nel periodo 2016-2023), ma anche della dinamica degli investimenti italiani in macchinari, mezzi di trasporto e Ict (+29,3%) e in beni immateriali (R&S e software; +20,2%).

Dopo il rallentamento osservato tra il 2023 e il 2024, il prossimo anno ci aspettiamo una ripresa dell’economia italiana che potrà contare sul contributo dei consumi e degli investimenti. In questa direzione spingono il rientro dell’inflazione, la riduzione dei tassi di interesse e la realizzazione degli investimenti del Pnrr. L’80% della spesa effettiva del Pnrr si concentrerà nel triennio 2024-2026, con potenziali ricadute molto positive sul rilancio delle infrastrutture e sulle transizioni digitale e green e, in ultima analisi, sull’aumento del tasso di crescita potenziale del Pil. Dal canto loro, le imprese manifatturiere hanno le risorse per continuare a investire in tecnologia e in transizione green. Negli ultimi anni si è rafforzata la struttura patrimoniale: tra le imprese manifatturiere dei territori della Direzione Regionale il patrimonio netto in percentuale del passivo si colloca al 28% in Campania e al 26% circa in Sicilia e Calabria, valori più elevati rispetto a quelli osservati a inizio anni Duemila, anche se inferiori alla media italiana. Inoltre, nel post-pandemia le disponibilità liquide in percentuale dell’attivo, cuscinetto contro i rischi e risorse per investire, sono aumentate notevolmente: in Campania si attestano all’8,4%, in Calabria e in Sicilia al 7% circa.

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