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CLARA MOSCHINI

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Ecologia: 48% italiani cambiano dieta per rispetto dell'ambiente

38% consumatori mangerebbe più pesce se avesse la sicurezza di non procurare danni agli oceani

I dati diffusi da Marine Stewardship Council, in occasione delle Settimane della Pesca Sostenibile (14-27 ottobre 2024).

 Quasi la metà dei consumatori che cambiano le proprie abitudini alimentari lo fanno a causa di preoccupazioni ambientali, secondo una nuova ricerca globale promossa da Marine Stewardship Council (Msc), organizzazione non profit che protegge gli oceani promuovendo la pesca sostenibile. La ricerca è pubblicata in occasione della quarta edizione delle Settimane della Pesca Sostenibile (14-27 ottobre 2024), una campagna nata per ricordare l’importanza del consumo sostenibile di prodotti ittici.

Realizzata in collaborazione con Globescan, la ricerca tratteggia l’identikit di un consumatore sempre più pessimista riguardo la possibilità di salvare gli oceani e garantire la disponibilità delle specie ittiche preferite in futuro, ma molto consapevole e attento alle ricadute sull’ambiente dei comportamenti individuali, e che sceglie quindi di modificare la propria dieta per ragioni ambientali e predilige prodotti alimentari, in particolare quelli ittici, di provenienza sostenibile.

I ricercatori hanno chiesto a più di 27mila persone provenienti da 23 Paesi se la propria dieta fosse cambiata rispetto a due anni fa. Delle oltre 22.000 persone che hanno risposto affermativamente, il 43% l’ha fatto per motivi ambientali; altre ragioni rilevanti sono la salute e il prezzo. In Italia, questa percentuale sale al 48%.

Il cambiamento maggiore si è verificato nelle carni rosse, come manzo e agnello, poiché a livello globale il 39% degli acquirenti intervistati ha confermato di aver ridotto il consumo negli ultimi due anni, mentre in Italia la percentuale è del 57%. Il 46% dei nostri concittadini ha dichiarato di aver mangiato più verdure e il 12% ha dichiarato di aver mangiato più pesce rispetto a due anni fa. Guardando al futuro, il 27% degli intervistati globali e il 38% dei consumatori italiani hanno anche affermato che sarebbero disposti a mangiare più pesce se avessero la sicurezza di non causare danni agli oceani.

A livello globale il cambiamento climatico è la principale preoccupazione ambientale, con il 51% seguito dal timore per eventi estremi e distruzione di boschi e foreste. Anche nel nostro Paese la prima preoccupazione ambientale riguarda il cambiamento climatico (56%), seguito però dai danni causati da inquinamento e spazzatura a fiumi e torrenti (43%) ed eventi estremi (43%). Molto alta anche la preoccupazione per lo stato degli oceani a livello globale e nazionale: il 91% degli intervistati globali e il 94% di quelli italiani si dice preoccupato per le loro sorti.

Crolla l'ottimismo sulla possibilità di salvare gli oceani da danni irreversibili. Diminuisce infatti la percentuale di italiani che ritiene che entro 20 anni sarà possibile salvare gli oceani dai danni irreparabili causati dall'uomo, che passa dal 53% del 2022 al 36% di oggi; mentre cresce la percentuale che ritiene improbabile che la propria specie ittica preferita possa essere disponibile tra 20 anni (che passa dal 33% di due anni fa al 50% attuale).

A fianco di questo quadro poco rassicurante, la ricerca rileva anche un buon livello di empowerment e attenzione alla sostenibilità da parte dei nostri concittadini. Infatti, l'Italia si distingue per essere uno dei paesi più orientati alla sostenibilità, classificandosi terza tra tutti i Paesi interessati dall’indagine per importanza data a questo tema.

Quasi 8 consumatori italiani su 10 credono che il pesce che compriamo possa influire sulla salute degli oceani, i quali possono essere protetti consumando solo pesce da fonti sostenibili. Per questo l’82% desidera maggiori informazioni sulla sostenibilità dei prodotti ittici, e l'87% vorrebbe che il pesce acquistato fosse tracciabile a una fonte sostenibile.
Inoltre, quasi il 40% degli intervistati afferma che una maggiore disponibilità di opzioni sostenibili rappresenterebbe un incentivo all'acquisto e consumo di pesce.

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EFA News - European Food Agency
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