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CLARA MOSCHINI

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Commodity agricole: cacao, caffè e burro nell’occhio del ciclone

Areté tira le somme del 2024 e lancia le prime previsioni sul 2025

Non si arresta l’attenzione per le dinamiche dei mercati agrifood, che da 14 anni vede Unione Italiana Food ed Areté, The Agri-food Intelligence Company, unire le forze per analizzare trend e prospettive per l’anno a venire in occasione dell’evento Commodity Agricole, cui partecipano oltre 1.000 professionisti del settore fra le aziende di spicco della filiera agroalimentare. Nonostante il consolidarsi di condizioni strutturali migliorative per il riequilibrio dei mercati, le aspettative per il 2024 non hanno lasciato spazio ad un ridimensionamento della volatilità nell’agrifood.

“I segnali vanno tutti nella direzione di una persistente volatilità dei mercati -spiega Mauro Bruni, presidente di Areté-. Alcuni mercati hanno registrato trend deflattivi nel corso del 2024 ad oggi come lo zucchero, sceso del 29%, il frumento duro -15%, il frumento tenero -8% e l'olio extra vergine di oliva -6%. A fronte di questi, ci sono tante filiere dove i prezzi sono letteralmente esplosi: è il caso di cacao e caffè, con aumenti nei primi 9 mesi del 2024 rispettivamente del 48% e 83% (varietà robusta). Ricordiamo, però, che solo nei primi 4 mesi dell’anno l’aumento dei prezzi della fava di cacao è stato del 185%, seguito poi da una rapida contrazione dei prezzi di quasi il 50%, solo nei successivi 4 mesi. Attenzione anche ai prezzi del burro: hanno superato gli 8 Euro al chilo, record storico e +50% da inizio anno”.

“Guardando al 2025 -precisa Bruni- condizioni climatiche avverse, contesto geopolitico, regolazione più stringente sotto il profilo ambientale e della sostenibilità sono tutti elementi che avranno impatti importanti sulle dinamiche di mercato, col risultato che la volatilità continuerà a rappresentare un fattore importante e persistente”.

Market highlights cereali

I prezzi dei cereali (mais, frumento tenero, frumento duro, riso, orzo) sono attualmente sostenuti da problematiche lato offerta che hanno interrotto il trend di discesa che ha caratterizzato gli ultimi due anni. Le piogge eccessive hanno avuto un impatto, dalla fase di semina alla raccolta, sulle rese e la qualità dei frumenti (tenero e duro) nell'Europa nord-occidentale, mentre la siccità che è andata aggravandosi nel corso dell'estate ha limitato le prospettive di resa del mais nell'Europa orientale. 

Mais

Le piogge di metà settembre, inoltre, hanno causato problematiche qualitative anche sul raccolto di mais: l'Italia è tra le aree maggiormente interessate dalla scarsità di prodotto di qualità. Le produzioni cerealicole hanno subito forti cali anche nell'area del Mar Nero: i volumi di frumento tenero e mais esportabili da Russia e Ucraina risultano in calo rispetto agli ultimi due anni. 

Frumento

Il calo della disponibilità nell'area del Mediterraneo è potenzialmente compensato da produzioni abbondanti in Nord America: Stati Uniti e Canada hanno a disposizione maggiori volumi esportabili di frumento tenero e duro, ed il raccolto statunitense di mais si appresta ad essere il secondo di sempre per volumi. Resta ancora incerto il ruolo della Turchia sul mercato del frumento duro: dopo esportazioni record nella scorsa campagna e nonostante un raccolto abbondante, il Governo turco sta dando la precedenza al mercato interno. 

Orzo

La produzione europea di orzo, a differenza di quelle di mais e frumento, è risultata in crescita rispetto allo scorso anno: ciò non è tuttavia sufficiente ad evitare un deficit sul mercato globale, a causa dei cali produttivi previsti in Canada e Russia. 

Riso

Sul riso a livello internazionale una maggior disponibilità di prodotto asiatico, anche grazie alla rimozione del ban all’export da parte dell’India andrebbe a dare respiro alle limitate scorte nei paesi importatori. In Italia aree seminate 2024 in aumento per il secondo anno consecutivo risulterebbero il principale driver di aumento dell’offerta, ma occhio alle rese che potrebbero aver subito l’impatto delle recenti piogge.

Semi ed oli vegetali

Una domanda globale ancora limitata da scarse prospettive di crescita economica, in particolare in un grande importatore come la Cina, potrebbe non essere sufficiente per compensare il rallentamento della crescita della produzione mondiale di oli vegetali (palma, soia, girasole, oliva, colza, cocco). Un progressivo calo delle rese delle palme nel Sud-Est asiatico, unitamente a maggiori consumi interni a scopo energetico in Indonesia e Malesia, potrebbe limitare la disponibilità di olio di palma sul mercato globale. Al contempo, i cali produttivi previsti per seme di colza e di girasole faranno da supporto alla domanda di altri oli vegetali in UE e nei grandi Paesi importatori asiatici. 

Soia

Soltanto il comparto soia appare avviato verso un'abbondanza di offerta, che dovrà tuttavia farsi carico di una domanda crescente, per effetto sostituzione. Una produzione in forte calo nelle Filippine porterà in deficit il mercato globale dell'olio di cocco.

Olio Evo

Gli spunti che stanno interessando le quotazioni dei maggiori oli vegetali non interessano invece il mercato dell'olio extra-vergine di oliva, che attende l'arrivo di una produzione spagnola in forte recupero dopo due campagne devastate dagli effetti della siccità.

Coloniali (zucchero, caffè, cacao)

Dopo tre campagne consecutive di deficit, il mercato globale del cacao è previsto andare incontro ad una lenta e parziale ricostruzione delle scorte. Nelle anticipazioni Areté sulla campagna 24/25, un aumento produttivo dell’11% (meteo più favorevole e maggiori investimenti soprattutto in Africa Occidentale) ed un contestuale rallentamento dello 0,5% della domanda (complici i prezzi elevati), comporterebbero infatti un leggero surplus di circa 37.000 t, ponendo le basi per una lenta ricostruzione delle scorte (ormai ai minimi dal 2001). 

I prezzi della fava di cacao, sul mercato finanziario di Londra, hanno in parte già scontato le aspettative di un surplus, segnando circa un -50% rispetto ai record storici di aprile 2024, ma si confermano ancora superiori di circa il 50% rispetto ad inizio anno e dell’85% rispetto a settembre 2023.

Caffè

Il mercato del caffè, in un contesto di scorte globali estremamente ridotte dai cali produttivi che hanno caratterizzato le principali aree produttive nell’ultimo triennio, è animato da un’inflazione record. Nel 2024 i rincari caratterizzano soprattutto la varietà robusta, che ha raggiunto record storici superiori a 5.000 $/t, +120% nell’ultima campagna (+65% la varietà arabica). Nonostante le attuali prospettive di un leggero aumento del livello di approvvigionamento del mercato nel 2024/25, i prezzi si mantengono su livelli record per l’incertezza legata all’impatto meteo sui raccolti in Brasile e Vietnam. Ad alimentare la volatilità, come sul mercato del cacao, speculazione e incertezza normativa.

Zucchero

Per lo zucchero spicca la deflazione registrata nel corso del 2024 dai prezzi europei (-30% da gennaio a settembre), un calo più che proporzionale rispetto a quello che ha caratterizzato i prezzi internazionali (-18% lo zucchero bianco quotato a Londra). L’Ue ha, infatti, beneficiato di un aumento dell’offerta di bietola in un contesto di domanda rallentata da inflazione, tornando ad avere, dopo cinque campagne, un ruolo di esportatore netto sul mercato globale. A pesare sul restringimento del premio dei prezzi Ue sui prezzi internazionali è anche il calmieramento della crisi energetica e il rafforzamento dell’euro sul dollaro. Il trend deflattivo, nel 2025, potrebbe essere interrotto da prezzi ormai prossimi all’export parity.

Prodotti di origine animale (latte e derivati, uova)

La produzione latte in Ue rimane ostacolata dal calo del numero dei capi, sempre meno compensato dall’aumento delle rese, e mostra tassi di crescita limitati. A questo si aggiunge la diffusione in UE della “blue tongue”, malattia infettiva che riduce drasticamente le rese. La bassa disponibilità di latte lascia poco margine per aumentare le trasformazioni. A risentirne è stata soprattutto la produzione di burro, meno remunerativo dei formaggi e impattato da una quantità di grasso nel latte sotto le aspettative. Se una domanda asiatica limitata dalla crisi economica ha solo parzialmente protetto le quotazioni della polvere di latte e dei formaggi generici dall’inflazione, i prezzi del burro, in un contesto di offerta rallentata, hanno aggiunto livelli record storici (sulla piazza di riferimento di Kempten, in Germania, +50% da inizio anno). 

Le anticipazioni Areté sui fondamentali 2025 mostrano come un leggero recupero delle consegne latte in UE (+0,4%) favorirebbe maggiori produzioni di grassi e soprattutto di burro (+2%). Il mercato della polvere (+1,3% la produzione) resterà invece esposto al ritorno della domanda asiatica e a livelli di stock particolarmente limitati.

Uova

Per le uova, nel corso del 2024, l’indice di autosufficienza UE risulta in leggero recupero rispetto al 2023, complici soprattutto le aspettative di un rallentamento dei consumi. Lato offerta, nonostante rimonte in calo tra maggio e luglio 2024, la minor diffusione dell’aviaria, rispetto alle ultime due stagioni, lascia spazio per un contestuale, seppur leggero, aumento dell’offerta. Il livello di autosufficienza rimane tuttavia inferiori rispetto alla media storica, fornendo supporto e volatilità ai prezzi ed esponendoli al ritorno della domanda, come testimoniato dal rimbalzo dei prezzi tra luglio ed ottobre di oltre il 17% dopo la deflazione che aveva caratterizzato la prima parte dell’anno. 

Pomodoro

L'abbondante raccolto previsto per questa stagione rappresenta un fattore ribassista per i prezzi dei prodotti dei trasformati. Nonostante ciò, lo spazio per un’elevata riduzione delle quotazioni rimane limitato. Il prezzo della bacca ha infatti subito solo una lieve diminuzione rispetto all'anno precedente e condizioni climatiche sfavorevoli persistono in alcune aree chiave di produzione.

Frutta secca 

Per il comparto frutta secca (nocciole, mandorle, pistacchi, uva passa, anacardi, arachidi, noci) si apre una campagna 2024/25 all'insegna dell’inflazione. Il principale elemento di volatilità, fattore comune a molti di questi mercati ed aree geografiche, è l’impatto di un clima irregolare e di eventi meteo estremi sulle produzioni, in un contesto di domanda dinamica: è il caso, per esempio, delle mandorle e delle noci Usa, delle nocciole italiane e degli anacardi del Vietnam, che, complici produzioni inferiori alle aspettative, hanno già intrapreso da metà 2024 un trend di risalita. Per quei mercati che nel corso della scorsa campagna avevano già sperimentato inflazione, come le nocciole e l'uva passa turca, le sopracitate criticità ostacoleranno il consolidamento di un’inversione di tendenza.

Legumi 

Rimbalzi produttivi nel 2024, soprattutto in Nord America, hanno favorito una generale distensione delle quotazioni internazionali di ceci, lenticchie, piselli, con ribassi percentuali a doppia cifra osservati per diverse referenze: a titolo di esempio -40% le lenticchie Usa e -30% i ceci canadesi tra marzo e settembre. Tuttavia i prezzi subiscono il supporto di una domanda globale dinamica e si mantengono su livelli sostenuti rispetto alla media storica. Condizioni meteo sempre più variabili e scorte ancora limitate nei principali player produttivi delineano un’offerta globale 2024/25 di legumi che, seppur in crescita, fatica quindi a tenere il passo della domanda.

Packaging (carta, plastica, vetro, alluminio)

Dopo un triennio caratterizzato da estrema volatilità, sulla scia di ripresa post-pandemia, crisi geopolitica ed energetica, il mercato degli imballaggi è alla ricerca di nuovi equilibri. Nonostante il rientro delle quotazioni dei prezzi dell'energia e il tendenziale aumento delle capacità produttive a livello globale, nel lungo termine, il mercato rimarrà esposto e supportato dagli effetti di una crescente domanda.

Energia e Gas

In Ue il 2024 ha visto il consolidamento del trend deflattivo innestatosi a metà 2022. Lato offerta l’Ue ha in buona parte risposto alla riduzione delle importazioni di gas naturale dalla Russia importando più GNL, soprattutto dagli Usa. Il parziale riequilibrio del mercato del gas è anche favorito da una domanda UE estremamente debole e da livelli di stoccaggio elevati. 

Nel 2025 la “normalizzazione” della domanda soprattutto nei mesi freddi e in risposta a politiche monetarie espansive, in un cointesto di mercato UE strettamente legato alle importazioni di GNL (più costoso del gas via gasdotto), rappresenta il principale fattore di supporto e volatilità. A questo vanno aggiunti i rischi geopolitici, legati ai risvolti dei conflitti in Medio Oriente e in Ucraina.

fc - 44555

EFA News - European Food Agency
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