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CLARA MOSCHINI

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Agroalimentare: crescita sostenuta Toscana (+38%) e Umbria (+39,2%) nel quadriennio 2019-2023

Intesa Sanpaolo: 62,7 mld euro di export complessivo per le due regioni lo scorso anno

Nel 2023 i valori esportati da Toscana e Umbria si sono assestati 62,7 miliardi di euro con un avanzo commerciale di 18,5 miliardi. Lo rileva l'analisi a cura del Research Department Intesa Sanpaolo diffusa in occasione della nuova tappa di "Imprese vincenti", che ha fatto tappa oggi a Firenze.

Le esportazioni delle due regioni hanno mostrato un’ottima evoluzione, riportando una crescita del 31,8% tra il 2019 e il 2023, più della media nazionale che si è attestata al +30,4%. In particolare, la Toscana nel 2023 ha raggiunto il valore di 57,1 miliardi di euro con una crescita del 32,0% rispetto al 2019 sostenuta da farmaceutica (+183%) che è il primo settore per export, meccanica (+28,2%), oreficeria (+76,6%) e agroalimentare (+38,0%). In Umbria le esportazioni nel 2023 sono state pari a 5,6 miliardi con un balzo del 30% rispetto al 2019, legato soprattutto ai buoni risultati ottenuti nei settori della meccanica (+48,9%), dell’agroalimentare (+39,2%), dell’abbigliamento (+40%) e dell’automotive (+127%). Anche nel primo semestre del 2024 le due regioni hanno ottenute variazioni positive in termini di export con una crescita rispetto al primo semestre 2023 dell’8,6% (+8,7% Toscana e +6,8% Umbria), in controtendenza rispetto al lieve calo mostrato dal dato italiano (-1,1%).

Alla buona dinamica dell’economia italiana ha contribuito anche la forte ripresa degli investimenti che tra il 2016 e il 2023 hanno registrato un aumento pari al 35,7% a prezzi costanti in Italia (+36,7% per la Toscana, +40,1% per l’Umbria). Abbiamo fatto decisamente meglio rispetto ai nostri principali competitor: la Francia ha messo a segno un progresso del 19,2%, la Spagna ha mostrato una crescita del 14,3%, mentre la Germania si è fermata al +4,5%. Si tratta di un cambio di passo significativo rispetto al recente passato: basti pensare che tra il 2008 e il 2016 i nostri investimenti si erano ridotti del 22,4% (-20,1% per la Toscana, -44,2% per l’Umbria), mentre quelli tedeschi erano saliti del 9,9%. Industria 4.0 (dal 2017) e Superbonus (dal 2021) spiegano questa performance, sintesi del balzo delle costruzioni (+47,1% nel periodo 2016-2023), ma anche della dinamica degli investimenti italiani in macchinari, mezzi di trasporto e ICT (+29,3%) e in beni immateriali (R&S e software; +20,2%).

Dopo il rallentamento osservato tra il 2023 e il 2024, il prossimo anno ci aspettiamo una ripresa dell’economia italiana che potrà contare sul contributo dei consumi e degli investimenti, grazie a rientro dell’inflazione, riduzione dei tassi di interesse e realizzazione degli investimenti del Pnrr. L’80% della spesa effettiva del Pnrr si concentrerà nel triennio 2024-2026, con potenziali ricadute molto positive sul rilancio delle infrastrutture e sulle transizioni digitale e green e, in ultima analisi, sul tasso di crescita potenziale del Pil. Dal canto loro, le imprese manifatturiere hanno le risorse per continuare a investire in tecnologia e in transizione green. Negli ultimi anni si è rafforzata la struttura patrimoniale: tra le imprese manifatturiere dei territori della Direzione Regionale il patrimonio netto in percentuale del passivo si colloca circa al 29% in Toscana e Umbria, valori più che doppi rispetto a quelli osservati a inizio anni Duemila, anche se inferiori alla media italiana. Inoltre, nel post-pandemia le disponibilità liquide in percentuale dell’attivo, cuscinetto contro i rischi e risorse per investire, sono aumentate notevolmente: in Toscana si attestano al 10,8%, in Umbria all’8,8%.

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