Caso Ferragni, la novela continua: sentenza su Balocco
“Pratica commerciale scorretta” a danno dei consumatori secondo la Corte d'Appello di Torino. Scattano i rimborsi?
La vicenda Chiara Ferragni e della sua pubblicità "ingannevole" è ben lungi dall'essere terminata. Dopo la notizia dei giorni scorsi circa la chiusura dell'inchiesta sul Pandorogate e sulla pubblicità Dolci Preziosi (leggi EFA News) oggi arriva un'altra batosta dalla Corte d’Appello di Torino che, con una nuova sentenza, conferma come la società Balocco abbia attuato una “pratica commerciale scorretta” a danno dei consumatori.
Ne danno notizia Codacons, Associazione Utenti dei Servizi Radiotelevisivi e Adusbef che, sulla vicenda hanno avviato una azione inibitoria dinanzi alla giustizia torinese. Si legge nella sentenza della Corte , V sez. civ, presidente Emanuela Germano Cortese, Relatore Silvia Orlando: “La modalità con cui Balocco ha pubblicizzato e commercializzato il pandoro PinkChristmas costituisce pratica commerciale scorretta, in quanto contraria alla diligenza professionale e 'idonea a falsare in misura apprezzabile il comportamento economico, in relazione al prodotto, del consumatore medio che essa raggiunge' (art. 20 comma 1 Cod. consumo); ingannevole (art. 20 comma 4 in relazione agli artt. 21 e 22) perché 'contiene informazioni non rispondenti al vero o… induce o è idonea ad indurre in errore il consumatore medio' e lo induce o è idonea ad indurlo ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso, con riferimento a 'la portata degli impegni del professionista, i motivi della pratica commerciale' e 'il prezzo o il modo in cui questo è calcolato".
La pratica dell'influencer, secondo la Corte, è risultata scopretta "anche quale omissione ingannevole (art. 22) in quanto 'nella fattispecie concreta, tenuto conto di tutte le caratteristiche e circostanze del caso', 'occulta o presenta in modo oscuro, incomprensibile, ambiguo' informazioni rilevanti di cui il consumatore medio ha bisogno per prendere una decisione consapevole di natura commerciale, e 'induce o è idoneo ad indurre il consumatore medio ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso”.
"Contrariamente a quanto dedotto nel motivo di reclamo -sottolinea la Corte d'Appello-, la comunicazione contenuta sul cartiglio del pandoro non era affatto chiara nel senso che non vi sarebbe stata una donazione successiva alla commercializzazione del pandoro che tenesse conto delle vendite effettuate; l’uso del verbo al tempo presente 'sostengono…finanziando l’acquisto' (nel cartiglio, ma anche nei messaggi web e nei post Instagram) era invece idoneo ad ingannare il consumatore, in quanto ometteva di comunicare che la donazione era già stata fatta in passato e non vi era alcun sostegno o finanziamento in corso o da effettuare (l’unico che potesse essere influenzato dal numero di prodotti venduti).
"Il consumatore -prosegue la pronuncia della Corte- riceveva quindi una comunicazione che lo induceva a ritenere che la donazione dovesse ancora essere effettuata nel futuro o fosse in corso nel presente, e che quindi fosse influenzata nella sua entità dal numero di prodotti venduti […] Come correttamente ritenuto dal Tribunale, anche la rilevante differenza di prezzo del 'Pandoro PinkChristmas' rispetto al pandoro Balocco di equivalente composizione e peso, ha contribuito ad indurre nel consumatore il convincimento che nel maggior prezzo vi fosse una diretta contribuzione al reperimento dei fondi utili al progetto di beneficenza, pur tenendo conto dei costi per l’uso del marchio di Chiara Ferragni, per fornire un packaging peculiare, uno zucchero a velo rosa, uno stencil in cartoncino”.
La reazione della associazioni dei consumatori
"Le sentenze del Tribunale e della Corte d’Appello di Torino sono importanti perché spalancano le porte a risarcimenti in favore dei consumatori che hanno acquistato il prodotto -affermano Codacons, Associazione Utenti dei Servizi Radiotelevisivi e Adusbef-. Tuttavia questa vicenda rappresenta una lezione amara: quando il marketing supera i limiti della trasparenza, le conseguenze possono essere devastanti, non solo per le aziende come Balocco, ma anche per le celebrità che prestano il proprio volto e la propria immagine.
"La società dolciaria -proseguono le associazioni- aveva, infatti, presentato ricorso d’appello contro la decisione del Tribunale di Torino dello scorso aprile che, accogliendo le richieste delle tre associazioni, confermava la pratica scorretta messa in atto dall’azienda Balocco sul caso del pandoro griffato Ferragni e l’ingannevolezza dei messaggi lanciati al pubblico sulla campagna di beneficenza associata alla vendita del prodotto. La Corte d’Appello di Torino, tuttavia, non solo ha rigettato le richieste della società, ma è tornata a condannare l’ingannevolezza della iniziativa avviata da Balocco e Chiara Ferragni".
Le brutte notizia, si sa, non arrivano mai sole e oltre a questa, per l'influencer si aggiunge quella della chiusura dell'inchiesta nei suoi confronti (e di altre persone) con l’accusa di truffa aggravata per la pubblicità sia del 'Pandoro Balocco Pink Christmas, Limited Edition (Natale 2022) che delle Uova di Pasqua-sosteniamo i Bambini delle Fate' di Dolci Preziosi (Pasqua 2021 e 2022). Una brutta nuova che, a sua volta, si porta dietro altre reazioni delle associazioni dei consumatori.
“La chiusura dell’inchiesta su Chiara Ferragni per la vicenda Balocco apre la strada ai rimborsi in favore dei circa 290mila consumatori che avevano acquistato il pandoro Pink Christmas", afferma il Codacons, le cui denunce avevano portato alla “sanzione dell’Antitrust e all’indagine della Procura di Milano” (leggi EFA News).
“Se si arriverà a processo -commenta il Codacons- l’influencer sarà chiamata a restituire 1,65 milioni di Euro agli acquirenti del pandoro griffato Ferragni. Somma calcolata sugli oltre 290 mila pandori venduti nel 2022, su un totale di 362.577 pezzi commercializzati, e pari alla differenza tra il prezzo del pandoro “normale” Balocco (3,68 Euro) e quello griffato Ferragni (9,37 Euro). Un incremento di valore che, complici i post dell’influencer, avrebbe fatto ritenere che la maggiorazione di prezzo di 5,69 euro fosse il valore della donazione in solidarietà dei singoli acquirenti”.
“Ad oggi -aggiunge -l’associazione- migliaia di consumatori che avevano acquistato il pandoro hanno presentato, attraverso il Codacons, formale atto di costituzione di parte offesa nell’indagine della Procura Se si aprirà un processo, sarà possibile per costoro, e per gli acquirenti coinvolti che non si sono già attivati, chiedere la costituzione di parte civile e avanzare domanda di rimborso verso i soggetti che saranno ritenuti responsabili di illeciti”.
EFA News - European Food Agency