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CLARA MOSCHINI

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L'intervento. Resilienza e consolidamento delle pmi italiane

Di Stefano (AMAI): "Diventare grandi porta indubbi vantaggi, ma ci sono eccezioni"


"Considerato l’aspetto dimensionale del sistema industriale italiano, soprattutto in certi comparti, risulta determinante un serio processo di consolidamento. Il “diventare grandi” (o almeno medi) porta indubbi vantaggi anche se, in alcuni selezionati settori del made in italy, la piccola dimensione offre alcuni vantaggi distintivi che rendono comunque le piccole aziende artigianali, competitive anche a livello internazionale". E' la sintesi della riflessione fatta da Giuseppe Di Stefano, co-fondatore emembro del cda con deleghe sul M&A e Finanza di Amai Spa, sul sistema industriale italiano, caratterizzato da una massiccia presenza di piccole e medie imprese.

Amai - Alta Manifattura Italiana, è il primo gruppo industriale di sole eccellenze Food artigianali italiane, che si caratterizzano per un posizionamento premium, tipico del lusso accessibile.

Di seguito l'intervento completo di Giuseppe Di Stefano.

Il settore delle PMI Italiane

Iniziamo da alcuni dati di sistema: in Italia il numero di Piccole e Medie Imprese (PMI) è pari a 3.544.509. Di queste: 3.363.739 (94.9%) sono micro (0-9 dipendenti), 159.503 (4.5%) sono piccole (10-19 dipendenti), 17.723 (0,5%) sono medie (50-249 dipendenti). Le grandi imprese (oltre i 250 dipendenti) nel nostro Paese sono 3.611 (0,1%) (Dati della Commissione Europea – 2022 SME COUNTRY FACT SHEET), e questo numero ci differenza profondamente da altre potenze produttive europee come, ad esempio, la Francia dove vi è una larga concentrazione di imprese dimensionalmente grandi. Le PMI italiane generano il 63,4% del valore aggiunto totale (extra settore finanziario), dato ben superiore alla media europea che è pari al 56,4%. Le PMI Italiane impiegano circa il 76% della forza lavoro del Paese.

Medio è meglio

Le note dolenti purtroppo provengono dalla produttività. Soprattutto nel settore manifatturiero l’Italia sconta un ritardo di produttività rispetto a Francia e Germania con un delta del 17,9%. Questo dato però è da ascriversi specialmente alle micro (-26.1%) e alle piccole (-2.9%). La fascia media al contrario fa meglio dei peer europei (+21,5%) (Dati Unioncamere). Dunque, in Italia la produttività nominale specialmente nel settore manifatturiero cresce all’aumentare della dimensione. Peraltro, guardando alle varie crisi che hanno colpito l’economia italiana e mondiale negli ultimi anni (ad es. Lehman, crisi dei debiti sovrani, e COVID) possiamo affermare che il maggiore tasso di resilienza è stato proprio quello registrato dalla media impresa. I fatturati delle medie imprese, ad eccezione di tre anni (2009, 2012 e 2020) sono comunque cresciti nell’arco temporale 1996 -2020 (+109%, fonte Mediobanca).

Motivi per crescere

Dunque, oltre alla maggiore resilienza delle medie vi sono ulteriori motivi per cui l’effetto dimensionale è strategico. Le PMI italiane pagano il prezzo dell'energia più alto d'Europa, il 33,5% in più rispetto alla media UE. Inoltre, l'energia elettrica costa 4 volte di più per i piccoli imprenditori rispetto alle medie imprese per il meccanismo “meno consumi più paghi”. I recenti aumenti dei prezzi dell'energia hanno reso la situazione ancora più difficile per le piccole e piccolissime aziende. Le medie imprese hanno mostrato un’alta propensione ad investire nell’industria 4.0 (il 76% delle medie hanno effettuato negli ultimi 5 anni investimenti nella tecnologia 4.0)4. In una fase caratterizzata anche da penuria di candidati le medie imprese, grazie all’aumentata competitività ed agli investimenti in tecnologia rimangono comunque molto interessanti nell’ attrarre nuovi “talenti”.

Le Imprese familiari

Non vi è dubbio che il settore delle PMI in Italia sia caratterizzato spesso da una governance “familiare”. La governance familiare caratterizza sia la micro che la piccola e media impresa. È certo però che il controllo familiare sulle PMI ha spesso ripercussioni proprio nella crescita dimensionale dell’azienda, soprattutto se l’imprenditore non decide di delegare ad un manager esterno alla famiglia la gestione aziendale. Altro problema delle aziende familiari è il passaggio generazionale. Mentre le aziende medie, in alcuni casi, il passaggio generazionale lo hanno affrontato e risolto (47,2%), il comparto delle piccole e delle micro invece ha cronicamente non affrontato il passaggio spesso rimandandolo. Conseguenza di ciò: le aziende senza passaggio generazionale investono meno nel cambiamento per aumentare la loro competitività. In termini di skills quindi avremo meno formazione manageriale, meno innovazione di processo ed organizzativa e meno innovazione di prodotto e di marketing. Elementi che spingeranno comunque ad un cambio in futuro sono: i) la necessità di introdurre nuove competenze manageriali, ii) cambiamenti di dimensione tramite acquisizioni e fusioni, iii) apertura del capitale a partner finanziari o industriali, iv) accelerazione del cambio generazionale perché la vecchia generazione è troppo anziana per gestire l’azienda.

Qualche eccezione alla regola

In conclusione, possiamo affermare che il nostro sistema industriale, influenzato negativamente da scelte giuslavoristiche (l’ex art. 18 dei lavoratori) non sempre corrette, necessita di una crescita dimensionale che lo renda più competitivo e più resiliente. Un processo di consolidamento tramite M&A e che veda coinvolte le piccolissime e piccole aziende è quindi essenziale. Vi sono però alcune eccezioni come le aziende impegnate ad esempio nella produzione di cibo gourmet di alta gamma, nella produzione delle biciclette di alta gamma, nella meccanica di precisione, ecc. che, anche se la loro dimensione rimane piccola, restano comunque competitive anche e soprattutto nei mercati internazionali. Su di loro si è ultimamente mostrato l’interesse da parte di investitori istituzionali nazionali ed internazionali. Queste aziende sono caratterizzate da forte marchio, artigianalità, ricerca delle materie prime, prodotto esclusivo e riconoscibile e sono la bandiera del Made in Italy. Queste aziende devono essere difese e rimanere italiane in quanto patrimonio comune di tutti noi!

red - 44646

EFA News - European Food Agency
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