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CLARA MOSCHINI

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L'Oms insiste sul NutriScore

Secondo l'agenzia, le confezioni degli alimenti dovrebbero avere nella parte anteriore un'etichetta sull'impatto sulla salute dei cibi

Torna in prima pagina la questione delle etichette sugli alimenti. A riportare in evidenza la cosa è nientemeno che l'Oms, l'Organizzazione mondiale della sanità che incita gli Stati che non lo avessero ancora fatto a inserire, nella parte anteriore delle confezioni degli alimenti, un'etichetta sull'impatto che i cibi sulla salute. Secondo la prima bozza delle linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, che si è limitata (per ora) a raccomandare etichette di avvertimento più severe, gli alimenti e le bevande confezionati dovrebbero avere informazioni nutrizionali di facile lettura sulla parte anteriore dei prodotti per aiutare i consumatori a fare scelte più salutari.

Attualmente, secondo l'Oms, solo 43 Stati membri dell'Organizzazione mondiale della sanità prevedono un'etichettatura obbligatoria o volontaria sulla parte anteriore della confezione, nonostante "le prove dimostrino che le etichette possono influenzare il comportamento d'acquisto". L'Oms ha iniziato a lavorare nel 2019 sulla bozza di linee guida che mirano a “sostenere i consumatori nel prendere decisioni più salutari in materia di alimentazione”, secondo Katrin Engelhardt, scienziata del dipartimento Nutrizione e sicurezza alimentare dell'Oms.

Le linee guida dell'Oms raccomandano ai governi di implementare etichette “interpretative” che includano informazioni nutrizionali e spiegazioni sul significato di salubrità di un prodotto. Un esempio, riporta l'Oms, è il NutriScore, sviluppato in Francia e utilizzato in diversi Paesi dell'Ue che classifica gli alimenti da A (verde, contenente nutrienti essenziali) a E (rosso, contenente alti livelli di sali, zuccheri, grassi o calorie aggiunti). 

Il sistema, parecchio criticato soprattutto da paesi come l'Italia (leggi EFA News), sembra essere considerato un buon punto di partenza dall'Oms che ha di mira il contrasto all'aumento del consumo di alimenti trasformati ad alto contenuto di sale, zucchero e grassi, considerato uno dei fattori chiave della crisi globale dell'obesità: più di un miliardo di persone vivono con questa condizione e circa otto milioni sono le morti premature ogni anno a causa di problemi di salute associati come il diabete e le malattie cardiache, secondo i dati dell'Oms. Resta il fatto che, quello delle etichettature rimane un ginepraio in cui è difficile districarsi, dichiarando che, di fatto, non ci sono prove sufficienti per determinare il miglior sistema di etichettatura.

Rispetto al Nutriscore europeo, per esempio, il Cile e molti altri Paesi dell'America Latina utilizzano un sistema più severo, con l'avvertenza che un alimento è “ad alto contenuto di zuccheri”, sale o grassi sulla parte anteriore della confezione, in un ottagono nero che assomiglia a un segnale di stop. Ebbene, una ricerca condotta quest'estate dall'esperta di etichettatura degli alimenti Lindsey Smith Taillie, co-direttrice del Global food research program presso l'Università di Chapel Hill, in North Carolina, ha dimostrato che le etichette di avvertimento del Cile, entrate in funzione nel 2016, insieme ad altre politiche come le restrizioni alla commercializzazione per i bambini, hanno fatto sì che i cileni acquistassero il 37% in meno di zuccheri, il 22% in meno di sodio, il 16% in meno di grassi saturi e il 23% in meno di calorie totali rispetto al caso in cui la legge non fosse stata applicata.

L'Oms L'International food and beverage alliance, i cui membri includono The Coca Cola Company e Mondelez International Inc, ha dichiarato che i suoi membri hanno già adottato standard minimi a livello mondiale: questi includono l'indicazione dei nutrienti sul retro delle confezioni, oltre a un dettaglio frontale almeno sul contenuto energetico, ove possibile, in linea con il sistema internazionale Codex Alimentarius.

Fc - 44890

EFA News - European Food Agency
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