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CLARA MOSCHINI

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Piercristiano Brazzale: “L’allevamento dei bovini è net zero”

Discorso conclusivo del mandato di presidente della Federazione mondiale del latte

Un forte applauso, al World Dairy Summit di Parigi, ha chiuso la presidenza di Fil-Idf del più giovane dei tre fratelli Brazzale che guidano l'azienda di Zanè (Vi). Quattro anni caratterizzati da una grande passione e da un instancabile lavoro, con incontri di istituzioni e personalità in ogni angolo del globo. E a firmare, con la Fao, la Paris dairy declaration on sustainability.

E' stato un discorso interrotto da continui applausi, quello tenuto come ultimo atto da Presidente della Federazione Mondiale del latte da Piercristiano Brazzale, nel corso del World Dairy Summit 2024 a Parigi, lo scorso 15 ottobre. L'intervento del primo presidente italiano della storia della federazione si è chiuso con una standing ovation dei 1631 delegati e rappresentanti istituzionali provenienti da 63 nazioni diverse. Il testimone passa al nuovo presidente eletto, il canadese Gilles Froment, che guiderà la federazione per i prossimi quattro anni. L’assemblea ha inoltre insignito Piercristiano Brazzale del titolo di membro onorario, prestigioso riconoscimento riservato a chi ha contribuito in maniera eccezionale alla federazione e concesso raramente nel passato.

“Per me - ha esordito Brazzale nel suo discorso - appassionato fin da bambino della scienza e del latte, guidare questa organizzazione è stata la realizzazione del più grande sogno. Sedermi al tavolo con i maggiori e più qualificati esperti mondiali del settore è stato avvincente ed emozionante. In questi quattro anni ho imparato molto. Durante questi giorni a Parigi molti mi hanno detto: sei stato una fonte di ispirazione. Ecco, questo è ciò che mi ha dato più soddisfazione”.

“Il nostro settore - ha proseguito - continua a essere sotto intenso attacco da più fronti, dagli ambientalisti e animalisti fino ai sostenitori di diete a basso o nullo apporto di prodotti di origine animale. Se parliamo di ambiente e diete sostenibili, siamo convinti e vogliamo continuare a dimostrare che il settore lattiero-caseario ricopre un ruolo strategico nei sistemi alimentari sostenibili. Il settore lattiero-caseario crea economie resilienti e durature attraverso sistemi alimentari sostenibili. Ma troppo spesso, di fronte agli attacchi che il nostro settore subisce da più fronti, vedo un atteggiamento difensivo, a volte addirittura passivo. Dobbiamo cambiare il nostro approccio ed essere più proattivi e propositivi, coscienti che i nostri prodotti rappresentano un elemento di base di qualsiasi dieta equilibrata, hanno un valore nutrizionale ineguagliabile e sono fondamentali per soddisfare gli obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dall’Onu”. 

Due, in particolare, i messaggi principali che il presidente uscente ha voluto lasciare in eredità. Il primo è che nella fase di allevamento la produzione del latte è sostanzialmente net zero. Questo significa che gli animali che producono latte non stanno aggiungendo nuovo carbonio all'atmosfera. Brazzale: “I bovini non emettono un atomo di carbonio in più di quello che ingeriscono alimentandosi. E come entra nel ciclo alimentare il carbonio strutturale del foraggio che mangiano le mucche? Il 98-99% della razione quotidiana è costituita da piante la cui struttura e composizione derivano dalla fotosintesi. E queste emissioni vengono compensate ogni anno dalla fissazione e dal riciclo. Ecco come l’agricoltura si differenzia da tutte le altre attività umane, come l'industria o i trasporti, che generano emissioni nette utilizzando il carbonio immagazzinato nei combustibili fossili. Il nostro lo chiamo ‘circolo virtuoso del bestiame’ (circularity of cow emissions). Per tutte queste ragioni il carbonio emesso dalle vacche da latte e da tutte le altre specie da latte è definito biogenico, cioè fa parte di un ciclo naturale rinnovabile in perpetuo. Qualsiasi discussione sulle emissioni di carbonio della nostra produzione deve partire da questo presupposto. Questo non significa che non dobbiamo agire per ottimizzare le nostre emissioni, come ad esempio ridurre la quantità di metano emesso dalle vacche. Molto è stato fatto e molto resta da fare, ma dobbiamo essere orgogliosi di ciò che facciamo”. 

Il secondo riguarda l’impatto del settore zootecnico e delle sue catene di trasformazione e distribuzione sui mezzi di sostentamentoBrazzale: “Stiamo parlando di emancipazione femminile e occupazione giovanile, della salute delle persone e del pianeta. Pensate che il settore dà lavoro a più di 400 milioni di donne, con decine di milioni di aziende agricole condotte da donne, principalmente in India e in Africa. Inoltre, il pascolo è in grado di trasformare ciò che è immangiabile per gli esseri umani in cibo altamente nutriente, contribuendo al mantenimento e al miglioramento degli ambienti naturali e della biodiversità. Per esempio, della soia si usano i residui dell’estrazione della parte usata nell’alimentazione umana. Inoltre, in molte parti del mondo, l'allevamento del bestiame può essere integrato con l'agroforestazione, ottimizzando l'impatto ambientale e il benessere degli animali. Con il nostro lavoro quotidiano contribuiamo a garantire la sicurezza alimentare e nutrizionale, con i sottoprodotti dei nostri cicli produttivi forniamo energia rinnovabile”. 

Tanti gli incontri istituzionali, dalla FAO fino al Vaticano, con un incontro speciale col Card. Parolin. “La sua prima domanda è stata: ma è vero che le vacche inquinano e sono causa del climate change? - ha ricordato Brazzale - Ci ho messo poco a spiegargli che non è così. Alla fine, mi ha ringraziato per le preziose informazioni e mi ha ricordato che anche Gesù Cristo viene rappresentato tra il bue e l’asinello alla sua nascita e che il settore dell’allevamento contribuisce al sostentamento di miliardi di allevatori e operatori del settore”. 

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EFA News - European Food Agency
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