Sicilia Doc, quando il vino è di misura
La Fondazione Sostain fa il punto sulla vitivinicoltura sostenibile. Rigorosamente tutta da calcolare
Non è una narrazione poetica. Perché la sostenibilità, dati alla mano, si misura secondo criteri scientifici. Questo quanto ribadito a Palermo all’ultimo simposio Interazioni Sostenibili organizzato dalla Fondazione Sostain, ente voluto nel 2020 dal Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia e da Assovini Sicilia per promuovere la sostenibilità nel settore vitivinicolo siciliano. Attraverso una riduzione dell’ impronta ambientale delle attività agricole e dell’intera organizzazione produttiva. Da calcolare, per l’appunto, step by step.
“C’è ancora molta confusione nel settore”, spiega Alberto Tasca, presidente della Fondazione, “e spesso si confonde il concetto di sostenibile con quello di biologico, biodinamico od organico. Manca la consapevolezza: qual è l’attività più verde? La risposta è: misuriamo l’impatto di ogni attività. Certo il calcolo può porre dei limiti e il metodo di lavoro stabilisce dei benchmark ai quali attenersi, migliorabili progressivamente. Ma il modello è multidisciplinare e contempla oltre la ricerca e l’innovazione, anche l’impegno sociale e la valorizzazione dei territori, insieme alla conservazione delle risorse naturali. E’ come avere a che fare con tanti quadranti di orologio e altrettante lancette: vanno tutti tarati di volta in volta per farli funzionare all’unisono”.
Ad aderire alla Fondazione e al programma Sostain 44 aziende vitivinicole (tra cui Planeta, socio fondatore, totalmente biologico già dal 2021) di cui 32 già certificate, per un totale di oltre 21 milioni di bottiglie e circa 6.000 ettari di superficie, potenzialmente estensibili fino a 26.000.
Per potersi fregiare in bottiglia del marchio di sostenibilità devono però attenersi a un preciso disciplinare basato su 10 requisiti minimi, messo a punto da un comitato scientifico indipendente, presieduto dalla professoressa Lucrezia Lamastra e in collaborazione con l’Università Cattolica di Piacenza.
Il disciplinare contempla infatti una gestione sostenibile del vigneto, il divieto di diserbo chimico, la protezione della biodiversità, l’utilizzo di materiali ecompatibili e di materie prime locali, l’assenza di residui nei vini e trasparenza della comunicazione. Le aziende sono tenute poi a calcolare, a livello di organizzazione, gli indici proposti dal programma VIVA promosso dal Ministero dell’Ambiente (aria, acqua, vigneto) e a soddisfare l’indicatore territorio: devono cioè misurare i consumi di acqua e dell’impronta carbonica, verificare l’impatto della gestione dei vigneti sull’ambiente e il legame fra l’azienda e il suo territorio, valutando le ripercussioni dell’attività sui paesaggi e le comunità locali.
Ma non basta. Da introdurre, in tutte la fasi produttive, anche delle tecnologie energeticamente efficienti: e se secondo il benchmark Sostain sono considerati efficienti i processi che consentono di produrre vino con un consumo inferiore a 0,70 kwh/litro, è possibile alle aziende certificate incrementare l’efficientamento fino a 0,41 kwh/litro. Risparmiando così (come calcolato da uno studio del comitato scientifico della Fondazione su un campione di 10 milioni di bottiglie prodotte da 8 aziende Sostain) 930 ton di CO2 eq l’anno, pari alle emissioni di 378 macchine in circolazione per quasi 10 mila km. A dimostrazione, come sostiene Tasca, “i benchmark sono sempre migliorabili”. E che le pratiche virtuose sono una never ending list.
Prevista dal decalogo anche la riduzione del peso delle bottiglie, secondo il quale deve essere inferiore o uguale a 550 gr/0,75 l. Anche in questo caso le aziende certificate SOStain producono già bottiglie più leggere rispetto al benchmark, di 470 gr, con un consumo energetico inferiore a 0,35 kWh per bottiglia. Dato, che elaborato sempre su un campione di 8 aziende e 10 milioni di bottiglie, prevede un risparmio l’anno di 726 ton di CO2 eq, pari alle emissioni di 296 macchine in strada per 10 mila km.
Insomma come sottolinea la professoressa Lamastra “conta ciò che si può contare, come scriveva Galileo”. Conti e misurazioni che hanno permesso alla Sicilia di diventare la prima regione in Italia dotata di un protocollo integrato di sostenibilità “nato da basso”, dalla governance ideata e condivisa dai produttori del settore.
Nella quale la Rete di professionisti Panagri fornisce supporto nell’iter di certificazione. “C’è molto da lavorare”, sottolinea ancora Alberto Tasca. “Tante piccole aziende fanno fatica a raccogliere e registrare tutti i dati e la Fondazione fornisce loro un’adeguata assistenza tecnica. Ma la certificazione finale viene effettuata da un ente indipendente terzo. L’obiettivo futuro è allargare al massimo la base degli associati, per migliorare sempre più il grado di sostenibilità del settore vitivinicolo, a tutti i livelli”.
SosStain prevede però anche la valorizzazione delle comunità locali, piccoli laboratori compresi. Tra i tanti progetti messi in atto, da segnalare, proprio da parte di Tasca d’Almerita, i secchielli portabottiglie (e ghiaccio) in legno di frassino, dall’ottima tenuta termica, realizzati da un artigiano di Valledolmo, poco distante dalla tenuta di Regaleali. Più sostenibili di così.
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EFA News - European Food Agency