Imbecillità ambientaliste: ora se la prendono con l'albero del Papa
L'abete era destinato alla segheria, ma sui social monta la protesta
Der Tannenbaum ("l'abete") è il titolo di uno dei più famosi canti di Natale, oltre a essere il titolo di una delle più note fiabe di Andersen. L'abete di Natale è una tradizione secolare nordica che negli anni si è affermata in tutto il mondo, sino a rendere il glorioso albero una rappresentazione universale del Natale. Tradizione assimilata anche dalla Chiesa Cattolica, e plasticamente rappresentata da decenni in un grande abete che viene decorato in Piazza San Pietro, insieme a uno spettacolare Presepe.
Ogni anno c'è la fila di paesi di montagna desiderosi di donare l'albero al Papa: oltre alla devozione, c'è sempre un discreto ritorno di immagine come è ovvio. Quest'anno è toccato al comune di Ledro, nell'omonima valle trentina, dove è stato selezionato un possente pino alto 29 metri.
Ma ecco che prodi comitati animalisti e ambientisti si mobilitano, diffondendo da subito la fake news che sarebbero stati stati abbattuti 40 alberi destinati alla Santa Sede. Infatti, l'associazione "Bearsandothers" aveva lanciato una petizione sul sito Change.org (che, ad oggi, ha raccolto oltre 39mila sottoscrizioni), nella quale si fa riferimento a ben 40 abeti che, secondo la realtà animalista, verrebbero tagliati nei boschi della val di Ledro per gli addobbi natalizi in Vaticano.
Pronta la replica del Comune. “Il testo appare suggestivo - si legge in una nella nota ufficiale -, ma le imprecisioni non mancano. Vero che 40 alberi andranno verso il Vaticano ma, attenzione, solo 1 sarà tagliato nei boschi della Val di Ledro e si tratterà dell'abete rosso, alto 29 metri, che è stato selezionato per adornare piazza San Pietro. E gli altri 39? Verranno acquistati da vivai specializzati, perché la Santa sede aveva manifestato, fin dall'inizio, di prediligere gli abeti normanni, adatti agli interni perché non perdono gli aghi e minuti di un'altra particolare caratteristica: a Ledro non crescono (costo totale circa 6mila euro)”.
Niente da fare. Il "Comitato Quaranta e tremilioni" e il "Comitato per la Legalità e la Trasparenza del Trentino Alto Adige" hanno inviato formale diffida al comune di Ledro per impedire l'abbattimento anche di una sola conifera. "Il taglio in bosco di conifere da destinare ad alberi di Natale è ammesso durante i mesi di novembre e dicembre di ogni anno nei soli popolamenti assoggettabili a sfolli o diradamenti", dicono. Insomma, per questi comitati il taglio anche di un solo abete rappresenterebbe un grave danno per l'intera comunità di Ledro, sia per la distruzione di un bene appartenente al patrimonio comune che a livello d'immagine.
Il sindaco di Ledro, Renato Girardi, intervistato dal Messaggero, è furioso. "Qui sono tutti contenti. I due comitati sono formati da persone che non c'entrano niente con la nostra città. In 600 del paese andremo a Roma per la cerimonia di accensione dell'albero di Natale, sarà un viaggio di comunità per tutti. Ci stanno rovinando una festa. Se non fosse stato donato, l'abete sarebbe finito in segheria, questo deve essere chiaro. Abbiamo un piano di abbattimento come in tutto il Trentino e i forestali segnano le piante da abbattere in base alla legge forestale".
Il sindaco è un fiume in piena. "E' facile sparare, ma puntualizzo che noi tagliamo tutti gli anni e siamo comune certificato Pefc, una garanzia di sostenibilità del territorio e della gestione forestale. Il nostro piano prevede una ricrescita di 8.260 metri cubi l'anno, e ne abbattiamo 5.600 metri cubi l'anno che fanno parte della nostra economia. Sono sempre stati abbattuti, fanno parte della coltivazione del bosco.Le piante da abbattere sono quelle mature e quindi quelle secolari, che hanno 80 o 100 anni. Sono alberi che si trovano in abetaie dove ci sono migliaia di piante".
Come finirà? Facciamo un pronostico semplice semplice. I comitati si rivolgeranno al Tar, il comune farà ricorso al Consiglio di Stato, i giorni passeranno e se va bene se ne parlerà per il Natale 2025. E per l'albero? Ma sì, usiamo un bel palo di plastica, riciclata però.
EFA News - European Food Agency