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CLARA MOSCHINI

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Istat, pil atteso in rialzo ma lontano dalle previsioni del governo

Per il 2024 +0,5%, per il 2025 +0,8%: Palazzo Chigi ipotizzava +1% quest'anno e +1,2% il prossimo/Allegato

Il pil italiano è atteso crescere dello 0,5% nel 2024 e dello 0,8% nel 2025. Lo afferma l'Istat nel suo report dal titolo "Prospettive per l'economia italiana" secondo cui, con il prodotto interno lordo a quei livelli il nostro Paes ei posizionerebbe ben al di sotto delle previsioni del governo che nel Piano strutturale di bilancio ha fissato l'asticella della crescita all'1% quest'anno e all'1,2% il prossimo.

Nel 2024, secondo l'Istat, l’aumento del pil verrebbe sostenuto dal contributo della domanda estera netta (+0,7%), mentre la domanda interna fornirebbe un apporto negativo (-0,2%). Nel 2025 la crescita dell’economia italiana sarebbe invece trainata dalla domanda interna (+0.8%).

Dal lato dell’offerta, continuano ad evidenziarsi le difficoltà nell’industria (il valore aggiunto ai prezz ibase è diminuito dello 0,7% rispetto al trimestre precedente) mentre tengono i servizi (+0,2%). Nel primo caso, alla flessione del valore aggiunto nell’industria in senso stretto (-1%) si è contrapposto l’incremento nelle costruzioni (+0,3%). Tra i servizi, particolarmente dinamica la performance del commercio, alloggio e ristorazione (+1,5%) e delle attività finanziarie e assicurative (+0,7%); all’opposto, il valore aggiunto del settore informazione e comunicazione (-0,9%) e delle attività immobiliari (-0,8%) ha segnato una contrazione.

I consumi privati delle famiglie, aggiunge Istat, continuano a essere sostenuti dal rafforzamento del mercato del lavoro e dall’incremento delle retribuzioni in termini reali: il perdurare di tali tendenze determinerebbe una leggera accelerazione del loro tasso di crescita nel 2025 (+1,1%, dopo il +0,6% nel 2024).

Gli investimenti fissi lordi risultano in debole crescita nel 2024 (+0,4% dal +8,7% del 2023), "a causa del venire meno degli incentivi fiscali all’edilizia". L’effetto della fine degli stimoli fiscali sarebbe ancora più ampio nel 2025 quando, "nonostante la spinta positiva derivante dall’attuazione delle misure previste dal Pnrr e dalla riduzione dei tassi di interesse", il tasso di crescita degli investimenti risulterebbe pari a zero.

La vivace dinamica dell’occupazione osservata nel corso del 2024, misurata in termini di unità di lavoro (Ula), risulterebbe notevolmente superiore (+1,2%) a quella del pil: tali differenti dinamiche si riallineerebbero nel 2025 (+0,8% per pil e unità di lavoro). I miglioramenti sul mercato del lavoro favorirebbero nel 2024 una forte riduzione del tasso di disoccupazione (6,5%, dal 7,5% del 2023), cui seguirebbe una ulteriore, leggera riduzione l’anno successivo (6,2%). Anche le Ula registrano un aumento rispetto al terzo trimestre del 2023 (+1,6%), con aumenti in tutti i comparti (+2,4% i soli servizi) ad eccezione di quello agricolo (-6,5%). Le retribuzioni lorde per ULA sono cresciute dello 0,9% rispetto al trimestre precedente, in modo simile tra i diversi comparti (tra +0,8% dell’industria in senso stretto e +1,0% dei servizi) ad eccezione dell’agricoltura (-0,2%). Rispetto al terzo trimestre del 2023 si registra una crescita delle retribuzioni lorde per Ula del +3,9%, diffusa a tutti i comparti (tra 3,8% delle costruzioni e 4,2% nell’industria in senso stretto), più debole nell’agricoltura (+0,8%).

Il rientro del tasso di inflazione, favorito dall’effetto di contrazione dei prezzi dei beni energetici osservato nel 2024, è alla base della forte decelerazione del deflatore della spesa delle famiglie residenti (+1,1%, dal +5,1% del 2023); per il 2025 la tenuta di redditi e dei consumi dovrebbe determinare una risalita del deflatore della spesa delle famiglie (+2%).

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