Effetto Brexit: crolla l'export di prodotti alimentari dall'UK
3,6 miliardi di euro l'anno in meno per colpa della nuova burocrazia: chiesto l'intervento del governo
Dopo la Brexit, le esportazioni di prodotti alimentari britannici verso l’Ue sarebbero diminuite di quasi 3 miliardi di sterline l’anno, pari a circa 3,6 miliardi di Euro. Lo ha rilevato un report del Citp, il Centre of inclusive trade policy secondo cui le vendite di prodotti alimentari britannici verso l'Ue sono diminuite di quasi un quinto dopo la Brexit. Un calo talmente preoccupante che i gruppi industriali chiedono al nuovo premier Keir Starmer di ridurre urgentemente la burocrazia che frena gli esportatori, portando avanti la promessa del manifesto laburista di garantire l’accordo Sps con l’Ue per rimuovere le barriere al commercio. Sarebbero, infatti, i nuovi requisiti per i controlli fisici, documentali e di identità i colpevoli della situazione: secondo il Citp avrebbero complicato il commercio alimentare tra il Regno Unito e l'Europa, portando a un calo del 16,3% ogni anno delle esportazioni di prodotti alimentari verso l'Ue.
Il settore agroalimentare del Regno Unito rappresenta circa il 13% della forza lavoro: secondo il report di Citp, dopo la fine del periodo di transizione della Brexit nel gennaio 2021, le esportazioni agroalimentari del Regno Unito verso l'Ue sono diminuite in media del 16,34% all'anno rispetto al precedente periodo di tre anni. Questo perché, sostiene il report, prima della Brexit, una profonda armonizzazione normativa ha facilitato lo sviluppo di catene di approvvigionamento altamente integrate all'interno e tra le imprese agroalimentari.
Il Regno Unito ha lasciato ufficialmente il mercato unico il 1° gennaio 2021 e, come scrive il Citp nel suo report, "in termini commerciali dell'Ue, il Regno Unito è ora classificato come Paese terzo". Questo impone "una nuova serie di barriere normative agli operatori commerciali britannici". Per ridurre queste barriere, il governo britannico ha dichiarato di voler perseguire un nuovo accordo sanitario e fitosanitario (SPS) con l'Ue: poiché la normativa agroalimentare del Regno Unito e dell'Ue è stata precedentemente armonizzata per creare un commercio senza attriti, un primo passo in questo negoziato è quello di fare il punto sulle divergenze che si sono verificate anche perché, nella maggior parte delle aree legislative, compresi i pesticidi e le sostanze pericolose, l'Ue ha introdotto standard più severi, che il Regno Unito non ha eguagliato. Tuttavia, il Regno Unito ha introdotto standard più severi in materia di benessere degli animali.
Tanto per capirci, a livello di numeri, nel 2023 le esportazioni agroalimentari globali di alimenti, mangimi e bevande sono state pari a 24,4 miliardi di sterline (29,4 miliardi di Euro), con un calo di 3,1 miliardi di sterline (11%) rispetto al 2022 (aggiustato per l'inflazione). Le importazioni sono scese a 61,1 miliardi di sterline (73,7 miliardi di Euro), con una riduzione rispetto al 2022 dell'8,8%, cioè di 5,9 miliardi di sterline, pari a oltre 7,1 miliardi di Euro. Il deficit agroalimentare complessivo del Regno Unito si è attestato a 36,7 miliardi di sterline (oltre 44,2 miliardi di Euro) , con un calo del 7,1%, cioè 2,8 miliardi di sterline (3,4 miliardi di Euro circa) rispetto all'anno precedente. In termini di valore, nel 2023 il Regno Unito ha esportato 14 miliardi di sterline (quasi 17 miliardi di Euro) di alimenti, mangimi e bevande nell'Ue e ha importato 43,8 miliardi di sterline (52,8 miliardi di Euro), con un deficit di 29,8 miliardi di sterline, pari a quasi 36 miliardi di Euro.
"Sebbene entrambe le parti abbiano negoziato accordi che riducono le barriere commerciali regolamentari nel settore agroalimentare -scrive il Citp nel suo report-, non esiste un precedente che si adatti chiaramente alle loro particolari circostanze. Ciò suggerisce la necessità di un'innovazione giuridica. Tuttavia, trovare un terreno di approdo per un accordo SPS rimane delicato. Sarà necessario che entrambe le parti definiscano più chiaramente le flessibilità nelle loro 'linee rosse' dell'era Brexit".
Un accordo SPS, sottolinea il report, "comporta il riconoscimento reciproco, o l'allineamento, della regolamentazione: poiché gli standard di prodotto necessari per un commercio senza attriti erano ampiamente allineati fino alla Brexit, il negoziato richiederà, come primo passo, che l'Ue e il Regno Unito facciano il punto sulle divergenze che si sono verificate nel frattempo, sia attive (quando il Regno Unito ha modificato una normativa precedentemente armonizzata per differenziarsi dall'UE) che passive (quando l'UE ha modificato la normativa e il Regno Unito non l'ha seguita)".
Al di là di questa divergenza legislativa formale, anche quando la normativa è rimasta invariata rispetto a quando è stata mantenuta come legge del Regno Unito, si sono verificati cambiamenti significativi nelle procedure di approvazione dei regolamenti, nel funzionamento del mercato interno britannico e nell'applicazione delle norme sia al confine che dietro il confine. "Affrontare questi cambiamenti scrive il Citp- che potrebbero essere descritti come divergenze di processo, potrebbe costituire un elemento impegnativo del negoziato, con la possibilità di violare la “sovranità” del Regno Unito se l'UE cerca di riformare questi processi britannici".
A gennaio il governo britannico ha introdotto misure di reciprocità per le importazioni di prodotti vegetali e animali, mentre i controlli fisici sono stati introdotti ad aprile (leggi EFA News): secondo il rapporto del Ctip, molte organizzazioni del settore hanno riscontrato che la nuova certificazione e le misure normative associate per le importazioni e le esportazioni si sono rivelate un "ostacolo importante per la crescita e una fonte di costi aggiuntivi significativi". Secondo fonti stampa, gli esportatori di carne e prodotti lattiero-caseari hanno sborsato più di 205 milioni di sterline per i certificati sanitari di esportazione da quando il Regno Unito ha lasciato il mercato unico.
EFA News - European Food Agency